Zoom, la app che in questi tempi di “distanziamento sociale” è passato da 10 a 200 milioni di utenti quotidiani, è finita nel mirino per alcune falle nel sistema di sicurezza. Utilizzato dallo stesso governo britannico e consigliato dal Ministero dell’Istruzione italiano per svolgere la famigerata “didattica a distanza”, il programma non sembra però riscuotere la stessa fiducia in altre “istituzioni”: per esempio, la Nasa l’ha vietato ai suoi dipendenti proprio per i gravi problemi di privacy dimostrati.
Dopo che tuttavia la stessa Zoom Video Communications (fondata e diretta dall’imprenditore americano di origine cinese Eric Yuan) ha ammesso di aver trasmesso “erroneamente” i dati degli utenti ai data center collocati in Cina, giustificandosi con un aumento inaspettato del traffico, a vietare l’utilizzo della app ora è niente di meno che il governo di Taiwan, preoccupato che Pechino possa carpire alcuni “segreti” di quella che considera una sua “provincia ribelle”.
Al di là degli ovvi motivi diplomatici e geopolitici che si celano dietro i timori dell’antica Formosa, esistono effettivamente alcuni nodi non sciolti riguardo all’utilizzo improvvisato e ingenuo di una app gestita da un businessman miliardario che ha legami poco chiari con lo stesso potere che non è stato in grado di gestire l’epidemia di coronavirus e l’ha fatta degenerare in pandemia.
Oltre ai problemi gravissimi riguardanti la “fuga di dati”, Zoom è un programma che non offre alcuna reale garanzia di sicurezza nemmeno a un livello basico, come dimostra il triste fenomeno dello Zoombombing (l’intrufolarsi in conferenze e lezioni a scopo di vandalismo) che potrebbe essere facilmente evitato settando in automatico per ogni host/organizzatore il blocco sugli ingressi al meeting.
Opzione che i tecnici della società sembrano effettivamente aver preso in considerazione solo negli ultimi giorni (Zoom tightens security on its platform to prevent Zoom-bombing, India Today, 6 aprile 2020): ulteriore dato a dimostrazione dell’alto grado di impreparazione che si cela dietro il servizio, non giustificabile con l’imprevedibilità dell’evoluzione degli eventi, considerando che, se è vero il motto “il tempo è denaro”, Eric Yuan e soci hanno ne hanno avuto parecchio per preparasi, specialmente nel momento in cui le loro azioni raddoppiavano di valore una volta “sdoganati” da governi e ministeri.
A questo punto meglio tornare alla tradizione e regalare i dati personali al buon vecchio Zio Sam.
Per fortuna la Microsoft viene incontro alle nostre difficoltà:
https://www.dday.it/redazione/34850/come-partecipare-videochiamate-skype-senza-account
Ah, ridendo e scherzando il canale su Telegram è già arrivato al quinto giorno di vita.
Stranamente non mi è ancora venuta la tentazione di gettare la spugna e cancellarlo, sarà un effetto collaterale della quarantena…
è per quello che non l’ho ancora linkato…
Hai paura che ti rubi le followeresse? 🙂
No, che lo cancelli prima ancora che riesca a scaricarmi la app di telegram sul cellulare!
Lo puoi anche scaricare come programma sul pc:
https://desktop.telegram.org/