Nell’ennesimo anno di delusioni per quanto concerne l’horror (non parliamo del resto), devo comunque segnalare un’opera degna di nota: Totally Killer di Nahnatchka Khan, prodotto e distribuito da Amazon. Non che sia un capolavoro, ma bisogna accontentarsi di quel che c’è.
Una ragazza dei nostri giorni torna indietro nel tempo (precisamente nel 1987) per fermare un serial killer che le ha ucciso la madre. Seppur con tono scanzonato e ironico, la pellicola affronta temi importanti come lo scontro generazionale (la protagonista rimane allibita dai “comportamenti problematici” dei suoi coetanei negli anni ’80 e passa il tempo a stigmatizzare il razzismo, il sessismo, il tabagismo e il bullismo), la spettacolarizzazione halloweeniana degli assassini seriali, ma soprattutto è -che io sappia- il primo film a chiamare in causa l’Effetto Mandela, cioè quel fenomeno che si manifesta nelle false memorie collettive e che in questo caso viene ricondotto, come nelle fantasie dei peggiori complottisti, alle modificazioni prodotte nel passato dai viaggiatori del tempo.
Rispetto a una pellicola come Auguri per la tua morte di Christopher Landon, con la quale condivide qualche similitudine (universi paralleli, protagonista femminile, riferimenti a Scream), Totally Killer ha il pregio sia di non essere eccessivamente cervellotico sia di essere molto più politicamente scorretto di qualsiasi altra pellicola uscita ultimamente.
Mi sento dunque in vena, senza alcun entusiasmo, di considerarlo il film horror più riuscito del 2023, con la stessa motivazione, al di là di quelle citate, per cui ho promosso Deadstream nel 2022 e Host per il 2020-2021 (unico anno pandemico), film che sono perlomeno riusciti a offrire una rappresentazione della realtà contemporanea senza svilire il genere ai soliti stilemi otto-novecenteschi.