Per l’ennesima volta è risuonata nelle nostre aule istituzionali la frase “Chi salva una vita salva il mondo intero”: questa volta l’ha citata il senatore Alessandro Alfieri per perorare la causa della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, dissidente detenuto nelle carceri egiziane:
«Si apre quindi una nuova fase, favorita anche dall’ascesa della nuova leadership americana, e noi dobbiamo approfittarne. In che modo? Dobbiamo mettere in grado il Governo di fare la propria battaglia direttamente in sede bilaterale, ma anche a livello europeo e in tutte le sedi, a livello sia di NATO, che di ONU. Ricordo che il Patto atlantico è nato non solo con l’esigenza di garantire la stabilità e la sicurezza del nostro Continente, ma anche per mettere insieme una comunità che condivideva valori e principi comuni. Ci dobbiamo muovere dentro questo sentiero stretto. Condividiamo la mozione proposta dal collega Verducci, con la consapevolezza, attingendo alla tradizione, alla storia e alle nostre origini, che, come scritto nel Talmud, “Chi salva una vita salva il mondo intero”. Penso che a questo dobbiamo fare sempre riferimento quando ci battiamo per i diritti umani».
C’è davvero troppa carne al fuoco, dal punto di vista storico, politico e geopolitico, per commentare: limitiamoci all’affermazione che il Tamud abbia qualcosa a che fare con le “nostre origini”. L’idea è in sé sbagliata perché, a differenza di altri testi sacri, questo è stato scritto da ebrei per ebrei e non ha realmente mai influenzato la cultura extra-giudaica, nel senso che la mancata conoscenza per un non-ebreo è ininfluente ai fini di apprezzare la propria tradizione e storia. Tutto qua: l’antisemitismo non c’entra, ma le cose vanno viste dalla giusta prospettiva, altrimenti davvero si può dire qualsiasi cosa.
Peraltro, a dimostrazione di quanto affermato, sta la versione originale del motto in questione (mentre quella citata spesso è, come molti sapranno, presa dal kolossal hollywoodiano Schindler’s List del 1993): “Chi distrugge una vita di Israele [מישראל], è considerato come se avesse distrutto un mondo intero. E chiunque salva una vita di Israele [מישראל], è considerato come se avesse salvato un mondo intero” (Sanhedrin 4,5). Il fatto che in quasi tutte le traduzioni “popolari” sia omesso l’aggettivo o messo tra parentesi dipende dalla pratica del Darchei Shalom, la “via della pace”, tradizionale pratica rabbinica di edulcorazione volta a evitare inutili dispute o generare astio tra ebrei e gentili (in tal caso l’omissione è giustificata dal fatto che in molti manoscritti l’aggettivo non compare, perché considerato implicito rispetto al contesto).
Semmai è l’eventualità che la frase sia stata assimilata al nostro patrimonio culturale a dirci qualcosa sulla nostra tradizione e storia, caratterizzata appunto da una forma di universalismo radicalmente differente da quella ebraica.