I peggiori film horror del 2022 (III): Das Privileg, Old People, Hatching – La forma del male, Crimes of the Future, Jaula

Voglio rivelarvi i dettagli rilevanti della trama di alcuni film horror appena usciti per rovinarvi l’effetto sorpresa (scusate se non dico “spoilerare”) e farvi risparmiare soldi ma soprattutto tempo.

PRIMA PARTE:

I peggiori film horror del 2022 (I): Master, Speak No Evil, Mr. Harrigan’s Phone, Black Phone, Grimcutty,

SECONDA PARTE:

I peggiori film horror del 2022 (II): Monstrous, X: A Sexy Horror Story, My Best Friend’s Exorcism, Orphan: First Kill, Choose or Die


Liquidiamo subito due horror dalla Germania sempre “netflixati”: The Privilege (Das Privileg) e Old People (titolo in inglese anche nell’originale). Il primo sembra uno speciale del Canale 262 sulle élite che si nutrono di sangue per mantenersi eternamente giovani: si tratta della versione tedesca di Scappa – Get Out (che se non altro era più incalzante) però più sconclusionata e scontata. Sembra che Netflix stia producendo lo stesso identico film: vecchi demoni bianchi che si approfittano della gioventù per mantenere il proprio privilegio (occhiolino occhiolino Schwarze Leben zählen). E questa è la trama della seconda pataccata, Old People, che sembra quasi uno spot elettorale di +Europa o del partito di Calenda (come si chiama?): dei vecchiacci incazzati decidono di fuggire dall’ospizio e fare una strage in un paesino tedesco dove una giovane ragazza bianca sta sposando un nero. La pellicola avrebbe l’ambizione di fare “critica sociale”, come si dice, ma è semplicemente un film zombie con dei novantenni al posto dei morti viventi (il che alla fin fine non fa molta differenza). La morale è incomprensibile: non bisogna lasciare gli anziani soli perché meritano rispetto oppure bisogna sfancularli perché sono bigotti e insopportabili? La battuta finale del film, da parte della adolescente sopravvissuta alla furia del nonno, è qualcosa del tipo “Forse è esistita un’epoca in cui vecchi e giovani non erano nemici”. Ma che caaaz…?

Liquidiamo in due frasi Wrong Turn, del quale non posto nemmeno la locandina sia perché è del 2021 (ma in Italia è stato distribuito solo in home-video a partire dal mese scorso) sia perché è una pagliacciata totale: un gruppo di coglioni turisti si imbatte in dei vecchi stronzi una setta durante una scampagnata per gli Appalachi. Il film fa parte di una serie che va avanti dai primi Duemila ma che sinceramente non mi interessa approfondire: mi è bastato questo capitolo, che sarebbe il settimo. È incredibile come dagli anni ’70 gli americani riescano a fare esattamente lo stesso film: giovani turisti sprovveduti a cui dei puzzolentissimi redneck/hillbilly danno la caccia nelle foreste degli Appalachi. In tal caso però la contrapposizione città/campagna è al di sotto degli standard fumettistici.

Abbandoniamo per un po’ l’America e passiamo alla Finlandia (lol): nelle sale italiane è appena uscito Hatching – La forma del male, un body horror (secondo Wikipedia: “sottogenere in cui i sentimenti di orrore e paura nello spettatore vengono creati attraverso la rappresentazione di deformità fisiche del corpo”) ambientato in una famiglia medio-borghese (attenzione: “critica sociale” in agguato) dove la madre-tigre ossessiona la figlia ginnasta, che riversa le sue ansie su un uovo di corvo fino a farlo diventare un suo doppio mostruoso. Purtroppo a furia di guardare porcherie ci si inardisce il sensore estetico: non per questo però riuscirei a gridare al capolavoro, anzi. Hatching (Pahanhautoja nell’originale) è l’ennesimo horror che non fa mai paura e neppure inquieta, semmai si perde in cerebralismi privi peraltro di forti sostegni letterari: il tema del doppelgänger è ridotto alle dinamiche madre/figlia nella prospettiva psicologica più spicciola possibile. La tentazione di urlare “Ma che cagata pazzesca” è sempre dietro l’angolo. Molti critici hanno scomodato David Cronenberg, ma rispetto al Maestro qui è tutto troppo “nordico”, cioè asettico e impersonale, piuttosto che “elegante” ed “estetizzante” come la regista vorrebbe.

