«EBREI. Autoproclamatisi “Popolo eletto”, sono vittime di razzismo. Dopo quello che hanno passato, hanno sempre ragione. Schierarsi necessariamente dalla loro parte. In occasione della Giornata della Memoria, proclamare: “Occorre mantenere vivo il ricordo perché certe cose non accadano mai più”. Se non lo si è, evitare di fare battute sugli ebrei, pena la pubblica riprovazione seguita da licenziamento o dimissioni. Tenere altresì a mente che qualsivoglia critica anche minima alla politica estera dello Stato di Israele comporta l’iscrizione d’ufficio nella lista degli antisemiti e dunque la conseguente pubblica riprovazione seguita da licenziamento o dimissioni. Da ciò non sono esclusi neppure gli ebrei, come dimostra il caso del professor Ariel Toaff, figlio dell’ex rabbino capo della comunità ebraica romana nonché rabbino a sua volta, che comunque non aveva criticato tale politica, ma solo scritto un libro citando certi usi e costumi medievali del Popolo eletto. Evitare di chiamarli rabbini»
(Giuseppe Culicchia, Mi sono perso in un luogo comune, Einaudi, Torino, 2016, pp. 82-83)