Vi sarete accorti che ormai scrivo un pezzo ad ogni morte di Papa, anzi ancora meno perché ho “bucato”, anzi “abissato” (è passato quasi un mese) la notizia della scomparsa del mio supereroe preferito, Joseph Ratzinger. Il motivo non è solo di natura burocratica (impedimenti vari | mancanza di entrate | organizzazione di controcomplotti) ma anche spirituale, perché obiettivamente non riesco a non interpretare la figura di Benedetto XVI se non in maniera ambigua (absit iniura verbis), come una rappresentazione divinamente plastica (ma non vorrei suonare blasfemo) che la via della tradizione sia sbarrata per sempre, o nel peggiore dei casi solo un vicolo cieco. L’evento della sua abdicazione (che naturalmente è stata accolta dal mondo nella forma profana delle “dimissioni”, se non della rinuncia o della fuga) ha sterilizzato a posteriori tutti i semi piantati nel suo entusiasmante (dalla prospettiva di chi serbi ancora un fede vagamente somigliante a quella dei padri) pontificato.
Buttar giù qualcosa di serio è perciò arduo, anche perché persino un bilancio positivo comporterebbe troppi “se” con cui riscrivere tutto l’affaire: se Ratzinger fosse rimasto semplicemente al suo posto… se fosse sopravvissuto una decina di anni (ad onta di chi ne dava la morte imminente per giustificarne il gesto sconcertante)… se avesse retto la cattedra di Pietro infermo, malato o ai limiti della demenza… se il suo calvario avesse fatto pietà ai nemici… se non ci fosse stata una transizione così spietata e annichilente… o se non ci fosse stata proprio alcuna transizione, e le pressioni dei potentati fossero state edulcorate con qualche santa astuzia (altro che pseudo-gesuitismo bergogliano!), tipo l’ermeneutica della continuità ecc…
Come potete osservare, non è possibile limitarsi a encomi o necrologi di circostanza né inalberarsi sulla scia di illazioni e supposizioni, soprattutto se la persona che si interroga su tutto ciò è credente: altrimenti, da atei, sarebbe facile scomodare la teologia politica o il “complottismo sacro” (quello degli état d’esprit e delle potenze dell’aria e dell’Anticristo nelle vesti di Obama, Clinton, Biden o Bergoglio stesso). L’unica cosa che posso fare, seriamente, è giocarmi i numeri di Ratzinger al lotto, e cioè la magica cinquina della sacra cabala verace: data (31-12-22) e ora (9:34) di morte.
L’ispirazione, a dirla tutta, mi è giunta da un articolo di Libero (Papa Ratzinger, 31-12-22: il significato nascosto nella data della morte di Ignazio Stagno), un esercizio di aritmomanzia ai limiti della patafisica, che tra le altre cose attesta che:
«[Il primo numero, il 31] corrisponde alla parola ebraica “el”, “Dio”. La “gloria del Signore” si mostra agli israeliti proprio 31 giorni dopo l’esodo dall’Egitto. Ma la simbologia legata alla morte del Papa non finisce qui. Poi c’è il 12: nelle religioni bibliche, dodici è il numero dei figli di Giacobbe/Israele e dai patriarchi discendono le 12 tribù di Israele. E ancora: 12 è il numero dei profeti minori biblici e il ritrovamento di Gesù nel Tempio avviene all’età di 12 anni. Inutile poi ricordare i 12 apostoli del Messia, ma anche il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: le ceste sono 12. Nell’Apocalisse di Giovanni, al versetto 12, appare “un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”.
La Gerusalemme celeste ha 12 porte e nelle stazioni della Via Crucis, la dodicesima è quella della morte di Gesù. Poi c’è il numero 22, e anche questo è denso di significati nella numerologia cristiana: 22 è il numero dei capitoli dell’Apocalisse di S. Giovanni. La data della morte del Papa dunque ha alcuni significati che ricongiungono Ratzinger al suo percorso affrontato nella Chiesa. Un Papa che ha messo al centro del suo cammino la difesa della cristianità davanti alle incognite di un futuro sena più tradizioni e valori».
Forte dei segreti della scienza cabalistica, ho potuto constatare che dal 2 gennaio i numeri (ripetiamoli: 9-12-22-31-34) si stanno timidamente (nello stile di Ratzinger) affacciandosi tra le ruote: giovedì 5 sono usciti 12-31 su Torino (una delle ruote su cui andrebbe giocato specificamente, assieme a Genova -per la G nel cognome del de cuius– e naturalmente Roma), Giovedì 12 su Bari il 12 e il 31, Martedì 17 su Milano 22-31 e su Torino 9-22, infine (per il momento) 22-31 su Venezia sabato 21 gennaio. Chi giocherà tale cinquina cum grano salis potrà decisamente trarne qualche soddisfazione.
Direi che con tutto questo mi sono reso abbastanza ridicolo. Resta solo una preghiera per l’Ultimo Papa:
Requiem aeternam dona ei, Domine, et lux perpetua luceat ei. Requiescat in pace. Amen
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4859_Don-Lorans_San_Pietro_a_Roma_nella_nebbia.html