La Germania vuole l’ennesima Götterdämmerung per l’Europa?

Il Nord Stream, l’ambizioso gasdotto che collegava l’energia russa all’industria europea, è stato ora trasformato in “a piece of metal resting on the seabed”, come lo aveva descritto in tempi non sospetti (marzo 2022) la grand commis ebreo-americana Victoria Nuland (quella, per intenderci, del f*ck europe, ora sottosegretario agli Esteri per Biden).

Un’opera costata miliardi di euro, già ridotta politicamente a un “grosso pezzo di metallo in fondo al mare” per la sudditanza di Berlino a Washington, adesso è diventata tale anche materialmente: il gas residuo contenuto nelle linee parallele (la prima bloccata con le sanzioni anti-russe, l’altra mai partita per le minacce americane) che in questi giorni sta fuoriuscendo dal Mar Baltico serviva per mantenere efficiente la struttura in vista di una eventuale ripartenza.

Non è possibile capire le responsabilità del sabotaggio, che è a tutti gli effetti un atto terroristico: l’unica ipotesi che si può fare è che dietro l’operazione, per i mezzi e le risorse impiegate, debba esserci quasi sicuramente uno Stato – anche se in questi tempi assurdi è lecito dubitare persino di ciò, considerando lo strapotere di oligarchi, finanzieri (filantropi) e organizzazioni non governative. Non esiste attualmente alcuna prova chiave sui mandati, e nemmeno sugli esecutori: al momento sarebbe dunque un esercizio sterile rimpiazzare le tradizionali 5W del giornalismo con le 2C del gombloddismo (Cui prodest? / Cui bono?).

Certo, risulta difficile credere che la strategia di Putin rispecchi quella del marito che, secondo un noto proverbio italiano, si taglia le palle per fare un dispetto alla moglie: tuttavia, è un fatto che la stampa tedesca si sia completamente allineata a quella anglo-americana addebitando le responsabilità dell’attacco interamente alla Russia. Forse si può partire da questo: dall’atteggiamento schizofrenico e irresponsabile tenuto dalla Germania nei decenni in cui le è stata conferita la guida politica, economica ed energetica del Vecchio Continente.

Gli italiani sono sempre pronti ad autodenigrarsi, ma come si sono comportati i leader tedeschi a livello diplomatico con gli Stati Uniti? Il Nord Stream ha sempre rappresentato un problema sin dal primo giorno della sua messa in moto, indipendentemente da chi governasse a Washington: gli avvertimenti e le minacce sono state recapitate sia dal Nobel per la Pace Obama che dal “mostro” Donald Trump senza soluzione di continuità. Eppure i tedeschi hanno fatto finta di nulla, in un misto di codardia e fancazzismo che non sono nemmeno riusciti a mascherare da “napoletanità” (noi italiani perlomeno abbiamo qualche alibi, non ci spacciamo come superuomini in grado di portare a termine qualsiasi progetto “costi quel che costi”).

Anche ora che si rischia una Terza guerra mondiale, i tedeschi non sono disposti ad abbandonare tale atteggiamento: per esempio, a metà settembre 2022 hanno nazionalizzato le raffinerie del gruppo petrolifero russo Rosneft presenti in Germania. Un’iniziativa inaccettabile che il cancelliere Olaf Scholz ha rivendicato con un certo orgoglio (mentre avrebbe dovuto solo tacere nella vergogna): questo, forse, sarebbe l’argomento più forte per i “complottisti mainstream” che incolpano senza prove la Russia di aver fatto saltare il Nord Stream. In fondo, da parte di Putin la risposta sarebbe stata non dico giustificata, ma almeno comprensibile, a quello che assomiglia un atto di guerra (non uso il termine “dichiarazione” perché è troppo angosciante). Eppure non se ne può parlare perché i tedeschi sono “responsabili” e tutto quello che fanno è giusto, anche trascinare l’Europa in un conflitto nucleare per ordine degli Stati Uniti.

Ed eccoci finalmente al nuovo capitolo del “Libro Nero” dell’Europa a trazione tedesca: dopo eterne discussioni sulla necessità di un “tetto” al prezzo del gas (che noi europei siamo ovviamente costretti a indicare con l’espressione inglese price cap), da un giorno all’altro (29-30 settembre 2022) Berlino ha messo sul piatto 200 miliardi di euro per affrontare l’emergenza energetica. No, non sono “aiuti di stato” né “debito pubblico”: i virtuosi tedeschi con un’abile manovra hanno attivato il loro Wirtschaftsstabilisierungsfonds (ah, ecco perché usiamo l’inglese invece del tedesco), cioè il “Fondo per la stabilizzazione dell’economia” creato durante la crisi finanziaria del 2008 e usato anche per la pandemia, in modo da evitare qualsiasi procedura di infrazione (che comunque non ci sarebbe stata, quindi è solo un faticoso maquillage per continuare a mantenere l’immagine di superuomini).

Anche questa potrebbe apparire una risposta indiretta a una guerra “sotterranea”: segno che in ogni caso per l’establishment euro-tedesco “ha stato Putin”, persino qualora emergessero sospetti non più insabbiabili su una pista “occidentale” (usiamo questo aggettivo, va là). La situazione appare ormai compromessa almeno a livello diplomatico, e a questo punto l’unica cosa che l’Italia potrebbe fare è procedere a violare tutte le regole europee, nazionalizzare a raffica ed eventualmente provvedere a una uscita de facto dall’Unione (mantenendo però i residui vantaggi dello stare all’interno). Ci vorrebbe però un governo forte, nazionalista, sovranista: purtroppo abbiamo eletto Giorgia Meloni e dunque non si farà nulla.

D’altro canto, così come i tedeschi tengono alla loro immagine da “superuomini”, così gli italiani vogliono conservare quella di “sottouomini”. Li vedo già giustificare l’ennesima follia germanica al suono di autodenigrazione: “Loro possono farlo perché hanno il debito pubblico sotto controllo!”. Anche prendendo per buona questa stupidaggine (vale ancora la pena spiegare che il debito non c’entra nulla a una massa di decerebrati?), ci si domanda allora perché non abbonare almeno un omicidio casuale a un cittadino incensurato. Ma lasciamo perdere, tanto nemmeno dai presupposti illogici e irrazionali che noi stessi ci siamo imposti è possibile imbastire un ragionamento.

Sembra non ci sia nulla che si possa fare per fermare questa guerra, solo prendere decisioni individuali in base alla prospettiva che tutto stia per finire. Anche “godersi lo spettacolo” delle arrampicate sugli specchi e farci dei meme sopra può essere un’opzione, è chiaro. Quos Deus vult perdere, dementat prius.

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