La Meloni vuole trasformare l’Italia nel più grande campo profughi al mondo

Dopo il collasso di Lampedusa trasmesso in diretta televisiva internazionale (forse più che a livello nazionale…), la Meloni è intervenuta con un videomessaggio in cui ha annunciato la creazione di strutture in aree disabitate del Bel Paese per stiparci gli immigrati appena sbarcati e stabilire se abbiano diritto o meno a restare in Italia come rifugiati.

A meno che non abbia frainteso, ciò che ha dichiarato di voler fare l’attuale premier è imbastire su territorio nazionale quegli hotspot che tramite il blocco navale avrebbe voluto invece istituire in Tunisia o Libia. Come scriveva nella sua prima autobiografia del 2021:

«La nostra idea è quella di un blocco navale fatto in accordo con le autorità del Nord Africa per impedire la partenza dei barconi. […] Noi prevediamo infatti la costituzione, sempre in Nord Africa, di centri controllati dalla comunità internazionale nei quali valutare le domande di ammissione, consentendo che i profughi arrivino in Europa, come previsto dalle norme del diritto internazionale, mentre gli immigrati irregolari vengano rispediti a casa».

Una volta al governo, nel suo primo “discorso programmatico” Giorgia aveva aggiustato il tiro, invocando, come un Renzi qualsiasi, la famigerata “Missione Sophia” a sostegno della sua proposta:

«Se non volete che si parli di blocco navale lo dirò così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa».

Infine, nel suo nuovo libro-intervista (La versione di Giorgia), appena uscito ma già reso obsoleto dall’evidente incapacità di gestire la questione, la premier ha rimarcato l’intento di creare gli hotspot in Nord Africa in collaborazione con le autorità europee:

«Io ho sempre parlato di una missione europea in accordo con le autorità del Nord Africa per fermare le partenze, aprire in Africa gli hotspot, distinguere rifugiati da migranti economici, distribuire i rifugiati nei ventisette Paesi dell’Unione».

Al di là dei proclami (comunque poco convincenti, come vedremo subito), nella realtà dei fatti Giorgia Meloni ha istituito i campi profughi per la “selezione all’ingresso” direttamente sul territorio italiano, presentando come una “misura drastica” ciò che era da sempre il sogno proibito degli “immigrazionisti”.

Quindi, partendo un programma che già di per sé lasciava perplessi, perché invocava continuamente la “comunità internazionale” o “europea”, Meloni è riuscita a far peggio di chiunque altro, non riuscendo neppure a garantire che i “migrantifici” sorgessero al di fuori dei confini nazionali (o “europei”, visto che evidentemente ora l’aggettivo le piace di più).

Partendo da tali premesse, non stupisce che persino un giornale come il “Corriere della Sera” ora inviti lettori ed elettori a trastare, addirittura riportando ipotesi dietrologiche sul fallimento del governo:

«I numeri degli sbarchi allarmano Palazzo Chigi e rafforzano il sospetto di una regia tutta politica in vista delle elezioni Europee, da parte di forze interessate a dimostrare che la destra non sa risolvere i problemi. […] Il sospetto nel governo è che ci sia una strategia per destabilizzare la maggioranza. Come è possibile che in sei giorni siano approdati sulle coste italiane 291 barchini dalla Tunisia? Il timore è che i nemici del governo abbiano aperto la battaglia in vista delle Europee. La lettera con cui il commissario (socialista) agli Esteri, Joseph Borrell, bocciava il memorandum Italia-Tunisi, è stata letta come un tentativo di rompere l’asse con Von der Leyen».

Se la grande stampa adotta certi toni, vuol dire che la Meloni sta comunque facendo “qualcosa di buono” (s’intende, ovviamente, dalla loro prospettiva): in tal caso invocando un “Più Europa” in materia di immigrazione e non azzardandosi nemmeno a mettere in discussione quelle che nel 2016 definiva “prove generali di sostituzione etnica in Italia”

A confermare i sospetti, un’intervista, sempre apparsa sul “Corriere”, dell’impalpabile ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che dopo aver inanellato una serie di banalità, si è compiaciuto che il suo omologo francese, Gérald Darmanin, “con toni assolutamente inediti”, abbia finalmente discusso con lui (unico testimone?) della necessità di bloccare le partenze dalla Tunisia:

«Non era mai successo: finora le discussioni si erano sempre attestate sulla regolazione dei movimenti secondari».

Il finale della favola probabilmente è già scritto: francesi e tedeschi, come del resto stanno già facendo, metteranno in atto il “blocco navale” nei confronti dell’Italia e non faranno passare nemmeno uno dei rifugiati identificati negli hotspot nordafricani, cioè italiani (per loro alla fine è la stessa cosa).

Dalla padella alla brace, insomma, considerando che almeno attualmente le autorità italiane potevano evitare di schedare ogni immigrato sbarcato portando come alibi la confusione, e così consentendo loro di attraversare la frontiera come “fantasmi” (in pratica rispondendo alla farsa del “primo ingresso” con un’altra farsa).

L’unica (magra) speranza, dalla lugubre ottica “accelerazionista”, è che questi “politici di professione” siano talmente incapaci da non riuscire nemmeno a portare a termine i loro piani già di per sé nefasti. Infatti, se la Brigata Meloni fosse stata dotata di un minimo di competenza (una cosa di cui si parla tanto), sarebbe perlomeno riuscita a dare una parvenza di ordine al processo che i suoi stessi esponenti, con una faccia tosta incredibile, tengono ancora a definire “sostituzione etnica”. Invece sono riusciti a buttare tutto in caciara, legando indissolubilmente qualsiasi “soluzione europea” alle scene apocalittiche di Lampedusa. Risultato voluto? Sì, trastiamo l’ennesimo scacco matto a sinistri.

(fonte)

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3 thoughts on “La Meloni vuole trasformare l’Italia nel più grande campo profughi al mondo

  1. Segui per caso Academic Agent su yt? Fa tipo il tuo egregio lavoro ma con più grana mi sa, nell’Anglosfera ne girano di più, ed esposizione mediatica e spiega nel video The Cultural Cold War che praticamente la destra in Occidente è sempre stata una buffonata anche ai tempi della Guerra Fredda e che i nostr* amic* in divisa ai piani alti non sono mai stati veramente troppo amic*. Così faccio solo fatica a stupirmi.

  2. 1. Almeno da quando si è saputo che era entrata nell’Aspen, era chiaro che Giorgia appartiene al Nemico (già prima frequentava il think tank Italia-USA, di cui sono membri altri appartenenti al Nemico, tra i quali altri “Aspen”).
    2. A partire dall’incarico di governo a Draghi, nessuno di FdI ha fatto parola delle “gesta” di lui sul Britannia nel 1992: evidente che da Giorgia è partito un ordine di scuderia che imponeva il silenzio sul tema.
    3. Quanto all’invasione, escludere Salvini come Ministro dell’Interno era già tutto un programma.
    Perché l’appellativo «campo profughi» in stile establishment e non piuttosto «campo clandestini?».

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