L’ultimo Presidente a morire in battaglia

Il presidente del Ciad, Idriss Déby Itno, al potere da oltre 30 anni, martedì 20 aprile 2021 è deceduto per le ferite riportate combattendo contro i ribelli nel nord del Paese. Deby era stato appena eletto con il 79% dei consensi, ottenendo il sesto mandato consecutivo. Le forze armate del Ciad hanno formato un Consiglio militare ed eletto ad interim il figlio del Presidente, Mahamat Déby Itno, già a capo dei servizi segreti.

Azim Bermandoa Agouna, portavoce dell’esercito, ha confermato che Deby aveva assunto “la guida eroica nelle operazioni contro i terroristi giunti dalla Libia”. A ucciderlo sarebbero stati i miliziani libici (protetti da Khalifa Haftar) del Front pour l’Alternance et la Concorde au Tchad (FACT), che il giorno delle elezioni presidenziali avevano dato il via a una nuova offensiva attaccando soldati ciadiani alla frontiera settentrionale.

Nonostante il personale diplomatico inglese e americano avesse lasciato il Paese la settimana scorsa per l’instabilità, Idriss Déby era comunque considerato un alleato prezioso dell’Occidente nella lotta contro l’insurrezione di Boko Haram e il terrorismo in Africa occidentale e centrale. In particolare Parigi considera da sempre il Paese uno degli snodi strategici della Françafrique e sin dai tempi dell’indipendenza ha gestito la transizione del potere, perlopiù attraverso colpi di stato eterodiretti (lo stesso Idriss Déby era stato addestrato come pilota in Francia).

Attualmente N’Djamena ospita il quartier generale dell’operazione Barkhane, avviata nell’estate 2014 dall’esercito francese in collaborazione con cinque ex colonie (oltre al Ciad, Burkina Faso, Mali, Mauritania e Niger) contro i gruppi islamisti nel Sahel. Nella capitale è presente un contingente permanente di un migliaio di soldati che in questi anni ha anche garantito la sicurezza di Déby da tentativi di insurrezione (nel 2019 il ministro della Difesa Florence Parly riaffermò in Parlamento la necessità francese di “salvaguardare un alleato essenziale nella lotta contro il terrorismo nel Sahel”).

Macron ha condannato l’uccisione del presidente ciadiano affermando che “il Ciad perde un grande soldato e la Francia perde un amico coraggioso”, esprimendo la volontà di cooperare alla difesa “della stabilità e dell’integrità territoriale del Paese”.

Il gruppo colpevole dell’uccisione del Presidente è prevalentemente di etnia gorane (pastori nomadi del Sahara centrale) ed è stato fondato da Mahamat Mahdi Ali, per venticinque anni rifugiato politico in Francia e militante del Partito Socialista, tornato nel 2016 per organizzare le forze insurrezionali a nord del Paese.

Il Parlamento aveva appena nominato Idriss Déby Itno “Maresciallo del Ciad” per aver guidato l’ennesima offensiva contro i ribelli. Qualcuno si domanda quale sia stato l’ultimo leader a morire in battaglia: c’è chi nomina Gheddafi (del quale Déby era alleato sin dai tempi della sua presa del potere, pianificata appunto in Libia), anche se “non ha scelto di combattere personalmente in battaglia”, e chi risale ai tempi di Francisco Solano López, Presidente paraguaiano che passò la vita a combattere con gli Stati confinanti e morì in uno scontro con i brasiliani il 1º marzo 1870.

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