Traduco questo pezzo di Les trois étendards perché nonostante non condivida alcune delle opinioni in esso contenute, è comunque di gran pregio.
Quale potrebbe essere il rapporto tra l’arrivo dei “migranti” africani in Italia, il famoso body count della donna occidentale media, e il tasso di natalità degli europei? Ebbene, esiste un legame tra questi tre fenomeni, e quel legame è l’uomo bianco. O almeno ciò che ne resta, dopo che la società ha fatto di tutto per demoralizzarlo, distruggerlo, annientarlo.
Cerchiamo di essere chiari: l’uomo bianco moderno è patetico. È incredibilmente stupido, codardo e debole. L’uomo bianco trascorre molto tempo a casa da solo, facendosi intrattenere da influencer di merda, giocando ai videogiochi, navigando su internet. È vaccinato. È schiavo tre volte, in quanto lavora sia per arricchire il boomer (tramite pensioni e affitti iniqui), sia per arricchire il “migrante/rifugiato/immigrato” (tramite redistribuzioni sociali), sia per arricchire lo Stato (tramite imposte, tassi e altri prelievi obbligatori). L’uomo bianco è, nella stragrande maggioranza, femminista. Su quasi ogni argomento penserà e ripeterà esattamente ciò che il regime si aspetta da lui. Non è certamente un uomo alfa e ancor meno un patriarca. Sicuramente non è l’uomo che una donna vorrebbe scopare.
Forse è utile ricordare che essere uomo non è questo. È proprio il contrario. Un uomo degno di questo nome deve forgiare il proprio destino, contribuire attivamente alla società, determinare il significato della sua vita personale e della “vita collettiva”. La natura di un uomo (cioè il testosterone) dovrebbe normalmente spingerlo a far sua una femmina che vuol scoparsi. Un uomo normale dovrebbe avvicinarsi a una bella donna e flirtare con lei. Normalmente dovrebbe anche organizzarsi con altri uomini per sconfiggere una tribù nemica. “Conquistare” una bella donna e “conquistare” una tribù nemica sono quasi la stessa cosa. La natura dell’obiettivo è diversa, ma il principio è lo stesso: conquista, padronanza di un territorio o di una risorsa, voglia di vincere, voglia di vivere.
Sono stati però fatti sforzi considerevoli per privare gli uomini della vitalità e impedirgli ad ogni costo di esercitare la loro virile volontà. Pertanto, ai maschi viene detto che è “tossico” flirtare con le donne e che ciò potrebbero trasformarli in potenziali “stupratori”. Allo stesso modo, vien detto loro che è “razzista” opporsi all’arrivo di “migranti” in Europa e che è da “nazisti” rifiutare l’insediamento di africani in Francia o in Italia.
Nella società odierna, se un uomo bianco esprime degli apprezzamenti innocenti a una collega, rischia di essere convocato dall’addetto alle risorse umane e perdere il lavoro. Allo stesso modo, se un uomo bianco rifiuta apertamente l’accoglienza dei migranti, mette a rischio la sua reputazione e la sua cerchia sociale, fino quasi a divenire un escluso dalla società. E se mai un uomo bianco volesse organizzarsi con i suoi fratelli per sgominare una banda di delinquenti nel quartiere, si ritroverebbe messo alla berlina su YouTube o Twitter, accusato di razzismo e passibile di arresto.
Ma cosa c’entra tutto questo con le donne? Dovete capire questo: le donne prendono (ancora) le loro decisioni basandosi su quelle degli uomini. Se hanno un padre forte, ascoltano e obbediscono. Se hanno un padre debole ma un marito forte, ascoltano e obbediscono a quest’ultimo. Se non possono vantare né l’uno né l’altro, ascoltano i media. Il regime ne è perfettamente consapevole. Eliminando le condizioni che consentono agli uomini di essere “patriarchi” e quindi “liberando” le donne (lol), il mondo moderno crea le condizioni perfette affinché le donne possano fare esattamente ciò che vogliono. Ora mi chiederete: ma qual è il problema se le donne fanno quel che vogliono? Questo è il problema! Le donne non sanno cosa vogliono. Questo è il motivo per cui la natura (o Dio, a seconda delle convinzioni) ha creato gli uomini, perché spetta agli uomini “volere al posto delle donne”.
Le donne al loro meglio sono femminili, delicate, sexy e premurose e materne. Il regime e i media hanno strumentalizzato le loro qualità femminili e sfruttato le loro emozioni in modo che provassero compassione per la biomassa africana piuttosto che per i propri figli. Questa strategia funziona particolarmente bene sulle donne bianche, ricche, di sinistra e di città. Per il regime è molto più vantaggioso che le donne si affezionino a ciò che è “distante” o “strano” (neri, “trans”, gay, ucraini, ecc…) piuttosto che assicurarsi che si affezionino ai bambini, soprattutto ai LORO figli. Per controllare la popolazione, il regime usa le emozioni delle donne bianche.
La compassione non è un impulso naturale maschile; gli uomini che affermano il contrario sono o uomini beta o sono stati talmente castrati dal regime da non poter più nemmeno essere definiti tali. Oggi il regime ha posto i maschi in una situazione complicata: gli uomini bianchi vorrebbero solo dire alle donne di tenere la bocca chiusa almeno per un giorno, ma se lo facessero le stesse renderebbero la loro vita un inferno. La società moderna è un vero campo minato per un uomo. È estremamente castrante.
