Fallico (B. Intesa Russia): “Presto oltre alla frattura Occidente/Russia potrebbe crearsi una frattura interna all’Occidente”
(Gog&Magog, 29 ottobre 2019)
Il referente di Intesa in Russia è stato intervistato da Izvestia a margine del Forum Eurasiatico di Verona.
Pochi giorni fa si è svolto il Forum Eurasiatico a Verona, il primo in cui non si sia presentato nessun esponente del Governo italiano (non era mai successo nemmeno con Renzi, Gentiloni ecc).
Il quotidiano Izvestija ha intervistato lo storico capo della filiale russa di Banca Intesa, Antonio Fallico. Ecco la sequenza delle domande e risposte (articolo originale, del 29 ottobre 2019, qui).
In che modo le guerre commerciali influenzano l’economia? Se gli Stati Uniti abbandonano l’Organizzazione Mondiale del Commercio, non sarà un fallimento? È possibile ripristinare il WTO alla sua antica grandezza o il futuro saranno le relazioni bilaterali tra paesi?
Tornare indietro è sempre triste. Gli Stati Uniti hanno ripetutamente minacciato di lasciare il WTO. Sebbene l’America non si sia ufficialmente ritirata da questa organizzazione, l’ha calpestata a fondo. Ora dobbiamo prendere misure per tornare a una situazione normale. È necessario comprendere che la Russia, i paesi della Unione Economica Eurasiatica (EAEU) e l’Europa hanno problemi comuni e dobbiamo cercare una via d’uscita insieme. Compresa la riduzione della quota delle transazioni in dollari nel commercio internazionale, nel caso in cui gli Stati Uniti non siano più disposti a cooperare.
Per l’Iran, gli europei hanno creato un sistema di pagamento alternativo che non è legato al dollaro. Per prima cosa va trovato un terreno comune tra Europa, Russia, EAEU e poi vedere quale sarà la reazione in America.
Credo che Donald Trump sarà confermato Presidente nel 2020. Non penso però che l’approccio alla Russia e all’Unione Economica Eurasiatica diventerà più morbido e ci saranno dei miglioramenti. Io sono un pragmatico: la EAEU, la Russia e l’UE devono trovare un terreno comune nel loro approccio alle questioni commerciali e andare avanti.
L’influenza degli Stati Uniti sull’economia mondiale sta gradualmente diminuendo. La necessità di de-dollarizzazione è stata a lungo apertamente sostenuta in Russia e con molti partner commerciali Mosca sta passando a relazioni in altre valute. L’Europa può seguire questa strada?
L’Europa è interessata a trovare un bilanciamento fra i suoi interessi e quelli dei suoi partner commerciali. In Europa, ovviamente, sono lieti che la Russia stia tendendo all’uso dell’euro, anche nel settore energetico.
Penso che il dollaro dovrebbe rimanere come una valuta importante, ma la sua quota nel commercio internazionale, ovviamente, dovrebbe diminuire, probabilmente a un livello inferiore al 50%. Si dovrebbe arrivare ad una corrispondenza con le quote che i vari paesi detengono nel commercio internazionale. Si dovrebbero usare anche l’euro, lo yuan e il rublo per correttezza. E il Fondo monetario internazionale dovrebbe tenerne pienamente conto.
Molti esperti prevedono un nuovo ciclo di crisi. Cosa ne pensa, quanto sono realistiche queste previsioni e in che modo ciò influirà sulla Russia?
Sono un ottimista per natura. Quando ho mezzo bicchiere davanti a me, non dico mai che è mezzo vuoto. Certo, dobbiamo tenere conto della difficile situazione internazionale, ma come possiamo parlare di una crisi, quando le previsioni dicono che, almeno per l’economia russa, il tasso di crescita è dell’1,5% del PIL? Questa non è una crisi.
In Italia, purtroppo, dobbiamo accontentarci di una crescita dello 0,1%. In Germania, non raggiungerà l’1%. Un incremento dell’1,5% è un buon risultato, tenendo conto della situazione internazionale.
Lei ha sempre detto che le imprese europee sono più danneggiate dalle sanzioni rispetto alle russe. Il capo del Fondo di cooperazione internazionale, l’ex primo ministro italiano Romano Prodi, ha detto a Izvestija che ora è il momento più favorevole per revocare le sanzioni anti-russe. È d’accordo con lui?
Non sono l’unico a pensare che sia l’Europa, più della Russia, a soffrire per le sanzioni: ci sono studi delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni specialistiche. Tutti giungono alla conclusione secondo cui i paesi che hanno introdotto le sanzioni soffrono più dei destinatari.
Condivido il punto di vista di Prodi, secondo il quale Francia, Germania e Italia, in quanto le tre maggiori economie dell’Europa continentale, possono svolgere un ruolo importante nella comprensione della nuova situazione. Ma ci sono altri paesi che, anche se dovessero arrivare a morire di fame, non ammetteranno mai di aver commesso un errore imponendo le sanzioni. Credo che siano quei tre paesi ad avere la responsabilità di condurre il resto dell’Unione Europea a decisioni pragmatiche.
