Georg Wilhelm Friedrich Hegel odiava talmente le donne che per esprimere tutto il suo disprezzo nei loro confronti corse il rischio di mettere in crisi il proprio sistema filosofico, fondato sulla dialettica, il mutamento, il divenire e l’evoluzione, inserendo in esso un principio assolutamente statico, astorico, fisso e inalterabile: la Weiblichkeit, l’elemento femminile.
I passaggi in cui il pensatore descrive le donne come “nemiche interne della comunità e dello Stato”, in base addirittura a una supposta inferiorità biologica (Der Unterschied der natürlichen Geschlechter erscheint ebenso zugleich als ein Unterschied der intellektuellen und sittlichen Bestimmung, “La differenza tra i sessi naturali appare allo stesso tempo anche come differenza di destino intellettuale e morale”), sono tanto noti quanto ignorati (se non da una certa critica femminista, che però tende a contestare la visione hegeliana basandosi su insostenibili presupposti essenzialistici piuttosto che da una prospettiva realmente universalistica ed egualitaria).
Proviamo a elencare alcune citazioni significative, giusto per fornire una visione d’insieme della concezione del filosofo (la traduzione è fatta direttamente dal tedesco allo scopo di restituire nella maniera più fedele le espressioni originali).
Il primo è tratto dai Lineamenti di filosofia del diritto (1821, aggiunta al capitolo 167):
Frauenkönnen wohl gebildet sein, aber für die höheren Wissenschaften, die Philosophie und für gewisse Produktionender Kunst, die ein Allgemeines fordern, sind sie nichtgemacht. Frauen können Einfälle, Geschmack, Zierlich-keit haben, aber das Ideale haben sie nicht. Der Unterschied zwischen Mann und Frau ist der des Tieres undder Pflanze; das Tier entspricht mehr dem Charakter des Mannes, die Pflanze mehr dem der Frau; denn sie ist mehr ruhiges Entfalten, das die unbestimmtere Einigkeit der Empfindung zu seinem Prinzipe erhält. Stehen Frauen an der Spitze der Regierung, so ist der Staat in Gefahr; denn sie handeln nicht nach den Anforderungen der Allgemeinheit, sondern nach zufälliger Neigung und Meinung. Die Bildung der Frauen geschieht, man weiß nicht wie, gleichsam durch die Atmosphäre der Vorstellung, mehr durch das Leben als durch das Erwerben von Kenntnissen, während der Mann seine Stellung nur durch die Errungenschaft des Gedankens und durch viele technische Bemühungen erlangt.
«Le donne possono anche essere istruite, ma non sono fatte per le scienze superiori, per la filosofia e per certe produzioni artistiche che richiedono una qualche qualità universale. Le donne possono avere idee, gusto, delicatezza, ma non hanno l’ideale. La differenza tra uomo e donna è quella dell’animale e della pianta; l’animale corrisponde più al carattere dell’uomo, la pianta più a quello della donna; infatti si tratta piuttosto di uno calmo dispiegarsi, che ha come principio una unità indeterminata del sentimento. Quando le donne governano, lo Stato è in pericolo; poiché esse non agiscono secondo le esigenze della comunità [Allgemeinheit], ma secondo inclinazioni e opinioni accidentali. L’educazione della donna avviene, non si sa come, quasi attraverso l’atmosfera dell’immaginazione [Vorstellung], dunque più tramite la vita vissuta che l’acquisizione di sapere, mentre l’uomo raggiunge la sua posizione solo attraverso l’acquisizione del pensiero, e con grande impegno tecnico».
Qui lo Hegel afferma esplicitamente che le donne devono essere tenute lontane dalla sfera pubblica per la loro incapacità di agire secondo le esigenze dell’universale: il sottotesto è sempre quello del limite biologico che impedisce al genere femminile di acquisire conoscenze se non in maniera casuale, e dunque di non riuscire ad agire al di là della loro prospettiva ristretta, il cui massimo di elevazione è rappresentato dalla dimensione familiare, l’ambito dell’eticità immediata, da cui è impossibile raggiungere l’autocoscienza se non tramite la dissoluzione della coscienza singolare in quella universale.