Il risultato di tutto ciò è che abbiamo una generazione di uomini castrati e donne isteriche, la miseria sessuale è ovunque e nessuno scopa, e quindi le donne sono più frustrate che mai, proprio come gli uomini. Gli uomini non sono mai stati così affamati di sesso. Le donne non sono mai state così affamate di attenzioni. Se pensate che agli uomini non piaccia questa situazione, dovete sapere che alle donne piace ancor meno questo stato di cose. Le donne hanno bisogno di uomini forti e vogliono essere guidate, vogliono essere soggette ad una volontà, qualunque essa sia. Vogliono che uomini forti abbiano il controllo. A loro non piace lavorare negli uffici e andare a letto con uomini patetici.
Le donne occidentali sono completamente libere dall’influenza degli uomini. Non hanno più bisogno del permesso del padre per uscire con qualcuno. Possono andare all’università, farsi una sveltina dopo essersi ubriacate con alcol a buon mercato e non ricordarsene fino a una settimana dopo. Le donne molto attraenti possono trasferirsi in città e uscire ogni sera con un uomo -naturalmente ricco e bello- diverso.
Una volta un giovane poteva godere di un lavoro ben retribuito, scegliersi una giovane donna dei paesi suoi da sposare, comprare una casa e fare figli prima di raggiungere la trentina. Anche le donne sapevano cosa aspettarsi allora. Il marito era il patriarca. La moglie lasciava che fosse il marito a prendere le decisioni. Oggi andiamo tutti all’università, non impariamo nulla e ci ubriachiamo tutte le sere. Poi troviamo qualche impiego di basso livello e trascorriamo le giornate giocherellando con Excel o inviando e-mail anche da plurilaureati. Incontriamo donne quando usciamo nei bar o tramite app di appuntamenti. E non possiamo più comprare una casa, dato che il settore immobiliare è diventato così fuori portata a causa di quelle merdacce dei boomer.
Se un uomo incontrasse una donna da sposare e volesse anche essere un patriarca per la sua famiglia, dovrebbe compiere una missione impossibile: dominare la mente di una donna a cui è stato detto per tutta la vita che non ha bisogno di un uomo. Sulla sua testa incombe anche una minaccia: sua moglie gli porterà via i figli e gran parte del suo patrimonio se il matrimonio dovesse finire. La moglie, i figli e i beni non gli appartengono. Gli vengono affittati dallo Stato, che ha il diritto di riprenderseli come vuole. Allo stesso modo, la sua nazione non gli appartiene più: è occupata da africani, che si presentano davanti al municipio di Parigi pretendendo alloggi, cure, sussidi, ecc. L’uomo bianco non è più il proprietario della sua casa né di sua moglie o dei suoi figli, o del suo stesso paese. L’uomo bianco è diventato un “eterno affittuario”.
Sono state rimosse le condizioni che garantiscono la stabilità familiare e incoraggiano uomini e donne a sposarsi. Allo stesso modo, sono state rimosse le condizioni che garantiscono la stabilità di un Paese – vale a dire l’omogeneità etnica e culturale – e spronano gli uomini a partecipare alla vita politica. Questi due fenomeni sono collegati, perché l’uno è l’aspetto macroscopico dell’altro: la nazione è un “insieme di famiglie”, e quindi, se si distruggono le famiglie, necessariamente si distrugge una nazione.
I bei tempi antichi, vale a dire i tempi in cui la Francia era ancora Francia, è ormai lontano, e non c’è nulla che indichi seriamente che valori tradizionali di questo tipo possa ritornare nel corso della nostra vita. Su internet, e in particolare su Twitter, noto tuttavia che ci sono molti uomini che aspirano a un ritorno ai valori tradizionali. Hanno nostalgia di un tempo che non hanno vissuto (e che non ho vissuto neanch’io, a dir la verità), un mondo in cui si poteva creare una famiglia con una donna amabile, dolce e leale.
Se vogliamo cambiare la situazione, dobbiamo capire che la soluzione sta nel ripristino della mascolinità. I miei lettori abituali non saranno sorpresi da una soluzione del genere. Il controllo del territorio e il controllo delle donne sono in realtà la stessa cosa. Chiedetevi perché gli antichi romani rapirono le Sabine durante la fondazione di Roma e capirete dove voglio andare a parere.
Per aumentare la natalità dei bianchi non esiste alcun “segreto” o miracolo: gli uomini devono scopare più donne. Ciò non accadrà finché gli uomini non accetteranno il mondo così com’è e impareranno a modellarlo secondo la loro volontà. Il tasso di natalità non aumenterà finché gli uomini non diventeranno più esperti nell’approcciarsi, nel parlare, nel flirtare e nel dominare le donne. Allo stesso modo, la sopravvivenza dei popoli europei non sarà possibile finché gli uomini bianchi non inizieranno a impedire alle donne bianche di fare alcunché.
