Benvenuti a casa mia

Jean-Etienne Fougerole (Christian Clavier) è un affermato intellettuale della famigerata “sinistra al caviale”, i bobos (bourgeois-bohème) che da decenni monopolizzano la cultura francese: durante un talk show cade nella provocazione di un giovane e azzimato scrittore di destra di “accogliere tutti a casa sua”, dicendosi disposto ad accogliere “a braccia aperte” (casualmente anche il titolo del suo ultimo libro) qualsiasi straniero in difficoltà.

La sera stessa si presentano alla villa principesca di Fougerole il clan rom dei Babik, che pretendono di accamparsi nel giardino minacciando di fare uno scandalo e distruggere la reputazione del professore. Quest’ultimo accetta a malincuore ma in un modo o nell’altro riesce a fare dell’inconveniente un occasione per promuovere i suoi libri e aumentare la sua popolarità, fino a quando non si scopre che la famiglia rom è stata sobillata da un marsigliese sotto sfratto che si era aggregato al clan. Calano di conseguenza i riflettori sulla vicenda, ma nel frattempo il figlio di Fougerole è andato a letto con la figlia di Babik: seguono altri rocamboleschi equivoci finché la storia non si conclude con un bel matrimonio in Romania.

Questa, lo avrete capito, è per sommi capi la trama di À bras ouverts, film di Philippe de Chauveron uscito in Italia come Benvenuti a casa mia. Una vera e propria comédie à l’italienne, anche per lo stile caricaturale e l’umorismo crasso, che evidentemente noi non vogliamo più fare e perciò abbiamo preferito svenderla ai cugini d’oltralpe come un’azienda di stato qualsiasi.

La pellicola, pur toccando qualche nervo scoperto, risulta comunque mediocre: i rom sono rappresentati in maniera folkloristica, talvolta ai limiti dell’animalesco (vedi la scena in cui il fratello ritardato di Babik si mette a cacciare le talpe in giardino), i personaggi sono in generale molto stereotipati e le loro reazioni facilmente prevedibili, la trama è disseminata di espedienti narrativi anch’essi piuttosto scontati.

Resta la recitazione perfetta e quasi “documentarista” di Clavier, che incarna vizi e virtù del tipico intellettuale francese, e la satira feroce con cui vengono smontate le idées reçues del nuovo secolo: gustose, ad esempio, le reazioni del maggiordomo sikh, carattere come gli altri eccessivamente pittoresco, interpretato dall’attore Armen Georgian (il quale rischierebbe una bella accusa di brownface se contro certe minoranze il razzismo non fosse consentito), che non vorrebbe i rom in casa e si indigna quando la padrona lo redarguisce ricordandogli che “anche loro sono originari dell’India”.

Non sono mancate, naturalmente, le accuse di razzismo: i media mainstream lo hanno definito “nauseabondo” (Le Monde), “inaccettabile” (Slate), “immondo” (Le Parisien) eccetera eccetera, accanendosi in particolare contro l’attore di origine ebraica Ary Abittan che interpreta il capo-clan degli zingari. Sembra che da tale punto di vista Benvenuti a casa mia abbia dunque “colpito nel segno”, come dicevamo, e forse almeno per questo meriterebbe una valutazione positiva.

Del resto, quel particolare tipo di ipocrisia che gli americani definiscono con l’acronimo nimby (Not In My Back Yard) è un tema talmente fecondo da essere potenzialmente in grado di ispirare decine di commedie; per una versione italiana addirittura non ci sarebbe bisogno di inventare alcunché: basterebbe, tanto per dire, ambientarla a Capalbio. A testimoniare la “fecondità” dell’argomento c’è d’altronde l’uso fattone da diversi programmi televisivi (a fronte della latitanza dei registi): se non sbaglio i primi a mettere in atto questo tipo di provocazione sono stati “Le Iene”, quando alla fine del 2015 chiesero ad alcuni vip romani se volessero ospitare un profugo (contando che avrebbero tutti risposto di sì in favore di telecamera), facendo apparire un attimo dopo davanti loro un ventisettenne del Mali appena sbarcato.

