C’è un bell’articolo di A. Masi per l’edizione italiana dell’International Business Times, ora purtroppo offline e disponibile solo tramite gli archivi (L’improbabile alleanza fra Hezbollah e i cristiani in Libano contro lo Stato Islamico, 22 aprile 2015) che varrebbe la pena di citare solo per l’immagine di cui sopra, una foto di Nasrallah in una postazione di guardia nella città cristiana di Ras Baalbek, la quale non sfigurerebbe nella serie di meme Men really think it’s ok to live like this.
Il pezzo racconta le imprese del businessman libanese (di fede cattolica) Rifat Nasrallah che, in questa città del Libano settentrionale al confine della Siria (e a maggioranza cristiana) quasi dieci anni fa ogni sera vestiva una mimetica e indossava i visori notturni per sorvegliare il limes contro le incursioni del cosiddetto “Stato Islamico” e dell’altrettanto famigerata “succursale” di al-Qaeda in Siria, il fronte al-Nusra.
A fargli compagnia, qualche stecca di sigarette e, in tutta la città, centinaia di abitanti di Ras Baalbek pronti a morire pur di arginare l’avanzata della Bestia, che all’epoca (marzo 2015) aveva rinforzato le proprie posizioni sulle montagne lungo il confine siriano.
«Abbiamo due opzioni. Una è combattere davanti alle nostre case e morire, la seconda è andarcene» dice Nasrallah. Che però poi aggiunge: «La seconda non è un’opzione».
Il sistema di difesa messo in piedi contro le incursioni era piuttosto semplice: al primo segnale, la milizia cristiana avrebbe immediatamente contattato i combattenti di Hezbollah, che le nazioni occidentali considerano da decenni come appartenenti a una “organizzazione terroristica”.
Come riporta l’articolo, l’alleanza si era solidificata soprattutto dopo che una chiesa era stata colpita da fuochi di artiglieria durante un matrimonio: «Gli unici che ci stanno proteggendo sono quelli di Hezbollah – dichiara l’imprenditore cattolico – gli unici ancora in piedi oltre all’esercito sono i partigiani di Hezbollah, inutile girarci intorno».
Superfluo ricordare, come fa l’IBTimes (che comunque parla a un pubblico fortemente influenzato dalla propaganda) che Hezbollah non richiede giuramenti di fedeltà o conversioni dalle minoranze che supporta: «Ci accettano per ciò che siamo, non ci impongono alcunché. Quando c’è la possibilità vengono anche ai compleanni dei nostri figli. Hezbollah ci aiuta senza chiedere nulla in cambio».
Più interessante questa nota di colore (corredata anch’essa da una foto degna di menzione):
«Una delle maggiori ironie in questo Paese profondamente diviso è che il capo dei cristiani di Ras Baalbek e il leader di Hezbollah hanno lo stesso cognome. Il Nasrallah cristiano, un uomo alto e con la barba, addirittura somiglia alla sua controparte musulmana, Hassan Nasrallah. In casa sua campeggia una grande foto del suo omonimo, affiancata da una foto dell’ayatollah iraniano Ali Khamenei, il leader supremo della teocrazia islamica. E tra le foto di famiglia sul tavolino ce n’è anche una delle ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad».
Dal canto loro, anche i rappresentanti religiosi hanno le idee piuttosto chiare: «Non la chiamo alleanza, la chiamo una realtà», afferma padre Ibrahim, il sacerdote della città.
«Se i militanti sunniti fossero in grado di raggiungere la città i residenti rischierebbero un disastro non diverso da quello accaduto ai yazidi iracheni sul monte Sinjar lo scorso anno: un massacro. Lo Stato islamico non si limita a fare delle sortite. Il loro obiettivo è controllare il territorio si prenderebbero le donne, i soldi e i bambini».
Lo stesso padre Ibrahim ha incoraggiato suo figlio ad unirsi alla milizia cristiana, dicendosi egli stesso pronto a combattere se la città finisse sotto attacco: «Nonostante siamo cristiani, e quindi dovremmo amare e perdonare, non possiamo essere deboli e dobbiamo proteggere la nostra terra».
Al di là degli schematismi occidentali, è giusto ricordare questi episodi. Peraltro, è ormai un dato acquisito dagli storici che più o meno in quello stesso periodo (novembre 2016), l’Isis si scusò formalmente con Israele per aver aperto il fuoco su una sua unità sulle alture del Golan. E non credo ci sia altro da aggiungere.
Davvero nient’altro da aggiungere…
Solo una domanda: ci sono altre informazioni riguardo alla “tolleranza” di Hezbollah nei confronti dei cristiani? Mi sembrava di ricordare che in altri tempi fossero stati un po’ meno “cortesi”…