Quanti ucraini sono morti per le vostre bandierine sui social?

L’Ucraina è completamente scomparsa dai radar mediatici (ma anche politici e forse persino economici) dell’Occidente. Anche le relazioni internazionali si adeguano dunque alla logica emergenziale che qualcuno credeva fosse prerogativa solo di un Paese allo sbando come l’Italia (tipico vagheggiamento dell’italiota provinciale che si consola immaginando iperurani euro-nordici appena messo un piede fuori dal confine della nazione che odia di più – la sua).

Questa nuova forma di eccezionalismo ha molto più a che fare con l’Ausnahmezustand schmittiano che non con il classico “stato d’emergenza” (due concetti che sfortunatamente nel nostro lessico politologico si confondono, a volte per pura faciloneria). Senza voler filosofare, ché tanto è inutile, si può ammettere di essere ben al di là del semplice Ubi maior minor cessat per la natura che la sovranità ha assunto in un mondo che sembra rifiutare costantemente la possibilità di un “equilibrio di poteri”.

Torniamo però alla questione ucraina: ora che i grandi media dell’anglosfera hanno iniziato a parlare apertamente di “negoziati di pace con la Russia per porre fine alla guerra”, non c’è nessuno che si senta in dovere di fare un mea culpa. Non i “bandierinisti” (da non confondere con i banderisti…), coloro i quali hanno già rimpiazzato il vessillo giallo-blu con la Stella di David (o forse col gonfalone palestinese, giusto per attestare la loro confusione più mentale che ideologica) e prossimamente adotteranno senza batter ciglio lo stendardo di Taiwan (anticipo che è rosso e blu con un sole bianco).

Dice bene l’economista Michele Geraci (vicino alla Lega ma distante dalle posizioni salviniane in politica estera): «Due anni di guerra in Ucraina con centinaia di morti da entrambe le parti per arrivare ad un compromesso che era già visibile nelle prime settimane. Quindi, vite umane perse per niente. Ahimè come sempre. […] Restano scolpiti sulla pietra “O il gas o la pace”, e “Due gradi in meno del condizionatore”. Le due pietre miliari dell’isteria collettiva perpetrata dal nostro governo […]».

Non si capisce perché quell’area generalmente classificabile come liberal (in inglese, perché il liberalismo, per quanto criticabile, è comunque un’altra cosa) si sia galvanizzata fino ai limiti dell’autoerotismo con forme di patriottismo romantico ottocentesco (ovviamente sempre riversato su qualsiasi Paese non sia l’Italia) e abbia, come in un videogioco o allo stadio, fatto il tifo senza fermarsi un attimo a ragionare sull’eventualità che, nel migliore dei casi (il che è tutto dire!) in questa guerra Kiev avrebbe dovuto combattere fino all’ultimo uomo senza avere alcuna chance di vittoria, e, nel peggiore, si sarebbe presentata costantemente l’eventualità di un’escalation -anche fortuita- che avrebbe condotto il mondo direttamente alla Terza guerra mondiale.

Nessuno chiederà scusa, ma voglio considerare come un barlume di speranza il fatto che qualche giorno fa un tizio che avevo fotografato durante la prima manifestazione “per la pace” organizzata a Milano il 27 febbraio 2022 mi abbia chiesto (dopo quasi due anni dalla pubblicazione!) di togliere la sua immagine pena la denunzia. Sicuramente ricorderete in cosa consistevano quelle sfilate per l’Ucraina: una masnada di ultranazionalisti per le nazioni altrui, di khmer pandemici, squatters con il simbolo della NATO tatuato in faccia e pacifisti in favore del riarmo collettivo.

Nonostante la legge affermi che non occorre il consenso per la pubblicazione di immagini scattate durante avvenimenti di interesse pubblico, ho deciso in ogni caso di oscurare tutti i volti (a parte i mascherinati, che all’epoca come bandierina avevano il loro Green Pass) non per pavidità (anche se certi individui quasi certamente appartengono a una casta superiore alla mia, magari solo in veste di “figli di” – intendo di magistrati, politici, ministri, diplomatici ecc…), ma per pietà umana e, appunto, fiducia in un possibile ravvedimento.

È una pia illusione? Sicuro. Ma non posso non augurarmi che possa in qualche modo assomigliare a un sintomo di un “risveglio” (espressione con cui non intendo dire che si debba diventare putiniani ad oltranza, seppure talvolta mi rendo conto che taluni approcci alle questioni politiche, indipendentemente dallo schieramento, siano dettati dalle scarse risorse intellettive a disposizione di ciascun individuo). Staremo a vedere 🇺🇦 🇮🇱 🇹🇼…

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