La Meloni è ormai fuori controllo: andrebbe rispedita in cucina?

I disastri provocati dal governo Meloni in appena un anno di vita sono già  incalcolabili: tuttavia, sembra che il peggio debba ancora  ancora arrivare, se la prima premier donna ha regalato agli italiani anche il primo “divorzio” in diretta social, dopo che Striscia la Notizia ha riportato dei fuorionda del suo compagno, Andrea Giambruno, nei quali faceva il cascamorto -probabilmente solo per celia- con alcune colleghe giornaliste.


Le style est l’homme même, dice il detto. In tale occasione direi che lo stile è anche la donna. Stupisce infatti che nelle redazioni nessuno abbia trovato modo di osservare la sconvenienza per un capo di stato di interrompere una relazione tramite Instragam, Facebook e Twitter. Semmai non si contano gli elogi sperticati a una scelta che “Il Fatto Quotidiano” fa assurgere a modello per le donne italiane (“Un gesto deciso che unisce due messaggi essenziali: mettete fuori dalla porta il maschio conquistatore e pecoreccio, salvaguardate il suo essere padre”), mentre “il manifesto”, seppur con qualche malumore, non può non elevare alla secolare lotta contro la “fallocrazia” (“Un uomo accetta con difficoltà, per non dire che rifiuta, di condividere la scena pubblica con una donna di potere, […] perché se lui il potere non lo ha allora che il mondo veda una buona volta quale è il suo, quello di possedere un fallo. Sbandierandolo ai quattro venti, come se fosse di un qualche rilievo”).

Al contrario, le obiezioni sullo “stile” sembrano rivolte tutte contro Giambruno, al quale Gramell1n1 in prima pagina sul “Corriere” trova il coraggio di rimproverare la mancanza di quella eleganza tipica, invece, di un erotomane e traditore seriale come Filippo di Edimburgo: “Lo stesso marito di Elisabetta, prototipo universale di principe consorte e gaffeur di Stato, ha sempre coltivato la sua fama di seduttore con discrezione, addirittura senza mai strizzarsi il pacco davanti a una telecamera”.

Le uniche critiche di qualche rilievo, quantunque più imbarazzanti degli elogi, sono venuti dalle varie legioni eterofobiche che esistono solo per stigmatizzare la cosiddetta “famiglia naturale”. Lasciando da parte tutto il circo LGBTQecc, hanno colpito gli appunti di Giuseppi Conte:

«Invito la destra a evitare di elaborare modelli culturali che poi si vogliono imporre a tutti i cittadini, modelli culturali impregnati di forte ideologia costruita su modelli astratti, da “famiglia del Mulino Bianco”, che poi si rivelano, quando proposti con la forza di ideologia, con arroganza e prepotenza, poco rispettosi delle scelte di vita personale che poi loro stessi non riescono a tradurre in pratica, data la complessità della vita».

Sì, probabilmente proprio a causa della sua condotta personale la Meloni ha offerto il destro a tale tipo di contestazioni, però è impossibile non osservare che questo tipo di argomenti provengono perlopiù da personalità politiche che non si sognerebbero mai di adottare quei modelli di “famiglia alternativa” (e nemmeno li accetterebbero per i loro figli), che invece vorrebbero imporre alle masse tramite la propaganda e lo spettacolo (inteso in senso debordiano).

Il discorso è piuttosto semplice: perché questi piddini, parapiddini e transpiddini, radicali e pornoliberali, sono tutti etero (o, come dicono ora, cishet), monogami, sposati in chiesa e sessuofobici? Dov’è la coerenza in tal caso? Dove sono le coppie aperte, le serate con gli spogliarellisti omo, i pomeriggi all’insegna di spettacolini burlesque di una drag queen nelle scuole d’élite dove studiano i loro rampolli, le orge con ogni tipo di deviati giusto per omaggiare tutte le “minoranze sessuali” e le vacanze con l’obbligo di sfilate nudiste per grandi e piccini?

Visto che ormai siamo nello schifo più totale, comincino anche i destri almeno a richiamare i sinistri alla “coerenza” nei confronti dei loro “modelli culturali”, visto che hanno per giunta il coraggio di tacciare di “astrattezza” la famiglia “tradizionale” (cioè la famiglia punto e baste), come se le alternative proposte da essi non fossero basate su un misto di consumismo, indottrinamento e transumanesimo (dall’utero in affitto alle lezioni di gender alle elementari).

Detto questo, la Meloni resta un personaggio imbarazzante che, come ogni politico di destra che si rispetti degli ultimi ottant’anni (o forse cento, o centocinquanta) va al potere solo per dare “scacco matto ai sinistri”, cioè portare avanti le loro battaglie storiche (in tal caso il femminismo) con mezzi più accettabili da masse naturaliter conservatrici.

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