In queste ore sui media americani stanno emergendo indiscrezioni sull’imminente pubblicazione (per ordine di un giudice federale) della famigerata “lista” degli amichetti [associates] di Jeffrey Epstein, che dovrebbe contenere circa 177 frequentatori assidui di alto livello del finanziere pappone: alla stampa è già arrivato il nome di Bill Clinton, che sarebbe indicato in codice come “John Doe 36”.
Non vi è tuttavia alcuna indicazione che i documenti contengano prove di comportamenti illeciti da parte di Clinton, né una delle vittime del traffico di esseri umani che ha fatto il nome dell’ex Presidente durante i processi (Virginia Giuffre) lo hai mai accusato di violenze (mentre ha testimoniato di esser stata stuprata dal principe Andrea).
Al momento la notizia è stata riportata (meritoriamente) solo da “La Voce di New York” e, in seguito, da Rai News. Se avesse riguardato Donald Trump, non dubito che la faccenda avrebbe conquistato le prime pagine di tutti i portali. Ad ogni modo, i legami tra Epstein e il vecchio Bill sono stati noti sin da subito: il finanziere nella sua abitazione di Manhattan aveva addirittura esposto in bella vista un ritratto dell’ex Presidente vestito da donna. Un dipinto enigmatico, in cui Clinton sembra essere identificato con la sua amante Monica Lewinsky, anche se c’è chi lo ha interpretato come la convinzione da parte di Epstein che il politico democratico fosse la sua “puttana” (cioè un pezzo grosso da poter ricattare in cambio di protezione).
Lo stesso Trump, tra l’altro, appena saputo del suicidio in cella di Epstein aveva subito fatto riferimento alla tesi complottista del Clinton Body Count, cioè l’ipotesi che la carriera della famiglia “presidenziale” sia costellata da decine, se non centinaia, di misteriosi omicidi: pochi mesi fa quest’idea è stata rilanciata da parte della stampa anglofona (e ripresa da quella italiana, persino dal Corriere) nei confronti del caso di Mark Middleton, ex consigliere di Bill, trovato impiccato a un albero con un proiettile nel petto. Middleton, assistente di Clinton dal 1993 al 1995, avrebbe gestito i contatti tra il Presidente ed Epstein (sempre mascherati con la scusa della filantropia o della beneficienza, in tal caso la ristrutturazione di alcune stanze della Casa Bianca).
L’ex Presidente ha ammesso di aver viaggiato diverse volte (circa una trentina) sul “Lolita Express”, il jet privato di Epstein, e di aver frequentato la famigerata “Isola”, ma di non aver mai commesso alcun reato.
Io credo che il quadro rappresenti un ritratto di Clinton, non un’allegoria: del resto certe perversioni sono state sdoganate e rese “etiche” e quasi obbligatorie (hai presente la marcia “walk a mile in her shoes”?)