Il politico israeliano Ram Ben-Barak, ex direttore del Mossad, dopo aver dichiarato in un’intervista che le nazioni occidentali dovrebbero prendersi 20.000 rifugiati palestinesi a testa, è intervenuto il 13 novembre sul “Wall Street Journal” firmando un editoriale con un altro su ex collega dei servizi segreti israeliani, Danny Danon, nel quale viene detto esplicitamente che Stati Uniti ed Europa dovrebbero accogliere i rifugiati di Gaza come hanno già accolto milioni di profughi in fuga da altri conflitti.

Gli autori accusano Hamas di aver preso il controllo della Striscia dal 2006 e di aver fatto solo danni alla popolazione locale, giungendo addirittura a sequestrare gli aiuti umanitari (cibo e medicinali) per i civili. Di fronte a questa situazione, l’Occidente (da cui in tali frangenti Israele si defila) avrebbe la responsabilità di offrire asilo a chi fugge dalla spirale di violenza e povertà in cui Hamas mantiene Gaza.

I due ex agenti naturalmente rifiutano qualsiasi addebito nei confronti d’Israele per la situazione, ma non riescono a fare a meno di sottolineare come una nuova politica di “porte aperte” da parte delle nazioni democratiche rappresenterebbe un vantaggio militare per lo Stato ebraico, poiché ridurrebbe il controllo che Hamas può esercitare su una popolazione decimata, oltre che dai bombardamenti, appunto dall’emigrazione.

Rimane irrisolta la questione del diritto al ritorno dei rifugiati nelle terre da cui furono espulsi. Anche questo rappresenterebbe un vantaggio materiale per Israele, che non vede l’ora di espellere i palestinesi il più lontano possibile dai propri confini (e dal Libano, dalla Siria, dalla Giordania o dall’Egitto), preferibilmente in qualche nazione europea il cui generoso welfare potrebbe far dimenticare Gaza agli sfollati.