Il “format” è stato proposto nella stessa Francia, seppur in maniera più perfida, chiedendo direttamente agli honnêtes hommes che passavano per strada e presentandogli ancora il profugo da portarsi a casa mentre il loro entusiasmo filantropico calava repentinamente: Oui, oui, bien sûr, mais, bon… Lo sketch è stato piuttosto apprezzato dal pubblico, forse perché il francese medio è particolarmente infastidito dal conformismo dei parigini (temo che i milanesi farebbero le medesime figuracce).

Anche in America il comico Steven Crowder ha tentato un simile “esperimento sociale”, telefonando a tutte le chiese di orientamento liberal che hanno tuonato contro le politiche di Trump sull’immigrazione per chiedere loro “Quanti rifugiati potete accogliere?”, e ricevendo risposte facilmente prevedibili: “Non abbiamo posto”, “Dovrebbe parlare con il responsabile”, “Non possiamo ospitarli in chiesa”, “Non ho capito la domanda”…

Come si vede,  il gioco “tecnicamente” è molto facile, ma il più grande ostacolo è il coraggio, e francamente non credo che registi, comici e youtuber italiani ne abbiano molto da vendere…

Concludo con la traduzione di un pezzo delle Brigandes (sempre loro) che snocciolano tutti i nomi delle star “immigrazioniste” francesi che naturalmente si rifiuterebbero di accogliere i poveretti à bras ouverts (il “Jacques” della canzone è ça va sans dire Jacques Attali, che appunto ha affermato che la Francia ha bisogno di “milioni” di immigrati).

C’est l’histoire d’un p’tit gars qui sait pas où dormir
[Questa è la storia di un ragazzino che non sa dove andare a dormire]

La jungle de Calais c’est un mauvais souvenir
[La giungla di Calais è un brutto ricordo]

On lui donne la liste d’une bande de cabotins
[Gli danno la lista di una banda di istrioni]

Internationalistes et le cœur sur la main
[internazionalisti e col cuore in mano]

Le lundi à Paris les yeux brillants d’espoir
[Lunedì a Parigi gli brillano gli occhi di speranza]

Chez Madame Adjani, il galope sans retard
[Da Madame Adjani, corre senza indugi]

« Mon bichou désolée mais je n’ai pas de place
[“Tesoruccio, mi spiace ma non ho posto]

Va voir Carole Bouquet, elle vit dans un palace »
[Vai a vedere da Carole Bouquet che vive in un palazzo”]

Jakadi des millions, il en faut des millions,
[Jacques ha detto “milioni”, ce ne vogliono milioni,]

Jakadi des millions, On en veut des millions,
[Jacques ha detto “milioni”, ne vogliamo milioni,]

Jakadi des millions
[Jacques ha detto “milioni”]

Mais pas dans ma maison
[Ma non a casa mia…]

Quand il sonne chez Carole pour trouver un plumard
[Quando suona da Carole per trovare una branda]

Elle lui gueule : « ma parole, j’suis pas la super star
[Lei esclama: “Parola mia, non sono una super star]

Et pas aussi friquée que l’autre vieille cloche
[E non sono ricca sfondata come quell’altra vecchia rintronata]

Alors là c’est le bouquet, va voir Juliette Binoche »
[Quindi, che diamine, vai a vedere da Juliette Binoche”]

Il déboule chez Juliette qui dit dans l’interphone
[Si precipita da Juliet che gli dice al citofono]

« Ce soir je fais une fête, essaye chez Dany Boon »
[“Stasera ho una festa, prova da Dany Boon”]

Plein de joie Mamadou il court chez Hamidou
[Pieno di gioia, Mamadou corre da Hamidou]

Mais il est à Calais chez les ch’tis sans papiers
[Ma è a Calais tra gli ch’tis senza documenti]

(refrain)

Mercredi l’immigré pauv’ gars abandonné
[Mercoledì il povero immigrato abbandonato]

Il file chez Balasko la mère des sans papiers
[Va dalla Balasko, la patrona dei sans papiers]

Elle lui dit « mon coco j’suis pas le pape François
[Lei gli dice “Bello mio, non sono mica papa Francesco]