È un processo difficile e brutale per i maschi. Gli uomini vengono rifiutati tantissime volte, eppure devono persistere. Si sentono dei reietti e a volte hanno ragione. Imparare a parlare con le donne e a dominarle è una questione di tentativi ed errori. Forse un uomo non sembra abbastanza sicuro di sé quando si avvicina a una donna, forse ha risposto troppo velocemente, forse ha iniziato a balbettare. Se un uomo fa abbastanza pratica, imparerà dai suoi errori, affinerà il suo metodo nel tempo e migliorerà.
Se l’uomo intraprenderà questo cammino, acquisirà ritmo, stile e sicurezza. Imparerà quindi a parlare con le donne e a sedurle più facilmente. Imparerà a dire cose sconce all’orecchio di una ragazza mentre stanno bevendo l’ultimo drink, e a riportarla a casa. Se continuerà tale percorso, sicuramente scoperà qualche donna. E le donne lo percepiranno, perché percepiscono quando un uomo ha delle possibilità dal punto di vista sessuale, e sarà più facile per lui avere le donne che desidera e ottenere ciò che vuole dalle donne. Col tempo imparerà cosa gli piace e cosa no in una donna, o cosa lo eccita particolarmente. Quindi, idealmente, se un uomo vuole metter su famiglia, incontrerà una donna che ritiene degna di sposarsi e dalla quale avere figli. Questo può accadere in pochi mesi o richiedere anni. È così che gli uomini ricominceranno a scopare con le donne, il che porterà ad un aumento del tasso di natalità.
Detto questo, il comportamento della donna gioca un ruolo importante in tal senso. Se una donna dimostra di essere una “facile”, che si lascerebbe scopare da qualsiasi uomo che gli offre attenzioni, dimostrerà di essere di bassa qualità e alla fine verrà scartata. Questi sono i tipi di donne su cui gli uomini dovrebbero far pratica: fanculo, divertitevi e affinate le vostri arti amatorie. In altre parole, usate le donne che hanno già un body count elevato a vostro vantaggio per “allenarvi”, perché queste donne sono già perdute in ogni caso e nessun uomo le prenderà in considerazione per una relazione seria.
Se un uomo incontra una donna gentile, capace di sostenerlo, e che possiede le caratteristiche di buona fidanzata, buona moglie e buona madre, allora quella è una femmina di alta qualità e non ci si dovrebbe “divertire” troppo con lei, perché tale atteggiamento danneggia le donne, le rende rancorose e può persino farle impazzire. Inoltre, comportandosi così ci si fa del male. Queste sono donne con le quali bisogna prendersi del tempo per conoscerle e costruire le basi dell’intimità. Solo incontrare più donne permette di distinguere quelle di qualità da quelle che non lo sono.
È essenziale che gli uomini facciano questa esperienza. Se un uomo trova presto la ragazza perfetta per lui e riesce a mantenere un matrimonio lungo e soddisfacente per entrambi, è un qualcosa di fantastico. Molti uomini sposati sfortunatamente sono morti dentro. È perché le loro mogli li hanno svuotati. Non sono più niente. La maggior parte degli uomini sono infelici perché non dicono mai alla moglie che ha torto, o che deve smettere di comportarsi in un modo che non gli piace, o che deve smettere di dire stronzate.
Le donne hanno costantemente bisogno di sapere se il loro uomo è abbastanza forte da domare la loro natura caotica. Fisseranno soglie sempre più alte da superare (ciò che chiamiamo “test” nell’androsfera). C’è un chiaro vantaggio evolutivo in tutto questo. Le donne sono geneticamente programmate per temere l’intrusione di membri di una tribù che rapiranno i loro figli e ciò che possiedono, per poi violentarle e ridurle in schiavitù. Questo è il motivo per cui tormentano e stimolano costantemente il loro uomo, per vedere se è abbastanza forte.
Ogni uomo ha il controllo totale sullo stato della donna che desidera. Le donne sono impazienti e volubili per natura, e ogni donna insoddisfatta muore dalla voglia di avere un uomo che la prenda, le dia una direzione, resti ben saldo e sia l’alfa nella sua vita. Se pensate di aspettare “le giuste condizioni” per mettere su famiglia, quasi sicuramente morirete da soli.
Le donne sono malleabili. Quando vengono scopate regolarmente e la loro follia viene gestita, migliorano. Diventano più docili. Gli uomini sono in grado di modificare il comportamento delle donne. Sì, certo, alcune donne non possono essere salvate, ma tutte hanno la stessa natura. Vogliono essere prese da un uomo, sedotte, scopate e guidate da lui. L’unica via d’uscita è che gli uomini riacquistino la loro vitalità e si riaffermino come patriarchi attraverso la pratica, il dolore e la lotta.
Quando l’uomo bianco avrà sbloccato uno dei due aspetti del problema, sbloccherà automaticamente l’altro aspetto: o dominerà la donna bianca, e respingerà naturalmente l’invasore africano, per proteggere sua moglie e i suoi figli; o padroneggerà il suo territorio e riprenderà naturalmente il controllo della popolazione femminile.
Capisco che voglia colpire alla pancia del suo pubblico, ma il suo approccio ha aperto un’eventuale strada di cambiamento con la stessa grazia di un piede di porco: una simile iniziativa posta in questi termini non farà altro che prestare il fianco ad accuse di suprematismo maschile.
