Secondo l’ultimo intervento dell’ex analista della CIA Peter Schroeder su “Foreing Affairs” (la rivista del Council on Foreign Relations) è altamente probabile che Putin possa attaccare con armi nucleari un Paese europeo appartenente alla NATO. Schroeder sostiene che l’amministrazione Biden stia sottovalutando tale possibilità, considerando impossibile che il Presidente russo possa giungere allo scontro nucleare con l’Occidente.
In particolare Schroeder interpreta i vari test condotti negli ultimi anni da Mosca non come una mossa all’insegna del si vis pacem, ma come espressione di un’aggressività sempre più marcata che potrebbe essere ricondotta anche alla psicologia personale di Putin (che si sentirebbe in grado di gestire un conflitto alla massima potenza).
Questa lettura contrasta con la linea “ufficiale” dei servizi americani, che pensano come eventualità peggiore il fatto che Putin possa utilizzare solo armi nucleari tattiche sul campo di battaglia, ma non armi strategiche contro membri della NATO.
L’Autore poi sostiene che allo stato attuale Putin ritenga controproducente usare il nucleare in Ucraina, dal momento che la Russia sta vincendo con mezzi convenzionali e che una mossa del genere potrebbe alienarle il sostegno di Cina e India.
Le soluzioni proposte da Schroeder sono confuse quanto le sue analisi: da un lato sembra stigmatizzare l’espansionismo della NATO (invocando un intervento di “Stati neutrali” che evidentemente non dovrebbero appartenere all’organizzazione), dall’altro fa appello a una sorta di regime change o almeno a una pressione da parte degli alti ufficiali russi per impedire che Putin faccia la prima mossa.
Al di là della propaganda, l’ex agente segreto sembra auspicare una risoluzione della questione ucraina che non comporti alcuna umiliazione per i russi, mettendo in campo tutti gli strumenti diplomatici possibili per “presentare alternative vantaggiose alla Russia”.
Sembra che l’ispirazione di tale articolo vada oltre la strumentalizzazione fatta dalla stampa occidentale, che ha preso alcune parti del pezzo di Schroeder trasformandole in un mezzo per esercitare altro terrorismo psicologico sull’opinione pubblica. A meno che lo scopo fosse proprio questo: data l’impossibilità di Washington di continuare a sostenere la fallimentare “resistenza” di Kiev, si passa infine ad agitare lo spauracchio della Terza guerra mondiale, atteggiamento che negli ultimi due anni è stato tacciato di “putinismo” e ha comportato l’ostracizzazione dal dibattito pubblico di voci autorevoli.