Se la Lituania teme così tanto la Russia, perché non smette di fare affari con l’Iran?

È da oltre un decennio che la Lituania è uno degli Stati dell’Unione Europea più attivi dal punto di vista diplomatico ed economico nei confronti di Teheran. Chi l’avrebbe mai detto, vero?

Giusto per fare un esempio, il 29 maggio 2016 l’allora ministro degli Esteri lituano Linas Linkevičius accolse con tutti gli onori il viceministro dell’economia iraniano Mohammad Khazaei per firmare un accordo intergovernativo allo scopo di rafforzare la collaborazione tra le due nazioni in settori di reciproco interesse, come industria, energia, trasporti, tecnologia, informazione e agricoltura.

La Lituania e l’Iran firmano un importante accordo commerciale


A tal scopo, venne anche istituita una commissione intergovernativa lituano-iraniana per la cooperazione economica e i due stati si adoperarono per instaurare solidi legami anche dal punto di vista accademico, garantiti dalla presenza nella delegazione iraniana del Ministro della Ricerca, il quale promosse attività di ricerca congiunte e la possibilità di  formare ingegneri e specialisti nelle università di Vilnius.

Nell’incontro col Ministro dell’Agricoltura iraniano, il Ministro degli Esteri lituano poi espresse la necessità per la sua piccola ma grande nazione di ottenere permessi per l’esportazione di carne. Il potenziale della penetrazione lituana in Persia dall’industria alimentare si estese poi alla biotecnologia, all’industria metalmeccanica e a quella aeronautica.

Ancora nel 2022, in piena crisi tra Russia e Nato, l’ambasciatore lituano è stato ricevuto da Ebrahim Raisi in veste di “rappresentante dell’Europa” per stigmatizzare le sanzioni e auspicare un rilancio delle relazioni tra Bruxelles (tramite Vilnius) e Teheran.

Ora, perché a fronte di questo alacre lavoro diplomatico intrattenuto dietro le quinte, esiste un primo ministro lituano, tale Ingrida Šimonytė, che strilla regolarmente contro la “minaccia nucleare iraniana” e porta all’American Jewish Commitee la Lituania come una delle prime nazioni dell’Unione ad aver proposto sanzioni contro Teheran?

E perché Vilnius continua a presentarsi come prossimo “agnello sacrificale” di Putin il Terribile, senza però rinunciare ai legami con quella nazione identificata come principale sostenitrice di Mosca nella sua “avanzata” verso i confini dell’Europa? Qualsiasi gioco si stia giocando, sembra che qualcuno sia fortemente intenzionato a barare.


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