Io preferisco l’opzione intellettuale: disconoscendo la supposta parità sessuale tra uomini e donne forte delle evidenze statistiche. Nel momento in cui viene contestata, possiamo decostruire tutti i progetti di parità che vogliamo. Tuttavia non è possibile agire senza un buon movente: deve essere solido, legittimo e consapevole. Abbiamo 180 anni di storia da studiare onde rettificare questo sfacelo.
Articolo che parte con buone premesse ma finisce malissimo. Prima vi è una giustissima condanna della donna occidentale, poi sostiene che gli uomini debbano fare pratica con loro. L’autore non capisce che così si fa il loro gioco quando in realtà andrebbero fucilate.
Il grosso dei figli andrebbe fattontra i 20 e i 25 anni ma seguendo quanto scritto si finisce a farne a 35 lmao.
Inizialmente non capivo cosa non ci fosse da non condivedere, poi, da metà articolo in giù… mamma mia…
Un mix di boomerismo, blue pill (“just be confident, bro”), e semplice follia nel collegare direttamente in sequenza il rimorchiare una qualche donna in un bar (“troppi film americani” diceva un tale) ed il respingimento dell’attuale invasione.
Che poi sarebbe anche giusto educare gli uomini ad avere più fiducia in sè. La società attuale preme appunto per distruggere gli uomini (ed anche le donne, ma non in modo diretto). Nessuno insegna ad un ragazzo il valore che egli ha in quanto persona sana, che si impegna, lavora o studia, ed è in grado di combinare qualcosa di concreto nella sua vita. Anzi, la scuola e i media fanno di tutto per propagandare l’idea che le donne siano superiori agli uomini. E anche nelle famiglie, da quel che vedo, anche se non si arriva a livelli patologici (se non criminali) di assenza dei genitori, non mi sembra che i ragazzi siano granchè seguiti ed indirizzati per fare il meglio della propria vita.
E’ giusto l’appunto che molti uomini sposati sono svuotati. Io non incolperei solo le mogli, ma anche il lavoro, che nella fattispecie nell’Italia del 2023 è una burla. Una burla noiosa, faticosa, necessaria, ma pur sempre una burla.
In ogni modo, non è solo un problema di donnette e di farsi rispettare. Sapessi quanti “ometti” ho visto in vita mia, tutti ligi ad adeguare il loro pensiero a quello che il leader piddino di turno esprime sui tiggì. Chi lo faceva per retaggio famigliare (4 piddini per metro quadro in periferia), chi per credo religioso (“vado in parrocchia quindi il mio idolo è letteralmente il capo delle sardine”), chi per essere fighetto (per dimostrare che sono superiore agli altri sostengo la tesi che il mainstream mi impone come quella che va per la maggiore adesso), direi che quasi la maggior parte degli uomini (o comunque delle “persone con un pene”, per non offendere nessuno e non abusare del termine “uomini”) hanno idee piddine e non sarebbero in grado di elaborare i concetti di “invasione” oppure “femminismo = cosa cattiva”.
Un cambiamento potrebbe esserci se la maggioranza degli uomini si convincesse che è ora di dire basta. Basta con questa Unione Europea che fa gli interessi solo di alcuni stati, basta con questo indottrinamento e l’odio contro gli uomini, basta con i crimini lasciati impuniti.
Poi a rimorchiare nei bar ci si penserà dopo.
Non ci credo mica che “nessuno scopa più” . Il problema della natalità nasce soprattutto dall’accesso libero e assoluto agli anticoncezionali. In nessun periodo della storia umana sono mai esistiti questi dispositivi che alterano completamente la finalità dell’accoppiamento umano. Chiaramente non se ne uscirà mai senza soluzioni drastiche quali regimi tipo Talebani oppure stato di guerra totale che rendano impossibile l’accesso a questi prodotti per un certo numero di anni. Sono secoli che la società umana si è discostata in maniera inaudita ed abissale da tutti i cicli e le attività naturali proprie di qualsiasi specie vivente. Non se ne esce col coping su come rimorchiare una trad wife (altro concetto assolutamente allucinante, se ci pensiamo).
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Di questo che ne pensi?
L’eclissi del femminile
di Livio Cadé
Osservando l’energia che sostiene il cosmo nel suo perenne ruotare, gli uomini saggi vi hanno scorto due principi opposti e complementari. Poca importa il loro nome. I cinesi li chiamano yin e yang. Noi diremo maschile e femminile, precisando che non esistono separatamente ma solo come membri di una correlazione all’interno dell’Uomo, che è in sé androgino. Come il dentro e il fuori, il prima e il dopo, il soggetto e l’oggetto, escludendo uno dei due termini anche l’altro scompare. Non esiste neppure un maschile o un femminile assoluto, ma solo una loro mescolanza. L’uomo incarna il principio maschile e la donna il femminile, ma entrambi contengono in varia misura il carattere opposto. Quindi il femminino non è necessariamente una virtù delle donne né il mascolino degli uomini. E quando alludo a uno o all’altro dei due principi, non intendo riferirmi necessariamente a individui di uno specifico sesso.
