Dopo giorni di annunci e smentite, è arrivata la conferma ufficiale: le forze israeliane hanno bombardato nella Città di Gaza la chiesa greco-ortodossa di San Porfirio (risalente al XII secolo e che ospita la tomba di Porfirio, eremita e vescovo di Gaza del V secolo). La confusione a livello mediatico è stata generata dal fatto che nei giorni precedenti la difesa israeliana deve aver probabilmente preso di mira degli obiettivi attorno dell’edificio sacro, a loro dire per stanare i “terroristi di Hamas”: eppure i cosidetti fact-chekers sono corsi subito a stigmatizzare la “mala fede” di chi diffondeva certe notizie, magari solo perché appunto angosciato dall’idea che la chiesa potesse finire tra i “danni collaterali”.
Alla fine però, la malaparata si è manifestata in tutta la sua tragicità. L’esercito israeliano ha confermato che l’esplosione è stata il risultato di uno dei suoi attacchi aerei, mirato a prendere di mira un vicino posto di comando per il lancio di razzi e mortai di Hamas. Peraltro, al momento dell’attacco aereo (che ha danneggiato anche la facciata dell’edificio), la chiesa ospitava centinaia di sfollati palestinesi (cristiani e musulmani), tra i quali si conterebbero al momento una ventina di vittime.
Il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme ha parlato esplicitamente di “crimine di guerra”, e ha aggiunto che “l’evidente presa di mira delle infrastrutture e dei rifugi” offerti da esso e da altre denominazioni religiose non interromperà comunque l’obbligo di “fornire assistenza, sostegno e riparo”, in base a “un dovere religioso e umanitario, che deriva dai suoi valori cristiani”. Come riporta Asianews, a guidare la comunità ortodossa è il vescovo Alexis di Tiberiade, che si trova a Gaza e lì intende restare “anche se resta un solo cristiano nella zona” afferma in un messaggio, dicendosi “pronto a morire” per servire gli altri.
Il cardinale Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha dichiarato che la comunità cattolica di Gaza “è informata di tutto e ha deciso di restare, prima di tutto perché non sanno dove andare e poi perché dicono che nessun luogo nella Striscia di Gaza è al sicuro”, ma “nonostante tutto riescono a mantenere una fede salda, non scossa neanche da queste bombe”.
Tra le vittime si conta anche un’operatrice ventiseienne della Caritas di Gerusalemme, assieme a suo marito e la loro figlia appena nata.
Il deputato americano di famiglia palestinese cristiana, Justin Amash (ex repubblicano, ora indipendente) ha annunciato sui social che alcuni suoi parenti sono morti nell’attacco:
«Con grande tristezza, ho avuto la conferma che molti dei miei parenti (tra cui Viola e Yara nella foto qui sotto) sono stati uccisi nella chiesa ortodossa di San Porfirio a Gaza, dove si erano rifugiati, quando parte del complesso è stata distrutta a seguito di un attacco aereo israeliano. Dona riposo, o Signore, alle loro anime, e che il loro ricordo permanga in eterno.
La comunità cristiana palestinese ha sopportato tanto. La nostra famiglia sta soffrendo molto. Possa Dio vegliare su tutti i cristiani di Gaza e su tutti gli israeliani e palestinesi che soffrono, qualunque sia la loro religione o credo».
I was really worried about this. 😔 With great sadness, I have now confirmed that several of my relatives (including Viola and Yara pictured here) were killed at Saint Porphyrius Orthodox Church in Gaza, where they had been sheltering, when part of the complex was destroyed as… pic.twitter.com/w5k1xEeTgF
— Justin Amash (@justinamash) October 20, 2023
Vae victis.