Pendant qu’je prie pour toi, va voir Guillaume Canet »
[Mentre prego per te, vai a vedere Guillaume Canet”]

Mais Canet ce soir-là, il dîne chez Benguigui
[Ma Canet quella sera cena dalla Benguigui]

Au migrant musulman, Patrick offre un Coran
[Al migrante musulmano Patrick offre un Corano]

« Moi aussi j’ai quitté mon soleil algérien
[“Anch’io ho lasciato il mio sole algerino]

Bon c’est l’heure du pocker, va voir Muriel Robin »
[Bene, è il momento del pocker, vai da Muriel Robin”]

(refrain)

Muriel est dans son bain et le trouve pas beau gosse
[Muriel sta facendo il bagno e il tipo non gli sembra affatto di bell’aspetto]

Et pour faire une vacherie, le refile à Roumanoff
[per tirargli un colpo basso, lo refila alla Roumanoff]

Anne est en tournée et donne une place gratuite
[Anne è in tournée e gli offre un posto gratis]

Photo dédicacée avec un cornet de frites
[Una foto con dedica e delle patatine fritte]

« Va trouver Aznavour qu’a émigré en Suisse
[“Va’ a cercare Aznavour emigrato in Svizzera]

Il a beaucoup d’amour comme tous les vrais artistes
[È molto generoso come tutti i veri artisti]

Il a refait son nez à cause des racistes
[Si è rifatto il naso a per colpa dei razzisti]

Car si t’émigres un jour, t’es un migrant toujours »
[Perché se emigri un giorno, sei un migrante per sempre”]

(refrain)

On est vendredi soir à Médecins sans frontières
[È venerdì sera da Medici senza frontiere]

Y’a un mot sur la porte : « s’adresser à Kouchner
[C’è un cartello sulla porta: “Rivolgersi a Kouchner]

Le docteur est navré, c’est le soir de shabbat
[Il dottore è dispiaciuto, ma è la sera dello shabbat]

Là on est entre nous, essaie une autre date »
[Siamo solo tra di noi, provate un’altra volta”]

Arditi et Berry, partout la même rengaine
[Arditi e Berry, ovunque la stessa storia]

Il s’retrouve à minuit chez Charlotte de Turckheim
[A mezzanotte finisce da Charlotte de Turckheim]

Ah les Turcs elle les aime, leur ouvre sa maison
[Ah, lei adora i turchi, aprirebbe loro la sua casa]

Mais y’a déjà la chienne qui couche dans le salon
[Ma c’è già la cagnolina che dorme in salotto]

(refrain)

Samedi chez Régine une soirée très privée
[Sabato da Régine, una serata molto privata]

« Mamadou t’es trop chou mais tu peux pas entrer
[“Mamadou sei carinissimo ma non puoi entrare]

Va voir chez Hallyday, il est p’t-être pas cuché
[Vai a vedere da Hallyday, forse è ancora sveglio]

A que Johnny aussi c’était un émigré »
[E poi Johnny è stato anche un emigrato”]

Dans le p’tit matin blême, il s’écroule sur un banc
[Nella pallida mattina, crolla su una panchina]

Il regarde la Seine comme le monde est méchant
[Guarda la Senna, quanto è cattivo il mondo]

Quand il vient à passer le prophète Attali
[Quando di lì passa il profeta Attali]

Que lui dit Jakadi ? « Bienvenue à Paris ! »
[E che dice Jacques? “Benvenuto a Parigi!”]

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3 thoughts on “Benvenuti a casa mia

  1. Non ho visto il film, ma a leggere la trama mi sembra pure una mezza imitazione (non voglio dire plagio) de “Il Coraggio” con Totò e Gino Cervi. Lì non era l’accoglienza la molla della bontà (Gino Cervi interpretava un ricco salvatore di aspiranti suicidi), ma per il resto sembrerebbe un vero e proprio remake.

    1. Non bestemmiamo! Beh in effetti la trama è simile solo a livello formale, ma dal punto di vista della “sostanza” i film sono agli antipodi.

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