Una notizia di qualche mese fa (aprile) che mi piace tuttavia riportare in questa giornata così densa di appelli e sensibilizzazione: i talebani, una volta ripristinato il loro giusto governo (e nemmeno tanto severo, a ben vedere), hanno deciso immantinente di reintrodurre la lapidazione pubblica delle adultere, anche se, come affermano gli attivisti per i diritti umani, questo “ritorno alla barbarie” è stato fondamentalmente reso possibile “dal silenzio della comunità internazionale”.
Questo perché, dopo vent’anni di guerra, gli Stati Uniti avevano garantito che i talebani sarebbero tornati al potere con una mentalità più tollerante e aperta, mentre i Nostri eroi hanno invece semplicemente ripreso da dove avevano interrotto (anche per quanto riguarda l’eliminazione delle coltivazioni da oppio).
La questione è che nessuno è così ingenuo (almeno si spera!) da credere ancora alla favole delle guerre umanitarie: gli americani per uscire dall’impasse ideologica hanno fatto del relativismo una sorta di dottrina di stato e molto probabilmente tra poco ne usufruiranno per produrre paper atti ad attestare una diminuzione delle lapidazioni “illegali” tramite il ripristino ufficiale.
Ad ogni modo, il leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, ha risposto alle critiche affermando che chi definisce “una violazione dei diritti delle donne” la lapidazione e la fustigazione per adulterio perché “sarebbero in conflitto con i principi democratici”, è un “rappresentante di Satana”, mentre i talebani rappresentano Allah. Infine ha concluso ricordando che la presa di Kabul non è il compimento della riconquista del Paese, ma solo l’inizio.
Tanti auguri Talebani, fateci sognare anche in questa giornata così grigia!