In che modo l’uscita del Regno Unito dall’UE inciderà sull’economia europea? Il capo di Rosneft, Igor Sechin, al Forum ha sostenuto che ciò porterà gravi rischi per il sistema bancario.
Ciò avrà un impatto negativo significativo sull’intera economia. Il secondo effetto negativo è l’impatto sul sistema finanziario. Nell’ultimo anno, molti istituti finanziari, in parte o in gran parte, hanno ritirato la loro attività dal Regno Unito. Londra dovrà fare i conti con il fatto di non essere più la capitale finanziaria del mondo, ma solo uno dei tanti centri finanziari.
Le principali difficoltà che incontreremo avranno carattere economico. Tutti parlano della Brexit, ma nessuno sa come avrà luogo, con quali condizioni. Ma potrebbero sorgere difficoltà anche a livello familiare. Prendiamo un problema come il soggiorno in Inghilterra di residenti in altri paesi europei: ora dovranno ricevere un visto speciale con un permesso di lavoro.
Inoltre, chi può garantire che la Scozia o l’Irlanda del Nord siano d’accordo con le decisioni di Londra? Potremmo riscontrare una frattura all’interno di una frattura. Inoltre, la Brexit può essere un “cattivo esempio”, che domani sarà seguito, per esempio, dalla Catalogna. Questa dinamica rafforza tutti gli antieuropeisti. In Italia, una parte significativa degli elettori ha sentimentiu ostili alla UE, quindi sarà necessario fare grande attenzione qui.
Lei ha previsto un aumento degli investimenti in Russia e nei paesi della EAEU nel periodo 2020–2022. Quali settori sono più interessanti per gli investimenti esteri? Ancora quelli legati all’energia? E cosa, secondo Lei, oggi sta ostacolando l’arrivo di investimenti europei in Russia ?
I settori che Lei ha menzionato, ovviamente, risultano essere i più attraenti e non possiamo immaginare che questo cambi. Oltre all’energia, menzionerei però anche gli investimenti in infrastrutture. E sotto questo aspetto vediamo che le istituzioni finanziarie di tutto il mondo stanno sgomitando per spartirsi la torta.
La Russia offre grandi opportunità nel settore dell’alta tecnologia. Anche in Italia hanno iniziato a capire cos’è Skolkovo, anche se non siamo in tanti come tedeschi o francesi. [NdT: lo Skolkovo Innovation Center è un’area commerciale dedicata alla tecnologia e costruita nel quartiere Možajskij a Mosca]
Perché non c’è un massiccio afflusso di investimenti da parte europea? Tra i nostri paesi non c’è più quel livello di fiducia che esisteva prima delle sanzioni. E le sanzioni colpiscono anche quei settori che ne sarebbero esclusi. Ad esempio, le tecnologie di perforazione sono soggette a sanzioni, ma quando gli investitori vogliono investire in altre aree tecnologiche, temono che altre sanzioni potrebbero essere imposte domani, da una parte e dall’altra.
Il nostro ruolo è quello di sviluppare il dialogo, ma soprattutto, cercare di ristabilire una fiducia reciproca. Gli investimenti arrivano solo se c’è fiducia. Qualsiasi investitore vuole essere sicuro che i suoi investimenti, almeno nel prossimo decennio, porteranno risultati.
Tutto ciò premesso, gli investimenti in Russia continuano. Ad esempio, ieri siamo stati contattati da investitori nel settore automobilistico che sono alla ricerca di partner per investire in Russia.
Insieme ai nostri partner della Higher School of Economic russa, stiamo cercando di elaborare una sorta di mappa degli investimenti esteri nella Federazione Russa. Due anni fa hanno condotto uno studio per noi da cui è emerso che negli anni delle sanzioni, nonostante tutte le difficoltà, è continuato l’afflusso di investimenti esteri diretti in Russia. Tuttavia, ciò non significa che non sia necessario lottare per la revoca delle sanzioni.
Quali sono le opportunità per gli imprenditori russi in Italia? Innanzitutto, per le piccole e medie imprese?
Sono sicuro che le piccole e medie imprese russe hanno molte potenziali opportunità non solo in Italia, ma anche in tutti i paesi dell’UE. La Russian Corporation of Small and Medium Enterprises (PMI) ha uno strumento senza pari, il Business Navigator. Mostra quali opportunità esistono per investire in Russia, a quali condizioni, in quali settori, ma non c’è lo strumento inverso, rivolto all’Europa e all’Italia. Nel corso di una riunione nell’ambito del Forum, il capo della PMI, Alexander Braverman, ha fornito ulteriori chiarimenti in merito. E ci siamo impegnati a strutturare questo “Business Navigator” per l’Italia.
Le imprese russe che hanno investito in Italia sono al momento solo società molto grandi. Adattando il Business Navigator al peculiare contesto italiano, speriamo di mostrare il potenziale disponibile qui per le piccole e medie imprese russe.