La Cina dona kit diagnostici alla Turchia: “Pagati da Atatürk”

Per due giorni è circondata sui social turchi la storia che, a fronte di un ordine da parte di Ankara di due milioni di milioni di kit diagnostici per il coronavirus alla Cina, Pechino avrebbe sottratto dal conto del lotto 50.000 pezzi con la motivazione che “li ha pagati Atatürk”. L’allusione riguarda l’invio di un milione di dosi di vaccino contro il colera in Cina deciso nel 1938 proprio dal Padre della Patria turca, che alla fine degli anni ’20 aveva anche fondato il primo Istituto d’Igiene della Turchia moderna (intitolato allo storico Ministro della Salute Refik Saydam), il quale aveva provveduto direttamente alla produzione del vaccino.

La notizia sarebbe stata annunciata su Twitter dall’attore turco Haluk Bilginer


e corroborata da un accademico soi-disant “nazionalista” (Kürşad Zorlu) e da un analista militare (Naim Babüroğlu).

A riportarla anche il foglio kemalista Yeniçağ (Çin 2 milyon virüs kiti gönderdi… Ücretini Atatürk ödedi dediler, 23 marzo 2020).

Tuttavia, la faccenda è già stata smentita da un sito di debunking turco, che in verità nega che siano state regalate tutti i due milioni di kit e non solo una piccola parte, ma conferma che Atatürk fece effettivamente inviare un milione di vaccini alla Cina.

La storia è interessante perché anche in Italia si è cercato di spacciare come “regali dalla Cina” forniture comprate con regolare contratto d’acquisto (come i famosi mille respiratori). In Turchia la questione è però più controversa, perché se noi non abbiamo particolari motivi di avversione nei confronti di Pechino, al contrario Ankara deve ancora gestire diplomaticamente e geopoliticamente la questione uigura, che rende i turchi piuttosto refrattari a questo tipo di “operazioni simpatia”.

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