Moliški Hrvati: cinquecento anni di amicizia croato-molisana

I croati del Molise (Moliški Hrvati) sono una comunità etno-linguistica stanziata storicamente nella provincia molisana di Campobasso, che costituisce la maggioranza nei tre comuni di Acquaviva Collecroce (Kruč), San Felice del Molise (Štifilić) e Montemitro (Mundimitar). Esistono circa mille parlanti nativi del dialetto slavomolisano, mentre per duemila individui esso rappresenta la seconda lingua.

La comunità ebbe origine dai croati fuggiti alle conquiste ottomane alla fine del XV e XVI secolo. Essa non ha un proprio etnonimo, ma tradizionalmente si definisce come Škjavuna (“slavi”). Dal 1999 i governi di Italia e Croazia riconoscono la comunità come minoranza croata in Italia, anche se l’espressione di croato-molisano è recente: i termini storici per questa comunità sono appunto Schiavoni, Sklavuni, Skiavuni e Šćavuni. Dal 1967 la minoranza è definita ufficialmente “Serbo-Croati del Molise”. La comunità descrive se stessa anche come naša krv (il nostro sangue) o braća naša (i nostri fratelli), oppure quelli “dall’altra parte del mare” (z one bande mora).

 

Le fonti dell’XI secolo menzionano le incursioni slave in Calabria e nella penisola del Gargano. Il filologo Gerhard Rohlfs ha rivenuto nei dialetti del Gargano resti lessicali croati antichi e due toponimi, Peschici (* pěskъ-) e Lesina (* lěsь, foresta) che rimandano al dialetto chakaviano. I primi toponimi italiani facenti riferimento agli “schiavoni” risalgono al XII secolo.

Secondo le testimonianze storiche, i croati giunsero in Molise all’inizio del XVI secolo. I documenti dell’archivio episcopale di Termoli indicano un primo approdo nel 1518 a Stifilić (San Felice). Un’iscrizione in pietra sulla chiesa di Palata, distrutta nel 1930, recitava Hoc Primum Dalmatiae Gentis Incoluere Castrum Ac Fundamentis Erexere Templum Anno 1531 (“I residenti della Dalmazia si insediarono per la prima volta in città ed eressero questa chiesa nel 1531”). L’assenza di qualsiasi turchismo nella poesia popolare è un’altra conferma di tale datazione.

L’esistenza di questa colonia slava fu menzionata per la prima volta nel 1850, e fu sconosciuta fuori dall’Italia nel 1855 quando il linguista Medo Pucić (originario di Ragusa), durante un viaggio a Napoli, udì un sarto che parlava con sua moglie in una lingua molto simile alla sua. Il sarto gli disse allora che veniva dal villaggio di Živavoda Kruč, allora parte del Regno delle Due Sicilie. Anche lo slavista russo Vikentij Makušev, mentre faceva ricerche sugli immigrati slavi a Napoli e Palermo, udì termini arcaici come rab, teg, kut, dom, gredem ecc., e non sapendo della loro origine dalmata, pensò fossero bulgari.

La lingua dei croati molisani appartiene al dialetto shtokaviano occidentale con accento ikaviano e detiene molte caratteristiche e lessemi del dialetto chakaviano. L’area di origine più probabile è appunto la Dalmazia: per alcuni studiosi l’entroterra di Zara e Sebenico, l’Istria meridionale o la valle della Neretva; secondo le caratteristiche linguistiche, altri ipotizzano l’area di Zabiokovlje e la riviera di Makarska.

Lipa Mara (“Bella Maria”): Canto croato di tradizione orale pervenuto nel XV sec. a Montemitro (Mundimitar) in provincia di Campobasso.

Lipa Mara homo u ružice.
Neču ke neču, se strašim do Karloviče!
Neču ke neču, se strašim do Karloviče!

Prvu ružicu ke se ju nabrala
se ju ponila nasri nambri moru.
Se ju ponila nasri nambri moru.

Kako se šuši ružica nambri moru,
nako se šuši srce Ivanjolu.
Nako se šuši srce Ivanjolu.

Sestre ti nosu mbriže na rukave,
bratja ti nosu perja na klobuke.
Bratja ti nosu perja na klobuke.

Šurle noge, bičve tafatane,
sestre ti nosu mbriže na rukave.
Sestre ti nosu mbriže na rukave,
bratja ti nosu perja na klobuke.

*

Bella Maria andiamo a cogliere violette.
Non voglio, non voglio, che ho paura di Karlovič!
Non voglio, non voglio, che ho paura di Karlovič!

La prima violetta che ho raccolto
l’ho portata davanti e in mezzo al mare.
L’ho portata davanti e in mezzo al mare.

Come appassisce la violetta davanti al mare,
così appassisce il cuore di Ivan.
Così appassisce il cuore di Ivan.

Le sorelle  portano merletti nelle maniche,
i fratelli portano piume nei cappelli.
I fratelli portano piume nei cappelli.

Gambe slanciate, calze traforate,
le sorelle portano merletti nelle maniche.
Le sorelle portano merletti nelle maniche,
i fratelli portano piume nei cappelli.

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