Abbiamo assistito al suggestivo rituale para-massonico con cui Macron, il “Mozart della finanza”, si è fatto incoronare Re di Francia: la passeggiata iniziatica verso la piramide sulle note dell’Inno dedicato alla fraternità tangibile della Loggia, luogo eletto per il raccordo di spiritualità e affari; il congiungimento con la vestale più anziana, così “francese” eppure intrisa di un simbolismo blakiano (o addirittura yatesiano); infine, l’orgia europeista come trionfo dell’ideologia che va da Carlo Magno a Nietzsche (o a uno dei suoi più appassionati lettori).
Abbiamo poi visto la sua sprezzatura, verso la stampa, l’Africa, l’Italia e l’“Europa” stessa, rivelatrice di un programma che un utente di Facebook (vox populi) ha così delineato:
«Le Pen e la destra alternativa avevano basse ambizioni: volevano semplicemente cacciare via gli immigrati, tutto qua. Macron invece è intenzionato ad accelerare la globalizzazione secondo i suoi piani, cioè farsi incoronare Imperatore col titolo di Napoleone IV e approfittare del progetto europeista per distruggere l’illuminismo e riportare in auge l’Ancien Régime, facendo discendere la propria autorità dal pantheon romano. Questa nuova Europa Giupiteriana, Nazionalista e Globalista avrà come missione quella di nuclearizzare l’intera Africa e conquistare la galassia».
Non ci sarebbe nulla di sbagliato in tutto questo (anzi), se non fosse che Macron, nel suo ingenuo giupiterismo, non ha tenuto in conto delle osservazioni che Joseph Grünpeck, astrologo di Massimiliano d’Austria, formulò a proposito del Mala de Frantzos nel 1496:
«Sul mondo s’è abbattuta questa crudele malattia, inaudita e incredibile, il mal francese che la congiunzione [del 1484] ha fatto passare dalla Francia all’Italia del Nord, e da lì in Germania; cioè avvenuto, come ci si è avveduti, perché Giove regna sulla Francia; ora, [Giove] è un pianeta caldo e umido» (cit. in I.P. Culianu, Eros e magia nel Rinascimento, [1984], tr. it. Bollati Boringhieri, Torino, 2006, p. 278).