Tale ottusità muliebre risalta in maniera ancora più netta in un famoso capitoletto della Fenomenologia dello Spirito (1807):
Indem das Gemeinwesen sich nur durch die Störung der Familienglückseligkeit und die Auflösung des Selbstbewußtseins in das allgemeine, sein Bestehen gibt, erzeugt es sich an dem, was es unterdrückt und was ihm zugleich wesentlich ist, an der Weiblichkeit überhaupt seinen innern Feind. Diese—die ewige Ironie des Gemeinwesens—verändert durch die Intrige den allgemeinen Zweck der Regierung in einen Privatzweck, verwandelt ihre allgemeine Tätigkeit in ein Werk dieses bestimmten Individuums, und verkehrt das allgemeine Eigentum des Staats zu einem Besitz und Putz der Familie. Sie macht hiedurch die ernsthafte Weisheit des reifen Alters, das, der Einzelnheit—der Lust und dem Genusse, sowie der wirklichen Tätigkeit—abgestorben, nur das Allgemeine denkt und besorgt, zum Spotte für den Mutwillen der unreifen Jugend, und zur Verachtung für ihren Enthusiasmus; erhebt überhaupt die Kraft der Jugend zum Geltenden—des Sohnes, an dem die Mutter ihren Herrn geboren, des Bruders, an dem die Schwester den Mann als ihresgleichen hat, des Jünglings, durch den die Tochter ihrer Unselbstständigkeit entnommen, den Genuß und die Würde der Frauenschaft erlangt.—Das Gemeinwesen kann sich aber nur durch Unterdrückung dieses Geistes der Einzelnheit erhalten, und, weil er wesentliches Moment ist, erzeugt es ihn zwar ebenso, und zwar durch die unterdrückende Haltung gegen denselben als ein feindseliges Prinzip. Dieses würde jedoch, da es vom allgemeinen Zwecke sich trennend, nur böse und in sich nichtig ist, nichts vermögen, wenn nicht das Gemeinwesen selbst die Kraft der Jugend, die Männlichkeit, welche nicht reif noch innerhalb der Einzelnheit steht, als die Kraft des Ganzen anerkannte.
«Poiché la comunità esiste solo attraverso la rottura della “perfezione” familiare e la dissoluzione dell’autocoscienza nell’universalità [das allgemeine], quest’ultima [intesa anche come “comunità”, ndt] crea il suo nemico interno in ciò che opprime e in ciò che le è allo stesso tempo essenziale, ovvero la femminilità [Weiblichkeit] in generale.
[La femminilità], eterna ironia della comunità, trasforma, attraverso i suoi intrighi, il fine universale del governo in un fine privato, trasforma la sua attività universale nell’opera di un singolo individuo, e trasforma la proprietà comune dello Stato in beni e ornamenti della famiglia. In questo modo la saggezza dell’età matura, morta all’individualità, al piacere e al godimento, così come all’attività reale, preoccupata solo dell’universale, diviene oggetto di scherno e disprezzo per la sfrenatezza e l’entusiasmo della gioventù immatura. [La femminilità] eleva a valore la forza della giovinezza: la giovinezza del figlio, in cui la madre ha dato alla luce il proprio padrone; del fratello, nel quale la sorella vede la propria uguaglianza con l’uomo; del giovane stesso, attraverso il quale la figlia è liberata dalla sua dipendenza e gode della dignità della femminilità raggiunta. La comunità tuttavia può mantenersi solo sopprimendo questo spirito di individualità e, poiché tale spirito è un suo momento essenziale, essa stessa lo produce anche attraverso l’atteggiamento soppressivo nei suoi confronti in quanto principio ostile. Tale principio, però, quando si separa dal fine universale, si rende cattivo e inutile, e non potrebbe nulla se la comunità stessa non riconoscesse come forza del Tutto la forza della giovinezza, dell’elemento maschile non ancora maturato nel singolo».
In una classica rappresentazione della Aufhebung, “motore” della sua filosofia dialettica, Hegel afferma che la femminilità è necessaria alla comunità come elemento di contrapposizione dell’universalità alla singolarità: la donna, in qualità di esempio negativo, consente alla coscienza singola di maturare in autocoscienza universale e agire in favore della società assumendo scelte in base a un fine universale e non privato (o addirittura “familistico”).
È di certo notevole che, per ritornare alle osservazioni iniziali, Hegel si proibisca di riconoscere al femminile la stessa dignità del maschile (non sarebbe stato difficile, almeno in virtù della coerenza interna del suo sistema), ponendo tale elemento pressoché al di fuori dell’umanità; non per questo, le donne, né in filosofia, né tanto meno in politica, sono riuscite a smentirlo neppure attraverso un processo di “mascolinizzazione”, anzi hanno adottato in maniera quasi identitaria quelle caratteristiche “ironiche” (l’irrazionalità, l’emotività, la limitatezza delle prospettive) che non possono che renderle perennemente estranee al politico anche nel momento in cui “fanno politica”.
Ma il principio femminile – questa Shiva di buone maniere nemica dello Stato, che poi è lo stesso capace di ucciderti per il tuo bene – non è la donna naturale ed intera, ed è presente anche nell’uomo, Tamerlano e Gengis Khan compresi. Mr T., apriti, affronta la vita anche se è una puttana irresistibile. Hai una carattere coraggioso. Usalo. Continuare a “paraventare” il tuo odio di irreprensibile ermeneutica e cultura più spinta di uno Snuff Movie ti farà stare meglio ma peggio. Anche nel fisico, anche nelle mani, nel naso, nei piedi. Nel fegato e nelle ossa. Fidati della mia voce. Non pubblicare il commento e fallo. A volte la salvezza arriva così. A cazzo di cane!
E poi scrivi un articolo dei tuoi sulla storia di Netflix, porco bove!