Per Goethe “l’Eterno Femminino ci trae verso l’alto”. Che il sublime e il divino vadano posti in alto è una tipica idea maschile. La bassezza diviene quindi metafora dell’ignobile. Un’anima non sale in tentazione, vi cade. E si purifica mediante un’ascesi. È il cielo, non la terra, la dimora dei beati. Gli inferi son spelonche sotterranee. Dicendo dunque che l’Eterno Femminino mi trae in basso evoco gorghi di peccato e di passione che mi trascinano al fondo della perdizione. Forse questi atavici preconcetti nascono dalla disposizione degli organi umani: in alto il cervello, ricetto della pura ragione e delle nobili idee, in basso gli organi sessuali, sede di animaleschi e vergognosi piaceri. Nonostante la profonda sedimentazione di tali pregiudizi, io affermo che il femminino è proprio ciò che ci trae in basso. La sua natura è simile all’acqua, che scorre verso il basso. Il maschile è invece igneo e, come il fuoco, si innalza. Il femminile custodisce il fuoco del maschile e lo alimenta, ma non si perde in cieli infiniti e astratte sublimazioni, poggia sull’umile e solida terra. Il femminile è ciò che ci trae verso la semplice e concreta realtà. Non insegue abbaglianti altezze ma ci addita un’ombrosa profondità in cui calarci. Non invita ad arrampicarsi su scale metafisiche ma a discendere in sé stessi.
Per quanto oggi si abbia un’estrema riluttanza ad ammetterlo, maschile e femminile non dipendono da retaggi culturali, ma manifestano un eterno stato di fatto. Hanno le loro radici non in convenzioni sociali ma nelle leggi dell’universo. Nel loro senso più elementare, sono esplicazioni di un ‘Uovo’ e di un ‘Seme’. Il seme è pluralità e movimento, lotta, penetrazione e conquista. L’uovo è unità, attesa passiva e quieta accoglienza. Il maschile è il viaggio, il femminile è la casa verso cui tendere o a cui ritornare. La ricongiunzione tra i due principi ristabilisce l’integrità dell’Uomo. Ognuno perde la propria identità parziale per fondersi con l’altro in un nuovo essere che è la coppia. Anche se un elemento di tensione è essenziale al rapporto dialettico, in una coppia ideale uomo e donna finiscono per sentirsi una persona sola in due esseri distinti – “la mia anima è intrecciata con la tua come i fili di un tappeto“. Questo è il cuore del mistero e non si può spiegare, ma se ti avvicini lo sentirai pulsare.
Il femminile ha nell’economia dell’essere un’importanza superiore. Per questo la natura e la società gli concedono particolari privilegi. Non solo perché le femmine sono più necessarie alla conservazione della specie. Il femminile possiede una superiore consapevolezza di sé e un maggior eclettismo. Un uomo può restare per tutta la vita legato a una sola immagine di sé, solitamente quella del figlio. Una donna può invece essere vergine e prostituta, madre e moglie fedele, ed essere matura interprete di tutti questi ruoli. Anche nell’educazione della prole, è il legame con la madre che più influisce sul destino dei figli. Inoltre il femminile è più flessibile e resistente del maschile, quindi più forte, anche perché non si cura di nascondere le proprie debolezze. L’uomo è reso vulnerabile proprio dalla sua preoccupazione di apparire forte, e la sua durezza, la sua rigidità, provocano ricorrenti sciagure. Anche se l’antico simbolo del Tao mostra i due principi in perfetto equilibrio, la vita dell’anima richiede dunque una prevalenza dell’elemento femminile. Il contrario inclinerebbe l’uomo alla hybris e alla perdita di cuore. Nel rapporti tra l’umanità e il mondo, una prevalenza di valori maschili determina sempre effetti infausti. Per questo si pregano divinità femminili, perché veglino su di noi.
Si potrebbe obiettare che la donna, più che ottenere privilegi, ha dovuto subire angherie e servitù. Tuttavia questo non esclude la particolare tutela riservata alla donna. Infatti, quando vi sono gravi pericoli, ci si preoccuparsi di salvare le donne. Non per una semplice galanteria. E neppure per semplici considerazioni demografiche. Sarebbe lo stesso con donne vecchie e infeconde. È che l’intuito umano riconosce la superiorità del femminile. E milioni di uomini vengono massacrati in guerre orrende, ma le donne ne sono esentate. Una guerra che uccida indiscriminatamente uomini e donne è un crimine contro natura. E se non vediamo nulla di strano nel fatto che una donna vada in guerra, per ammazzare e farsi ammazzare, significa che la nostra civiltà ha un piede nella fossa. Dobbiamo quindi considerare una follia il tentativo della nostra società di distruggere ed evacuare da sé il femminile, ovvero di conculcare i suoi valori a vantaggio degli aspetti mascolini dell’esistenza. Tale misfatto non va imputato unicamente all’uomo. È la donna stessa, nel suo sforzo di emulare e far proprio il lato maschile dell’essere, a rendersi responsabile di questa mascolinizzazione della cultura e colpevole di un femminicidio metafisico.
La nostra società è un’esaltazione del maschile. Competitività, forza e rapidità, sono i nostri ideali. Le donne stesse vi partecipano e, convertite a questa religione del mascolino, imprimono una torsione innaturale alla femminilità. Son giunte a considerare un’ingiustizia cui ribellarsi non solo le sperequazioni sociali ma le stesse differenze fisiologiche. L’emancipazione della donna si è orientata in larga misura verso una sua virilizzazione, lottando più per i diritti delle donne che per quelli della femminilità. Le rivendicazioni femministe, per quanto legittime, hanno abdicato a una serie di valori femminili per poter condividere i modelli maschili, giudicandoli migliori. Hanno così implicitamente avallato le pretese accampate dal maschile nel governo del mondo. Favorendo una migrazione della natura femminile verso caratteri mascolini, hanno rinforzato gli aspetti già pletorici del maschile della nostra cultura.
