È increscioso che animalisti e vegetariani non abbiano avuto nulla da ridire riguardo alla recente iniziativa europea di commercializzare alimenti a base di insetti: a quanto pare esistono creaturine di serie A e B. Nessuno si è alzato a denunciare l’entomocidio prossimo venturo, non una sola manifestazione contro la riduzione a condimenti di questi minuscoli sovrani di giganteschi microcosmi (come l’invincibile tarantola o l’orgoglioso scorpione).
Eppure lo sterminio è già in atto: come denunciano da anni gli scienziologi, “in trent’anni sono scomparsi tre quarti degli insetti alati, dalle farfalle alle api”. E ora ce li vogliamo pure mangiare! Per fermare l’insetticidio, mi permetto di proporre alcune alternative.
La prima è il ratto, che può essere catturato (e cucinato) in modo totalmente naturale, come insegna questo historic hunter americano. Basta solo un bel fuoco purificatore: lo chef assicura che anche le palline e il cuore del sorcio sono saporitissime (sempre ben arrostite).
In molti Paesi asiatici i ratti sono considerati una prelibatezza: ad esempio i cinesi per cucinarli adottano un’antica ricetta, che in Occidente è tradotta come “pollo alle mandorle” (è solo una battuta).
La seconda alternativa è la nutria, che lo chef Philippe Parola propone in fricassea con la sua parte migliore, l’anteriore (la cosiddetta “sella”).
Le nutrie, al contrario della credenza comune, non sono topi, ma piccoli castori: dunque sono vegetariane e non portano malattie. Il loro gusto è praticamente identico a quello del coniglio e incentivarne il consumo sarebbe molto utile al nostro ecosistema, poiché, come scrive “Affaritaliani”,
«la presenza della nutria nel nostro Paese è relativamente recente, fu infatti introdotta negli anni ’50, a sostegno dell’allevamento integrativo del reddito famigliare della popolazione rurale. Con il crollo del mercato della pelliccia del castorino questi allevamenti sono stati abbandonati […] [e ora] si pone il problema della sua gestione visto che, riproducendosi a tassi molto elevati, è in grado di modificare in maniera consistente gli equilibri degli ecosistemi e provoca anche danni ingenti alle coltivazioni agricole».
Anche questo è un piatto diffuso praticamente in tutto il mondo; sembra quasi che gli unici a non mangiarla siano proprio gli italiani…
PS: Sinceramente non sono riuscito a capire se in Italia sia legale o meno consumare carne di nutria (mentre quella di ratto sono certo sia vietata), quindi a scanso di equivoci specifico che questo è soltanto un post satirico (anche se sull’insensibilità nei confronti degli insetti da parte degli animalisti ero abbastanza serio).