Ripubblichiamo un “ricordo” del grande poliglotta italiano Alessandro Bausani (1921-1988) da parte del matematico e divulgatore scientifico Roberto Vacca, apparso per la prima volta su “Il Crocevia” (ora offline) nel 2008
La mia vita nei primi decenni si intrecciò in molti modi con quella di Alessandro Bausani. La sua famiglia abitava al terzo piano e la mia al quarto del palazzo in via Ruggero Bonghi 26 a Roma. Mi raccontarono [io non lo ricordo] che quando Sandro aveva una decina d’ anni vide mia madre che leggeva giornali arabi (Al Ahram del Cairo, altri giornali libanesi e siriani dai quali redigeva notiziari per Oriente Moderno). Le chiese cosa fossero, poi disse: “Signo’, m’insegna l’ arabo?”.
Con scarsa fiducia, mia madre gli prese un quadernetto e cominciò a dargli lezioni – e Sandro imparò l’arabo rapidamente come fece poi con un’altra trentina di lingue. Parlava perfettamente tutte le lingue europee compreso il basco e dopo l’arabo imparò persiano, urdu, pashtu, turco, malese, cinese, esperanto. Durante la guerra parlava in persiano da radio Roma. Aveva 21 anni e nessuno credeva che non fosse persiano di nascita. Gli amici iraniani lo chiamavano Iskhander Khorasani perché pare avesse un leggero accento di Khorasan.
Da adolescente aveva inventato una lingua, il markusko, che subì evoluzioni simili a quelle delle lingue vere e di cui racconto’ in un suo libretto pubblicato in tedesco, Geheim und Universal Sprachen (“Lingue Segrete e Universali”). Usava il markusko in un gioco di politica mondiale che aveva inventato, con sua sorella, mia sorella. Io avevo 6 anni meno di lui e fui ammesso brevemente a giocare quando avevo circa 8 anni. Cominciammo a diventare amici quando avevo 16 anni. Quando ne avevo 17 mi insegnò il tedesco – e in un anno mi portò a un livello tale che potei cominciare a fare traduzioni tecniche. Quando avevo una trentina d’anni studiai un po’ di russo e Sandro mi sfidava a parlare russo sostituendo a tutte le vocali la a oppure la i.
Nei primi anni Sessanta mi disse se gli insegnavo un po’ di matematica. In effetti ne sapeva già parecchia e dopo i miei modesti stimoli, ne imparò tanta di più. E imparò astronomia e storia dell’ astronomia (lo misero in commissioni di libera docenza e gli astronomi lo criticavano perché proponeva argomenti di lezione troppo difficili).
Studiava continuamente e sapeva di storia e di filosofia, di logica e di storia delle dottrine politiche. Ebbe consuetudine di studi e interessi con mio padre (Giovanni Vacca, matematico e sinologo). Con lui e con altri amici facevamo discussioni interminabili di politica e di filosofia e di scienza. I suoi pareri e le sue folgorazioni erano spesso paradossali e affascinanti. Ricordo una sua operetta forse ancora inedita, scritta quando aveva forse 24 anni: Itinerarium Mentis in Diabolum, in cui polemizzava con me e con altri privi dei suoi interessi e delle sue inclinazioni religiose.
Alessandro Bausani imparò e insegnò moltissime cose a moltissime persone. Un insegnamento vitale era quello che rendeva inutile un teorema di esistenza, perché forniva la dimostrazione concreta che un essere umano può essere anche così: aperto ad assorbire ogni vento di cultura, professionalmente ineccepibile, accademicamente perfetto ma non parruccone, spiritoso e brillante nelle esposizioni, sensibile alle espressioni e ai pensieri dei semplici e degli umili.
Mi pare che mi abbiano detto che il nonno paterno di Sandro era un contadino analfabeta dell’Argentario. Il dettaglio suonerebbe incredibile e, invece, completa questo quadro straordinario di un uomo modesto e ineguagliabile. Alcuni suoi tratti di carattere a taluno risultavano irritanti, ma tutto doveva essergli perdonato perché non c’è dubbio che il mondo sia ora diverso e migliore a causa del fatto che un uomo come Alessandro Bausani è esistito e ha lasciato tracce profonde nella mente di tanti di noi. Sandro ha creato molti memi che viaggiano e viaggeranno a lungo nelle biblioteche e nei cervelli. Non ha avuto figli biologici, ma la sua eredità intellettuale è condivisa da molti e si fa strada anche nelle menti di persone che non lo hanno nemmeno sentito nominare.