Ha suscitato polemiche l’endorsement di Greta Thunberg a una manifestazione ambientalista in Israele legata ai suoi “scioperi per clima” e all’iniziativa internazionale #FridaysForFuture (che secondo il Times of Israel avrebbe coinvolto sei milioni di giovani in tutto il mondo).
Tel Aviv! #ClimateStrike #FridaysForFuture pic.twitter.com/cpnUCSBrF0
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) September 27, 2019
In una recente intervista radiofonica, l’ambasciatore isareliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon, ha così commentato l’aumento d’interesse riguardante la “crisi climatica”: «È importante e dovremmo parlarne di più, ma dal nostro punto di vista il fatto che [all’ONU] non si discuta di Israele è un successo».
E un giornalista di Haaretz ha commenta così l’uscita del console (Global Climate Change Crisis: Best Thing to Ever Happen to Israeli Hasbara, 4 ottobre 2019):
«Dubito che Danon si sia preso il merito di aver architettato il riscaldamento globale come un astuto stratagemma per far sparire il conflitto israelo-palestinese dall’agenda dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Anche se non lo escluderei del tutto. Però penso che abbia formulato, nel suo modo ottuso, una osservazione perfettamente valida. Il mondo non è più concentrato su Israele, e la causa palestinese non è più di moda. Anche all’ONU, la difficile situazione dei palestinesi è stata messa in ombra dal futuro del pianeta. Ora c’è Greta Thunberg, non c’è più Ahed Tamimi [nota attivista palestinese millennial].
In un mondo ideale dovrebbe essere possibile lottare per due cause contemporaneamente; chiedere iniziative urgenti sul clima e giustizia per i palestinesi allo stesso tempo. Ma la triste verità è che, a prescindere da ciò che vi dicono i teorici dell’intersezionalità, l’attenzione umana è limitata e non tutte le ingiustizie possono essere combattute in una sola volta. […] Il mondo è stanco del nostro infinito conflitto e, con l’eccezione di pochi fissati, ha accettato il triste fatto che non può imporre una soluzione alle due parti. […] Andare in giro con una kefiah avvolta intorno al collo non è più figo. Extinction Rebellion è ora l’ultimo grido. E se non fosse il clima, allora sarebbe qualcos’altro»
Tuttavia, c’è qualche israeliano che non è comunque entusiasta del “fenomeno Greta”: per esempio, Avi Yemini, ex sodato dell’IDF, militante di estrema destra con passaporto australiano, fondatore di un centro di addestramento militare a Melbourne, che dopo aver commentato l’imbarazzante messaggio della ragazzina svedese alle Nazioni Unite è stato “cancellato definitivamente” da Twitter per… due giorni (il tempo di capire con chi avevano a che fare?).
Dear @GretaThunberg,
I hate the @UN more than you could imagine, but they didn't steal your dreams or childhood — your parents did.
They should be jailed for the sickening child abuse they put you through.
They've scared you into an extremist. pic.twitter.com/xpa94Sr0aj
— Avi Yemini 🇦🇺🇮🇱 (@OzraeliAvi) September 23, 2019
Dunque gli schieramenti in campo si fanno sempre più complicati…