Assistiamo così al culto di un sé maschile che è mito di autosufficienza e autodeterminazione. Il femminile diviene per contro il luogo del negativo, dello scarto. È deprecato in quanto espressione della passività, cioè di una condizione incompatibile con una società inebriata dal controllo e dal dominio. Si celebra un maschile potente, proiettato verso conquiste materiali e immateriali. L’aggressività e l’esibizionismo nelle relazioni sociali, nel lavoro, nella comunicazione, sono i sintomi di questa ipertrofia dei caratteri maschili. Ed è desolante notare con quale disinvoltura, come a ostentare rudezza fallica, alcune donne proferiscano oggi turpiloqui e oscenità.
Il femminile rimosso riemerge in forme alienate o degradate. Torna sotto forma di una confusa irrazionalità, di velleitari culti della natura e angosce ecologiste. Come ossessione per il cibo, la cucina, le erbe. Come malinconia delle ‘nonne’, cioè del femminile perduto, con le sue tradizioni e i suoi segreti. Come effeminatezza degli uomini e tendenze isteriche della società. Alla passività naturale del femminile subentra una passività intellettuale ed emotiva delle masse, che cadono in stati di trance, di ipnosi mediatica. La gente si annida nelle forme uterine della Rete, si immerge nel suo avvolgente liquido amniotico. Sviluppa forme di dipendenza da droghe fisiche e virtuali. Dedica una cura ossessiva al corpo e all’alimentazione, ed è terrorizzata dalla morte, definitiva e ineluttabile ipostasi del femminile.
Anche nella politica appaiono le forme malate del femminile: l’accoglienza per i migranti, la tolleranza e il pacifismo imbelle, il prodigare cure materne e risarcimenti alle vittime dell’odio maschile. Alle donne stesse si offrono illusorie riparazioni. Si elaborano appositi riti sociali che potremmo definire ‘capri risarcitori’. Si declamano cioè retorici e ipocriti mea culpa nei riguardi delle donne, inserendole nel canone dei martiri con altre categorie di vittime: neri, ebrei, omosessuali. Ci vengono propinati litri di retorica sulla colpa e il perdono, come un olio di ricino misto a melassa.
La stessa democrazia sembra recipiente di virtù femminili, caste e gentili, opposte all’arroganza maschile di dittatori e regimi autoritari. L’archetipo stesso del padre diventa simbolo del Male, icona del desiderio frustrato e dell’oppressione. Tutto ciò che può venir sospettato di una qualche collusione coi tradizionali paradigmi paterni è dunque vituperato e bandito. I padri non sanno più fare i padri e preferiscono essere amici dei figli. Anche chi, come la Chiesa, ha funzione di guida spirituale, preferisce mostrarsi molle e indulgente di fronte al decadimento dei costumi, per non subire l’anatema di una cultura ferocemente anti-paternalistica. Questa grottesca pantomima, che dovrebbe mostrare una predominanza di valori femminili, in realtà ne dissimula le macerie.
La nostra società ha infatti elevato l’ipocrisia a forma d’arte. Condanna l’aggressività, ma poi sorride compiacente ai massacri. Aborre la violenza ma costantemente se ne nutre e la esibisce. Si invocano pene terribili per gli stupratori e intanto si stupra la natura intera. Si vuol castrare il padre ma si venera la potenza del fallo maschile. Si predica la pace e la bontà, ma i media trasudano guerre, sadismo, morte. Ogni aspetto della vita diviene oggetto di competizione, un sopraffarsi l’un l’altro. La sopravvivenza del più forte è il nostro unico, autentico credo.
In realtà, ogni società sana contiene una percentuale di violenza. Lo stesso atto sessuale implica per il maschio un ‘violare’ la femmina con un gesto di occupazione e di possesso. E la femmina non solo accetta ma vuole essere violata e posseduta. Questo non significa che desideri essere maltrattata, ma che ama sentire la forza del maschio, quella equilibrata padronanza che si pone tra lo stupro e l’impotenza. Non desidera essere invasa da un fallo distruttivo ma da una forza virile e creativa. Come la terra attende la pioggia, il femminile anela ad esser fecondato dal maschile, fisicamente e intellettualmente. Usando un’immagine coranica, è la Tavola che viene incisa dal Calamo, che ne riceve e sigilla la scrittura.
L’amplesso tra maschile e femminile è la rappresentazione di un atto originario in cui il maschio si scinde, scompone e proietta la sua immagine all’esterno, mentre la femmina la accoglie, la riunifica e la vivifica dall’interno. Per questo l’uomo tende a vedere anche nel cosmo una emanazione, un’emissione divina, secondo un’ottica prettamente maschile. Nella sua percezione della vita egli esteriorizza la natura, la vede come una polluzione. Inoltre, poiché il maschio cede alla femmina parte di sé, in lui rimane il senso della separazione e una ferita che solo la donna può rimarginare, riparando l’immagine maschile. Perciò il femminile ama medicare, farsi strumento della vis sanatrix naturae, e per questo alcune donne si innamorano di uomini che hanno bisogno delle loro cure.
