Gerusalemme assediata dall’estremismo ebraico

Negli anni ’80 la violenta ideologia anti-araba del rabbino Meir Kahane era considerata così estremista che Israele lo cacciò dal parlamento e gli Stati Uniti misero il suo partito, il Kach, nella lista nera dei gruppi terroristici. Oggi, i suoi discepoli invece marciano per le strade di Gerusalemme urlando “Morte agli arabi” e rendendosi protagonisti di numerose aggressioni ad arabi.

Gli ammiratori di Kahane sono stati eletti in parlamento alle ultime elezioni come alleati del Likud di Netanyahu. Il loro ritorno fa parte di un più ampio spostamento a destra della società israeliana, dove i discepoli di Kahane non sono certo i soli ad adottare una linea dura nei confronti dei palestinesi e a rafforzare la retorica anti-araba.

I partiti di destra che sostengono gli insediamenti ebraici e si oppongono all’indipendenza palestinese hanno ottenuto la maggioranza dei seggi, e Netanyahu e altri leader di destra considerano la minoranza araba di Israele come una “quinta colonna” (tranne nei casi in cui hanno bisogno dei loro voti).

Durante il suo unico mandato in parlamento a metà degli anni ’80, Kahane veniva evitato dagli altri colleghi e spesso teneva i suoi discorsi in una camera vuota. Il suo programma prevedeva espulsioni di massa dei palestinesi e divieto di matrimoni misti tra arabi ed ebrei. Venne sospeso per aver agitato un cappio contro un parlamentare arabo e alla fine gli fu impedito di candidarsi nel 1988. Due anni dopo fu assassinato da un egiziano-americano a New York ma la sua ideologia è rimasta influente in Israele.

Nel 1994, il seguace di Kahane Baruch Goldstein uccise una trentina di musulmani e ne ferì un centinaio in preghiera a Hebron: ciò costrinse sia Israele che gli Stati Uniti a considerare il suo movimento Kach e la sua propaggine, Kahane Chai, come gruppi terroristici.

Itamar Ben-Gvir, un ammiratore del defunto rabbino che tiene una foto di Goldstein appesa in soggiorno, ed è stato eletto al parlamento israeliano nel blocco HaTzionut HaDatit (“Sionismo Religioso”), raggruppamento di estrema destra riunitasi su sollecitazione di Netanyahu, è diventato una “star” dei talk show nazionali, terzo politico più intervistato alla TV e alla radio dopo lo stesso Netanyahu e Naftali Bennett, altro politico di destra.

Ben-Gvir ha organizzato visite provocatorie nelle aree arabe ed è stato una presenza quasi costante a margine dei recenti scontri, radunando sostenitori ultranazionalisti per affrontare i palestinesi e affermare il “potere ebraico”, come si chiama il suo partito (Otzma Yehudit). La scorsa settimana ha aperto un “ufficio” parlamentare in un quartiere arabo di Gerusalemme est, dove i coloni ebrei stanno cercando di cacciare i palestinesi dalle loro case.

Lunedì un razzo di Hamas ha interrotto la parata che celebra l’annessione di Gerusalemme est da parte di Israele. Attraverso un canale telegram kahanista una folla si è riunita nel sobborgo di Bat Yam di Tel Aviv per aggredire un arabo per rappresaglia. L’attacco ha inorridito l’opinione pubblica ed è stato ampiamente condannato anche dai politici di estrema destra. I media israeliani hanno riferito che il capo della polizia del paese ha accusato Ben-Gvir di voler incitare una “intifada” ebraica.

Ben-Gvir è diventato celebre per aver vandalizzato l’auto dell’allora primo ministro Yitzhak Rabin nel 1995: “Siamo arrivati ​​alla sua macchina e arriveremo anche a lui”, disse poche settimane prima che il Presidente fosse assassinato da un estremista ebreo contrario alle sue politiche di distensione. Come difensore di lungo corso (anche in qualità di avvocato) degli estremisti, è attento a non entrare in conflitto con le leggi contro l’incitamento, e anche se definisce Kahane “giusto e santo”, è comunque capace di prendere le distanze dal rabbino al momento giusto.

Dall’attentato a Rabin Israele si è spostato ancora di più a destra, spinto dal fallimento degli sforzi di pace, dai ripetuti cicli di violenza e dai cambiamenti demografici. I sostenitori di Ben-Gvir sono in gran parte ebrei religiosi e ultraortodossi, che tendono ad avere famiglie numerose.

Netanyahu sperava di attingere a questo bacino elettorale, riunendo un blocco di estrema destra con Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, altro ultranazionalista. Ironia della sorte, essi hanno invece sventato il suo piano di farsi sostenere da un piccolo partito arabo necessario per ottenere una maggioranza parlamentare.

Dan Meridor, ex ministro della giustizia e storico rappresentante del Likud, il quale ha contribuito a guidare gli sforzi per bandire Kahane dal parlamento nel 1988, ritiene che Netanyahu abbia commesso un grave errore nell’aver riabilitato i suoi seguaci: “Legittimare i kahanisti è un errore tragico per il Likud”.

I cittadini palestinesi di Israele, d’altra parte, vedono Ben-Gvir come l’ultimo di una lunga serie di politici israeliani – incluso Netanyahu – che li hanno trattati come cittadini di seconda classe, se non nemici dello stato. Diana Buttu, avvocato e analista palestinese, dice che è facile per gli israeliani liquidare i kahanisti come un gruppo marginale, “ma agli occhi di un palestinese a ogni livello politico, in ogni partito israeliano, esiste una qualche forma di razzismo anti-palestinese“.

Fonte: Radical rabbi’s followers rise in Israel amid new violence (Associated Press, 14 maggio 2021)

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