Abbiamo evocato  il Maestro, e dunque dobbiamo -purtroppo- chiamare in causa anche Crimes of the Future, il nuovo film di Cronenberg che riprende il titolo da uno dei suoi capolavori seminali del 1970 ma che non è un remake, semmai una sorta di parodia di un suo film tipico. O forse sono io che sto diventando troppo vecchio per apprezzare Cronenberg da vecchio – ma la bruttezza della sua ultima opera mi fa anche sorgere sospetti retrospettivi sul resto della sua filmografia. Diciamo che questo sarebbe un horror d’autore, quindi non avrebbe nulla a che spartire con tutti i film citati finora: in tal caso non ci si sentirebbe obbligati a provare paura, ma ci si metterebbe nella giusta predisposizione per godersi anche l’esercizio più cervellotico che un maestro voglia propinarci. E questo è l’esercizio: un artista transumanista in un futuro postapocalittico scopre che l’uomo può evolvere per mangiare la plastica, ma il governo tenta di impedire tale evoluzione in un crescendo di performance artistiche basate su operazioni chirurgiche in pubblico stile Circo Barnum e fellatio intestinali (sic). Qui la masturbazione mentale va davvero oltre il limite: c’è la feticizzazione di tutta la sua opera, c’è un’appropriazione indebita dell’iconografia classica (nella scena finale il faccione di Viggo Mortensen dovrebbe rimandare al volto lacrimante di Renée Falconetti nella Giovanna d’Arco di Dreyer, ma l’effetto è proprio quello di Fantozzi nella carrozzella nel rifacimento della Corazzata Kotiomkin) e c’è una sequela di scene inguardabili e vomitevoli. Non siamo più negli anni ’70: questo è davvero mettere vino nuovo in otri vecchi. Cronenberg è un rincoglionito e le sue “provocazioni” sono al di sotto della programmazione della domenica mattina di qualsiasi rete Mediaset. Ver-go-gna Ver-go-gna Ver-go-gna.

Chiudiamo la carrellata di merda con Jaula, opera prima di Ignacio Tatay uscita su Netflix l’altroieri ma che già vi spoilero: è un film soporífero (ho usato l’aggettivo tante volte, ma questa volta è in castiglliano) su una bambina rapita. Il vicino strambo della coppia spagnola protagonista rapisce una bambina tedesca e poi gliela fa ritrovare in strada affinché loro la adottino e poi la restituiscano ai servizi sociali. Trama troppo contorta per essere credibile, non vi perderete nulla. A parte che è offensivo il fatto che solitamente a rapire le bambine sono austriaci e americani eppure deve finirci per forza di mezzo l’Europa Meridionale, quello che non sopporto è l’assoluta sfiducia nei confronti dello spettatore, che questa volta si manifesta nella spiegazione didascalica (con tanto di ripetizione delle sequenze) di come questo vicino maniaco abbia rapito una bambina e poi l’abbia sbolognata alla villetta accanto. Non c’è nulla di “spagnolo” in questo horror, se non gli elementi patriarcali e familistici che qualche trans d’oltreoceano vorrà trovarvi. Non fa paura, è noioso, è una merda. L’idea non è nemmeno buona perché, come ho già ricordato, i bambini vengono rapiti a Vienna o a Cleveland e non in Andalusia.

One thought on “I peggiori film horror del 2022 (III): Das Privileg, Old People, Hatching – La forma del male, Crimes of the Future, Jaula

  1. Ciao Mister, hai visto Nope ?
    Se si, che ne pensi?
    Anche a me Crimes of The future ha fatto discretamente schifo, ma sono stato sommerso da recensioni entusiastiche e colate di miele sull’ opera del regista canadese.
    Buon pomeriggio.

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