Il maschile, dal canto suo, cerca di ricomporre l’integrità del sé in atti intellettuali ed estetici. Perciò colleziona oggetti, costruisce artefatti, teorie, macchine. Il femminile ama invece ciò che cresce naturalmente, quell’energia segreta, semplice e spontanea, che Hildegard chiama viriditas. Il femminile non teme il vuoto, anzi prende coscienza di sé in una vacuità che vuol essere riempita. Non è ossessionato dai fantasmi del potere e della morte perché si sente matrice e culla della vita. Lo spazio non è per il femminile un territorio da conquistare ma una dimora da accudire. E il tempo non è una freccia impazientemente tesa verso il futuro, ma un regolare e paziente processo circolare.
L’uomo, che nell’atto d’amore si divide, è portatore di una intelligenza analitica, di piani cartesiani e di infinite rette separate tra loro. La donna ha invece un sapere intuitivo e sintetico, più flessibile e sinuoso, capace di ricucire la realtà e reintegrarla nell’unità. La femmina emana una luce crepuscolare, che prolunga le ombre e i misteri, nella quale il maschio teme di perdersi e a cui contrappone la solarità meridiana della ‘conoscenza scientifica’, con la sua rassicurante chiarezza. La femmina è linea di confine tra un visibile e un invisibile che il maschio esita a oltrepassare. Oltre quella frontiera intravede il caos primigenio, il magma originario della vita. Perciò, come Peer Gynt, fugge. Evita il mistero che si cela nella sua stessa anima. Vaga in una ricerca irrequieta, finché non impara ad accettare l’abisso del femminile e la sua ospitale dolcezza. La femmina allora lo accoglie in sé, placa la sua ansia, confina nel proprio corpo lo spazio e reintegra il tempo nella lentezza di ritmi e cicli naturali, in un appagato presente.
Occorre notare che la nostra società non accetta un fatto un fatto perfettamente naturale, ossia l’ammirazione del femminile per il maschile. Non si tratta della cosiddetta ‘invidia del pene’, idea che si basa su un fraintendimento ingenuo e tipicamente maschile. In realtà ogni donna cerca una virilità da ammirare, e nessuna donna può amare veramente un uomo senza ammirarlo. La sua ammirazione ha connotazioni tanto materiali e sensuali quanto simboliche e spirituali. Ma la relazione tra maschio e femmina si svolge essenzialmente sul piano dell’immagine. Il desiderio è infatti evocazione di fantasmi. Il femminile ammira il maschile nel senso che si fa specchio (mirror), si offre come una superficie d’acqua che accoglie e rimanda la sua immagine.
L’anima femminile riceve e riflette l’intelletto maschile come la luna riverbera la luce del Sole. Come la dimensione orizzontale della materia assorbe la luce verticale dello spirito. È attraverso questo rispecchiamento che la donna trattiene in sé l’immagine dell’uomo, la fa maturare e la nutre. Per questo una donna rende migliore l’uomo che ama. E per questo desidera da lui un figlio. Quando la donna ama un uomo, è pronta a seguirlo e a ubbidirgli, e in questo non si sente sminuita. Prova anzi quella libertà che consiste nell’ubbidire alla propria intima natura. Questo accade anche all’uomo, quando il suo lato femminile si pone al servizio di un ideale e vi si abbandona. Questa dedizione crea una tendenza al sacrificio che rende incline al patire più che all’agire.
L’ammirare implica una posizione di inferiorità. Noi ammiriamo infatti ciò che sentiamo superiore. Per questo, ad onta delle convinzioni correnti, nella relazione col maschile il femminile deve avere una posizione sottomessa. Che l’uomo ne abusi, come di fatto avviene, può avere rilevanza pratica ma non è qui essenziale. Infatti, una donna in schiavitù può comunque conservare intatto il suo femminile mentre una donna libera ed emancipata lo può perdere. Questa posizione più bassa – infera – del femminile non è imposta dalla società ma attiene al suo ruolo naturale. È un porsi sotto come quello della terra rispetto al cielo. Non indica minor importanza o valore. Anzi, la sottomissione, il farsi fondamento del maschile, conferisce alla donna un potere sull’uomo.
Questa sottomissione spaziale ha natura metafisica. Nella sua posizione di inferiorità, la femmina raccoglie le immagini che l’uomo disperde, come la valle raduna le acque dei monti. Ponendosi ‘sotto’ il maschile, il femminile in realtà ne regge il destino. Diviene il perno intorno a cui la ruota maschile gira, e ne dirige invisibilmente il movimento. Come dice Laozi: “la femmina con la calma vince sempre il maschio, ponendosi quietamente in basso”. Il maschio deve consegnare la sua immagine alla femmina perché la accudisca, come in uno scrigno spirituale. In questo modo, affidandosi al femminile, l’uomo sente infine la donna come carne della propria carne e anima della propria anima. Se il femminile si chiude in se stesso e si nega al rapporto d’amore, diviene specchio di immagini sensuali e senza calore, nel quale il maschile riflette la propria impotente solitudine. Uomo e donna restano allora incatenati agli aspetti materiali e carnali, cioè diabolici, della sessualità.
