Un ricordo di Wolfgang Schäuble, nemico dell’umanità

Il 26 dicembre è morto Wolfgang Schäuble, “Ministro dell’Austerità” per antonomasia e ricordato da amici e nemici come il “falco” di una delle tante tristi stagioni dell’Europa passata sotto il nome di merkelismo (che in realtà nemmeno esiste, e anche questo di per sé è la misura della tragedia ridicola di un intero Continente).

Della sua biografia pochi sono i fatti degni di nota: padre cattolico, madre protestante, cresciuto nella fede di quest’ultima, quindi probabilmente abituato fin dalla culla a disprezzare qualsiasi Untermenschen del Sud e dell’Est (e forse anche dell’Ovest o del Nord stesso), rimasto vittima di uno dei tanti misteriosi attentati che precedettero e seguirono l’unificazione tedesca, divenuto famoso nel XXI secolo come intransigente rappresentante di un rigorismo finanziario delirante e di una fantomatica “egemonia tedesca” buona solo per i titoli dei giornali.

Per ricordarlo, mi sovviene una voce dal sen fuggita (per così dire, perché lui era fierissimo del suo cinismo da perdente) che traumatizzò l’opinione pubblica anglofona (ma passò inosservata nel resto d’Europa): durante un incontro del think tank European Policy Centre del gennaio 2014 Herr Schäuble si lasciò scappare a un commento imbarazzante e fuori luogo, ma in verità rivelatorio della vera natura della sua ispirazione. Egli infatti affermò, forse a mo’ di battuta (ma il contesto era quello della competizione a ribasso dei salari dei cittadini europei), di esser convinto che “il vero problema dell’economia sia l’essere umano”.

Come riportò il Wall Street Journal (unica fonte ad averne discusso, assieme al Telegraph, nell’imbarazzato silenzio generale), Schäuble durante il buffet della conferenza spiegò a una per niente attonita Lagarde che gli esseri umani non sono buoni, e che troppi “incentivi negativi” (come i sussidi di disoccupazione troppo generosi) uniti a una eccessiva simpatia per la natura umana avrebbero potuto mettere in difficoltà il mercato del lavoro.

Questo spirito malato mascherato da ortodossia e rigore sotto la falsa etichetta del cosiddetto ordoliberalismo ha caratterizzato uno dei periodi più imbarazzanti e deprimenti della politica contemporanea: probabilmente Schäuble fu un politico più sottile rispetto alla maschera da Dottor Stranamore del merkelismo che volle interpretare, ma alla fine resta solo il ghigno da bottegaio pervertito di sombartiana memoria.

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