Il maestro Lorenzo Ghielmi, 62 anni, organista e clavicembalista di fama internazionale, a inizio febbraio ha ricevuto la lettera di sospensione dalla Civica Scuola di Musica Claudio Abbado per essersi rifiutato di fare la terza dose. Ha scritto dunque una splendida lettera ai suoi studenti (riportata dal “Giornale d’Italia”) che riprendiamo anche noi, non prima di aver aggiunto che nel frattempo il professore si è ammalato di covid e dunque ha potuto “schivare” per qualche tempo l’allontanamento dall’incarico. Questo, è ovvio, non cambia nulla rispetto ai contenuti del suo appello che vale anche come testimonianza di una delle dittature più tragicomiche che l’essere umano abbia dovuto affrontare.
Per la cronaca, il Maestro ha dichiarato (come riporta oggi “La Verità”) di “stare già bene” e di sentirsi imbarazzato per aver “gioito per essersi ammalato”. Ha inoltre auspicato che si levino altre voci oltre la sua, per far capire ai politici che “è ora di smetterla”: «Le conseguenze di lacerazione sociale, di trionfo della burocrazia, di depauperamento delle possibilità economiche sono tali che la nostra classe politica dovrebbe smetterla di ragionare in maniera così miope».
“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire (…) ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare.”
Piero Calamandrei (1889 – 1956)Carissimi allievi, cari colleghi,
qualcuno mi ha chiesto se sono un Novax: non direi proprio, visto che mi sono vaccinato, seppure con una certa perplessità.Non voglio entrare in un dibattito medico che mi auguro prosegua sempre più secondo il metodo scientifico, senza né dogmi né censure a priori. Censure e dogmi che invece vediamo ogni giorno, con un trionfo della propaganda e della manipolazione dei dati sulla realtà; realtà che tutti noi sperimentiamo in prima persona e che non coincide con la narrazione che ci viene fatta dai media ufficiali.
La mia scelta è solo la conseguenza logica dei valori in cui credo, dei miei studi e dell’impegno per un mondo dove le persone possano esprimere, ciascuno a suo modo, le proprie potenzialità. La visione su cui cerco di improntare la mia vita e il mio lavoro quotidiano è che la persona abbia alcuni (pochi ma “buoni”) diritti pre-esistenti rispetto alle decisioni di qualsiasi Autorità. Altrimenti, banalmente, non si tratta più di diritti ma di concessioni.
Non siamo più nel 2020, quando il lockdown – a torto o a ragione – poteva essere giustificato dalla scarsa conoscenza su questo virus. Le politiche odierne legate al lasciapassare (traduciamolo giusto, “pass” non vuole dire “certificato”) hanno ormai ben poco a che fare con la salute delle persone. Per questo motivo, l’unico gesto che ritengo sensato è la disobbedienza.
Prendendo in prestito le parole di Erich Fromm: “L’atto di disobbedienza in quanto atto di libertà è l’inizio della ragione. Non è tanto un atteggiamento contro qualcosa, quanto un atteggiamento per qualcosa: per la capacità umana di vedere, di dire ciò che si vede, di rifiutare ciò che non si vede. Per farlo non occorre che l’uomo sia aggressivo o ribelle: basta che tenga gli occhi aperti, che sia ben desto e desideroso di assumersi le responsabilità di aprire gli occhi a coloro i quali corrono il rischio di perire per il fatto di essere immersi nel dormiveglia”.
Aprite dunque gli occhi e denunciate la discriminazione e il ricatto a cui sono sottoposte le persone che hanno deciso di fare delle scelte che riguardano il loro corpo. Se “vacciniamoci per gli altri” poteva avere un senso, fino a quando sembrava che il vaccino desse un’immunità, ora è chiaro che non è così. Se quindi anche se vaccinato, posso contagiarmi e contagiare, allora è solo una questione di libertà individuale: quella di scegliere cosa penso sia bene per me. Ed è su questa libertà che agisce il ricatto.
Codice penale art. 629. Il proprio corpo è inviolabile e la salute personale non è sacrificabile a tutela della salute pubblica.
Corte costituzionale. Sentenza 308/1990
Non è permesso il sacrifico della salute individuale a vantaggio di quella collettiva, ciò significa che è sempre fatto salvo il diritto individuale alla salute, anche di fronte al generico interesse collettivo.Norimberga, 1945. La somministrazione di farmaci contro la volontà del soggetto è un crimine contro l’umanità.
Costituzione italiana, art 32.
Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge; la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.Se poi gli interessi economici e la nuova tecnocrazia che avanza sono riusciti a prevalere anche su questi princìpi, tanto più è giusto non tacere.
La discriminazione passa innanzi tutto dal silenzio-assenso di chi vede e non fa niente. Quindi dobbiamo sentirci in parte colpevoli: lo so che ognuno di noi apparentemente si sente impotente, ma gli ideali si costruiscono solo grazie al piccolo contributo di ciascuno.
Il mio contributo passa attraverso la decisione, pagando di persona, di farmi sospendere. Abbandonare la Scuola mi costa molto: sono in Scuola Civica dal 1976, prima come studente e poi, da 41 anni, come docente. Più volte ho avuto offerte di trasferirmi all’estero, in istituzioni assai più prestigiose e remunerative, ma l’affetto per la “mia vecchia scuola” ha sempre prevalso. Cosa devo dire ora che mi ritrovo espulso con una mail di una burocrate, senza neppure una parola di comprensione dalla Direzione? Mi spiace molto per la situazione di difficoltà in cui metto qualcuno dei miei studenti (e questo pensiero è ciò che mi ha fatto esitare fino all’ultimo): vi auguro comunque ogni bene e mi troverete sempre disponibile a darvi quello che ho imparato sulla musica, quando i tempi e i luoghi cambieranno. Ma se nessuno di voi farà niente, temo che purtroppo non cambieranno…
Se queste due righe avranno trovato il tempo perché le leggiate, vi prego di condividerle fra i colleghi e gli amici. Scusatemi per il disturbo.
Lorenzo Ghielmi