Scontro diplomatico fra Turchia e Cina sulla questione uigura

La Turchia ha convocato l’ambasciatore cinese dopo che su Twitter due importanti politici turchi sono stati attacchi per le loro critiche alla repressione di Pechino contro gli uiguri nello Xinjiang.

L’ambasciata cinese ha voluto infatti condannare “fermamente” le parole di Meral Akşener, leader dell’İyi Parti (“Buon Partito”) e Mansur Yavaş, sindaco di Ankara, per aver commemorato gli scontri dell’aprile 1990 tra separatisti uiguri e forze governative cinesi. I resoconti su tali eventi variano, ma si ritiene che a essi siano seguiti da arresti di massa di uiguri, decine di migliaia dei quali si sono poi rifugiati in Turchia.

La Akşener, che fa parte dell’opposizione di destra al presidente Erdoğan, ha dichiarato che i turchi “non rimarranno in silenzio di fronte all’oppressione” e che combatteranno per l’indipendenza “assoluta” della repubblica autoproclamata degli uiguri del Turkestan orientale.

Mansur Yavaş, che è un membro di spicco del principale partito di opposizione CHP (Partito Popolare Repubblicano), ha detto invece che i turchi “sentono ancora la ferita del massacro nel Turkestan orientale come se fosse appena accaduto”.

L’ambasciatore cinese Liu Shaobin è stato convocato dal ministero degli esteri turco dopo aver affermato, sempre su Twitter, che “la controparte cinese si riserva il diritto di rispondere” ai commenti di Akşener e Yavaş.

“La Cina si oppone con determinazione a qualsiasi provocazione da parte di qualsiasi individuo o potere alla sua sovranità e integrità territoriale“, ha twittato l’ambasciata cinese, taggando gli account Twitter dei due politici turchi.

Il ministero degli Esteri turco ha espresso “disagio” per il tweet dell’ambasciata.

I gruppi per i diritti umani ritengono che almeno un milione di uiguri e altre minoranze per lo più musulmane siano incarcerati in campi di lavoro forzato nella regione nord-occidentale dello Xinjiang.

I legami culturali della Turchia con gli uiguri l’hanno resa una meta privilegiata per i rifugiati dallo Xinjiang. Molti però nella comunità (circa 60.000 persone) esprimono ora preoccupazione per la crescente dipendenza di Ankara dagli investimenti cinesi e dai vaccini contro il coronavirus.

Il mese scorso centinaia di uiguri si sono radunati a Istanbul per protestare contro una visita ufficiale del ministro degli Esteri cinese Wang Yi.

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