Dall’eclissi del femminile nascono anche i vaneggiamenti di autosufficienza erotica e generativa di uomini che vogliono figli senza madre e donne che vogliono essere madri senza conoscere uomo. Occorre osservare come la mascolinizzazione del femminile costringa il maschio a iper-mascolinizzarsi. Per poter affrontare donne virilizzate l’uomo rafforza i suoi caratteri di aggressività e durezza. Oppure reagisce sviluppando caratteri femminili, che lo proteggano dall’urto della competizione con loro. Ma un prevalere di aspetti femminili nell’uomo spinge la donna a farsi ancora più virile, in un circolo vizioso. Paradossalmente, l’eccesso del principio maschile ne causa il collasso. Non più contenuti e incanalati negli argini del femminile, i suoi stessi valori fanno naufragio. La nostra società si trova così compressa tra un cattivo maschile un cattivo femminile.
Il maschile impone al mondo una dittatura di apparati scientifici, industriali e tecnologici. La coscienza collettiva delega all’emisfero maschile ogni importante decisione. La cultura diventa cultura del maschile, pensiero che ricusa la femminilità, nella sua natura notturna e lunare, a favore di modelli illuministici totalmente maschili. La morte viene esorcizzata con i miti del progresso e della crescita inarrestabile. Al misticismo e alla fede si contrappone una magia onnipotente che vuol signoreggiare la vita con la forza della razionalità e delle macchine.
L’umanità sprofonda nei sogni megalomani del sapere e del fare maschili, ovvero nel parossismo dell’informazione e dell’iperattività. A ciò dobbiamo il declino dell’arte, della poesia, della musica, tradizionali espressioni del femminile. L’iper-eccitazione maschile rifiuta le lente e pazienti incubazioni, quel recettivo e femminile concedersi allo spirito che sono prerogative dell’artista e del poeta. E ciò spiega la bruttezza che ci circonda, l’involuzione dei linguaggi, l’atrofia dell’immaginazione, lo sterile esibizionismo della tecnica. Questa dissoluzione del femminile porta così all’agonia della bellezza.
Scienza e tecnica, nella loro percezione frammentaria e meccanica del reale, si pongono come principi assoluti di identità maschile, negazione del mistero femminile e della sua libertà. La medicina, la biologia, la genetica, divengono tentativi violenti di estorcere al femminile i suoi segreti e di ridurlo a forme di schiavitù tecnico-razionale. Alla creazione si vuol opporre la fabbricazione, ai processi naturali quelli produttivi dell’economia e della tecnica. Ma razionalità e potere sono anche i talismani con cui il maschile si difende dall’angoscia dell’impotenza e della castrazione. La ferita dell’essere non viene guarita con una riunificazione ma si ulcera in una congerie di immagini sconnesse. All’ipertrofia del maschile corrisponde il regno della molteplicità, dei numeri, delle statistiche, delle innumerevoli parcellizzazioni e specializzazioni del sapere, in cui svanisce l’Unità del reale.
Il prevalere di forme maschili nella nostra cultura non è un problema che si ponga oggi per la prima volta. Che l’uomo tema la propria femminilità e se ne difenda, è un dramma antico. Ma è la donna stessa a disprezzare oggi il femminile, a trasformarlo in un surrogato della virilità, deformandone gli archetipi eterni. Perciò sempre più frequenti appaiono nella nostra cultura le fantasie su futuri orrendi, dominati dai demoni maschili dell’iper-scienza, dell’iper-tecnologia, dell’iper-controllo. O da quelli del caos e dell’assurdo, aborti di un femminile degradato. È perfettamente inutile illudersi che riforme politiche, economiche o sociali possano salvarci, finché maschio e femmina non ritroveranno un equilibrio naturale. Senza il femminile, lo stesso maschile non potrà più esistere. La sua eclissi causerà l’oscuramento dell’eros, la superficialità delle passioni, l’estinguersi di ogni profondo romanticismo. Allora, persone solo anatomicamente differenziate, o dall’identico genere, o di un sesso indefinito, cercheranno con vani artifici di rispecchiarsi, penetrarsi e fondersi, grottesche caricature dell’amore.
Cioè questo scrive come se dalle lotte mortali tra uomini di tribù rivali si sia arrivati subito al femminismo e all’irricchionimento, senza che niente sia accaduto dal paleolitico ad oggi.
Che la femmina sia la vanità incarnata è giusto, ma perché descrive il maschio conquistatore come farebbe un addetto alla motivazione aziendale in qualche start-up del varesotto? Sembra che, da maschio, nemmeno lui sappia cosa è e cosa è stato il maschio, e ne abbia solo letto su un bignami blackpillo una definizione meramente endocrinologica. Chiaro che la favola parla di sé stesso, che è lui che sta a non fare un cazzo tutto il giorno, gli difetta il testosterone e probabilmente brama anche la nerchia che si nega. Vero è che questo mondo va allo strame, che ci sono tolte tante cose per darle alla feccia, ma finché a parlarne saranno solo gli ipogonadici criptofroci, si contribuisce a sperperare energie verso forme di pessimismo e inattività amletica depressa, che sono modalità di autosabotaggio più infami della corrente ideologica evirante.
quante sciocchezze
Patriarcato blupillato non può esistere. L’autore del pezzo sarà un troll.