In onore di Giulietto Chiesa vogliamo ricordare un episodio non molto conosciuto della sua biografia: la candidatura, alle elezioni europee del 2009, per il partito della minoranza russa in Lettonia, l’Unione Russa di Lettonia, costituitosi nel 1998 e che all’epoca si faceva chiamare Per i Diritti Umani nella Lettonia Unita (Par cilvēka tiesībām vienotā Latvijā – PCTVL; За права человека в единой Латвии), avendo assunto la denominazione attuale a partire dal 2014.
Il partito, di orientamento socialdemocratico, a quella tornata ottenne il 9,8% dei voti, riconfermando l’europarlamentare uscente Tatjana Ždanoka (unica eurodeputata lettone di lingua russa che aveva personalmente invitato Chiesa a candidarsi); mentre il buon Giulietto, pur non essendo riuscito a ottenere un seggio, ricevette comunque oltre 9000 preferenze.
In una intervista al Corriere del maggio 2009 dichiarò di essere “più conosciuto in Russia che in Italia” (non a caso la sua ultima intervista è stata in russo) e giustificava così la candidatura:
«Dopo l’indipendenza i nazionalisti lettoni hanno schiacciato la minoranza russa in maniera vergognosa: 373.421 russi della Lettonia (cioè oltre un terzo della minoranza, che a sua volta è un terzo degli abitanti) non hanno alcun diritto. Neppure quello di votare. Basti dire che sul passaporto hanno scritto: “Cittadino di uno stato inesistente”».
In effetti la questione dei “non cittadini” (nepilsoņi) della Lettonia (l’11,2% della popolazione, quasi 250.000 individui) status stabilito da una legge del 1995 per gli ex abitanti dell’URSS (russi, bielorussi, ucraini, polacchi, ebrei) intenzionati a restare nel nuovo staterello baltico, è ancora molto sentita a livello europeo come “violazione dei diritti umani”, segno che comunque Chiesa ebbe un grande fiuto politico nel porla al centro della sua campagna elettorale.
Per l’occasione pubblicò anche un libro in russo, Giulietto Chiesa per una Lettonia europea (Джульетто Кьеза: Я за европейскую Латвию, Averti-R, Riga, 2009), mentre poco tempo dopo avrebbe ricapitolato l’esperienza ne Il candidato lettone (Ponte alle Grazie, 2010), anch’esso tradotto in russo (Латвийский кандидат).
Sul sito ufficiale del Partito della minoranza russa lettone è la stessa Tatjana Ždanoka a ricordarlo come “un grande uomo e un grande pensatore”, ripercorrendo i momenti di collaborazione e lotta per la causa, dall’occasione in cui si erano conosciuti (la protesta contro il famigerato “Giorno dei Legionari”, celebrazione annuale con cui a Riga i nazionalisti ricordano i collaborazionisti lettoni delle Waffen SS) all’ultimo incontro, una videoconferenza dedicata al 75° anniversario della liberazione dal fascismo e dal nazismo.