Israele può bombardare qualsiasi obiettivo in qualsiasi momento e tanti saluti al mondo intero

Israele ha appena bombardato l’ambasciata iraniana di Damasco con l’alibi di dover colpire un big del regime di Teheran” (così la stampa italiana). Sfugge il motivo per cui lo Stato ebraico possa far saltare in aria qualsiasi cosa in qualsivoglia parte del mondo, mentre al contempo noi stiamo qua a discutere di quanti metri i caccia russi abbiano sforato in territorio polacco o chissà dove. Se il Cremlino si comportasse come Israele, farebbe saltare in aria i consolati ucraini in mezzo Occidente nel silenzio generale. E questo è uno dei motivi per cui, nel bene e nel male, l’Occidente non viene mai preso sul serio.

Intanto l’Iran “promette vendetta”, ma probabilmente non farà nulla e semplicemente si intensificheranno gli attacchi dal Libano e dallo Yemen, confermando indirettamente la convinzione occidentale che Hezbollah e ribelli Houthi siano eterodiretti da Teheran. Del resto nel bombardamento ebraico, oltre a morire il generale Mohammad Reza Zahedi, che operava a Beirut per conto dei pasdaran, è stato ucciso anche Hussein Youssef, membro di Hezbollah.

Nel frattempo l’Iran ha accusato direttamente Washington per l’attacco, segnale che per l’appunto come al solito non reagirà in alcun modo. Mi domando se esista allo stato attuale una forza in grado di fermare Israele anche nel momento in cui colpisse cittadini occidentali, come è appena successo con l’assassinio di sette volontari (da Australia, Canada, Inghilterra, Polonia e Stati Uniti) dell’organizzazione World Central Kitchen a Gaza. Il convoglio umanitario è stato colpito in partenza da Deir al-Balah, dove aveva portato  oltre 100 tonnellate di aiuti alimentari. Netanyau ha pubblicato un messaggio di circostanza con un bel sorrisino stampato sulla faccia, dichiarando che “Questo è ciò che accade in guerra”.

World Central Kitchen è una ONG con sede negli Stati Uniti che al momento dell’attacco operava in totale coordinamento con l’esercito ebraico. Poco tempo prima i vertici israeliani avevano affermato di voler impedire che gli aiuti umanitari arrivassero a Gaza. La distanza tra ciascuna auto bombardata del convoglio sembra attestare che Israele abbia puntato agli obiettivi uno per uno, per tre volte di seguito, anche nel momento in cui sopravvissuti cercavano di fuggire agli attacchi. Ora World Central Kitchen ha dichiarato ufficialmente che non entrerà più nella Striscia di Gaza per l’assenza di garanzie sull’incolumità dei suoi cooperanti. Facciamo due più due, e al risultato aggiungiamo i duecento operatori umanitari uccisi dall’inizio dell’attacco ebraico.

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