Il 9 agosto 2023 Craig DeLeeuw Robertson, un pensionato di 74 anni di Provo (Utah), è stato ucciso da degli agenti dell’FBI durante una perquisizione in casa sua conseguente ad alcune minacce di morte postate su Facebook nei confronti di Joe Biden ed altre personalità politiche.
Robertson, veterano del Vietnam, militante repubblicano e -ovviamente- mormone (come la maggioranza degli abitanti dello Stato), avrebbe ricevuto una prima “visita” dell’FBI nel marzo scorso per aver scritto sul suo profilo Facebook di voler uccidere il procuratore di Manhattan Alvin Bragg (che ha incriminato Donald Trump per l’affaire Stormy Daniels), facendogli “un bel buco in fronte” con il suo fucile per poi “guardarlo contorcersi mentre una goccia di sangue cola dal buco e la sua anima scivola verso l’inferno!”.
L’ultimo blitz dei federali sarebbe invece dovuto a ripetuti messaggi contro il Presidente in carica, definito da Roberston Biden the Marxist e Buffoon-In-Chief, e a minacce stesse dirette agli agenti dell’FBI che a suo dire volevano “impedirgli il diritto alla libertà di parola”, affermando che gli avrebbe fatti fuori con la sua .45 ACP nel caso si fossero presentati di nuovo a casa sua.
Negli ultimi giorni il Nostro avrebbe scritto su Facebook di “aver sognato il corpo decapitato di Joe Biden in un parcheggio di Washington” e che “forse l’Utah diventerà famoso questa settimana come il posto in cui un cecchino ha fatto fuori Biden il Marxista“.
Sembra che il messaggio che abbia fatto scattare la perquisizione risalga all’8 agosto, quando Robertson avrebbe scritto di voler rispolverare la sua vecchia tuta mimetica e il suo M24 Sniper per accogliere il Presidente in visita nello Utah.
For anyone wondering what he posted. https://t.co/UQJ2s0RGNE pic.twitter.com/xxU1Swmbep
— I,Hypocrite (@lporiginalg) August 10, 2023
Come hanno dichiarato alcuni vicini della vittima, uno squadrone di teste di cuoio (i cosiddetti SWAT) si sarebbe presentato alle 6 di mattina di fronte alla casa di Roberston e dopo uno scambio di battute (quest’ultimo avrebbe più volte urlato “Non ho infranto nessuna legge federale”) sarebbero partiti decine di colpi. I filmati pubblicati in queste ore dai media americani confermerebbero le testimonianze.
Un commentatore conservatore definisce su Twitter Robertson “un vecchio handicappato di 150 chili” e stigmatizza l’enfasi posta sulla presunta minaccia da egli rappresentata dagli stessi media che invece adottarono ben altri toni descrivendo, per esempio, la terrorista transessuale che ha fatto una strage di bambini in una scuola cristiana pochi mesi fa.
Comunque la si voglia pensare, è quasi scontato definire questa storia profondamente americana: nel suo piccolo mi ha riportato alla mente la vicenda di Milton William Cooper (1943–2001), anch’egli veterano del Vietnam, sostenitore di praticamente tutte le teorie del complotto e autore della summa Behold a Pale Horse (risalente 1991 e che ha rappresentato per decenni la bibbia di “miliziani” e rapper), morto appunto in uno scontro con degli agenti venuti ad arrestarlo per le sue ripetute liti con i vicini (ai tempi non c’erano ancora i social).
Per quanto riguarda i nostri tempi, essa rappresenta invece un esempio estremo di boomerpostaggio [boomerposting], disciplina che in America si esprime in modalità più ipercaloriche e hollywoodiane di quelle nostrane ma che nella sostanza si rifà a uno Zeitgeist generazionale pressoché identico (ovviamente anche a causa dell’americanizzazione di tale generazione).