La stampa iraniana invoca il ritorno alla castità delle ragazze americane

Il quotidiano persiano Vatan-e Emrooz ha pubblicato oggi (16 novembre 2023 / 25 Aban 1402) una recensione al volume A Return to Modesty: Discovering the Lost Virtue scritto dall’americana Wendy Shalit nel 1999. In essa la giornalista Seyida Razieh Hosseini ricorda che il libro generò negli Stati Uniti un acceso dibattito perché la sua Autrice ebbe il coraggio di mettere sotto accusa la cultura dominante, la quale impone alle giovani donne di “avere molteplici rapporti sessuali”, e denunciare “i danni causati dal sesso libero alle donne, alla famiglia e alla società”.

A questo lavoro la Shalit (peraltro di origine ebraica, dettaglio che nell’articolo non viene mai menzionato, alla faccia dei pregiudizi sull’antisemitismo iraniano) dedicò sette lunghi anni di ricerche, conducendo un centinaio di interviste a ragazze e donne di età compresa tra i 12 e i 25 anni e scambiando migliaia di e-mail attraverso il suo pioneristico sito web, oltre a raccogliere pareri di intellettuali, psichiatri e sociologi da tutta l’America. Ulteriori ricerche vennero poi raccolte in un altro volume del 2007 Girls Gone Mild (sottotitolo: “Le giovani donne reclamano il rispetto di se stesse e scoprono che non è così brutto essere brave ragazze”).

Girando per gli Stati Uniti, l’Autrice ha scoperto che

«nonostante l’opposizione dei genitori, le ragazze di oggi non vogliono più essere come loro. Vogliono cambiare il loro stile di vita e il loro abbigliamento, per provare a condurre una vita sana e casta, all’insegna dell’autocontrollo».

Ed ancora, per citare direttamente la Shalit:

«In America si sta formando una nuova generazione di giovani stanche della sfrenatezza e che sentono di aver perso un qualcosa che hanno bisogno di ritrovare».

La Shalit ha dovuto lottare contro una società in cui i media, i politici e i movimenti femministi sono stati, e sono ancora, ostinati difensori della cultura dominante che impone il sesso libero:

«Nonostante viviamo nell’epoca della cosiddetta “libertà”, le persecuzioni verso coloro che mettono in dubbio il sesso libero mostrano un’altra cosa, e cioè che contrariamente a quanto crediamo, la portata delle nostre libertà non è poi così ampia».

La giornalista iraniana ricorda che persino le minacce di morte non riuscirono a scoraggiare l’Autrice, la quale offrì visibilità a tutte quelle giovani che non riuscivano più a sopportare la trasformazione della castità in un “peccato imperdonabile” da parte della società americana, e riuscirono proprio grazie al suo sostegno a rivendicarla come diritto:

«La Schlitt afferma che circa il 70 per cento degli intervistati si sentiva obbligato a nascondere il proprio desiderio di avere una famiglia e dei figli! Con sua grande sorpresa, circa la metà delle testimonianze indicava che i genitori pensassero che le loro figlie avessero qualche problema psicologico a non indulgere nel sesso libero! Per questo motivo, molte giovani donne oggi si sentono sotto pressione perché ci si aspetta da loro che facciano sesso occasionale».

La Hosseini conclude la recensione citando ancora direttamente Wendy Shalit:

«Siamo in un momento critico dal punto di vista culturale. Due movimenti si stanno verificando simultaneamente nella società. Sembra che le malattie sessualmente trasmissibili, la musica volgare, l’abbigliamento eccessivamente provocante e altre cose siano in aumento, ma nonostante ciò, e forse proprio a causa di queste cose, è iniziata una rivolta. Uno dei motivi che mi ha ispirato a scrivere questo libro sono state le conversazioni che ho avuto con queste giovani donne ribelli [contro il sesso libero]. Se riuscissi a convincere anche solo una persona che deride e umilia le donne che vogliono rimanere caste a riconsiderare il suo comportamento, sento che ne sarà valsa la pena».

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