Agitu Gudeta, il razzismo italiano e la cultura ghanese: oportet ut scandala eveniant? Anche no…

Per uno di quegli automatismi tipici dei bot, cioè account che imitano i comportamenti umani sui social, il profilo Twitter Explore Ghana (in lingua inglese) ha postato (in italiano) la notizia dell’uccisione dell’imprenditrice di origine etiopie Agitu Gudeta da parte di un ghanese, così come riportata da Il Tempo (Violentata mentre moriva. La confessione choc del ghanese che ha massacrato Agitu Gudeta, 30 dicembre 2020):

“Emergono aspetti raccapriccianti sul delitto di Agitu Ideo Gudeta, la pastora etiope uccisa da un suo dipendente in Trentino. La donna di 42 anni è stata violentata mentre era a terra in fin di vita all’interno della camera da letto della sua abitazione dopo essere stata colpita con un martello dal suo assassino, reo confesso, Adams Suleimani, 32 anni, originario del Ghana. L’uomo era un pastore nell’azienda agricola ‘La Capra Felice’ fondata dalla stessa Gudeta. Il particolare della violenza è emerso nel corso dell’interrogatorio della notte. L’omicidio si è consumato a Maso Villalta a Frassilongo in Valle dei Mocheni in Trentino. […] A scatenare la discussione, secondo il 32enne, uno stipendio non pagato. Impugnato un martello trovato in casa, avrebbe con quello colpito la donna per poi spogliarla parzialmente e compiere su di lei atti sessuali mentre era ormai agonizzante”.

Su questa orrenda storia non abbiamo molto da dire: ci limitiamo a stigmatizzare il comportamento del sistema politico-mediatico italiano, che ha da subito strillato al “movente razzista” in prima pagina ma un attimo dopo scoperta l’identità dell’assassino ha fatto sparire la notizia in modo indecente. Questo è peraltro un “copione” che si è ripetuto spesso negli ultimi anni: un esempio è quanto accadde nel 2017, quando tre sorelle rom morirono in un incendio e le istituzioni e la stampa pomparono il caso per lapidare un immaginario “italiano xenofobo”, fino a che, emerso il movente della faida, dovettero repentinamente far calare la cortina del silenzio.

Sbatti l’italiano in prima pagina

Come scrive Il Primato Nazionale (Agitu Gudeta, niente razzismo. A ucciderla a martellate è stato il suo dipendente africano, 30 dicembre 2020):

«Ovviamente già nella giornata di ieri i media mainstream si erano rapidamente prodigati nel creare un’immagine elegiaca della “rifugiata in cerca di riscatto”, sottolineando in tutti gli articoli come Agito Ideo Gudeta avesse più volte denunciato “episodi di razzismo” nei confronti dei suoi vicini. […]. La morte della “regina delle capre” occupa ancora le prime pagine dei quotidiani online, ma la notizia è destinata a scemare in giornata. Fosse stato un italiano ad uccidere la povera Gudeta come minimo avremmo dovuto assistere agli speciali di Formigli in prima serata, alle articolesse vergate da Federica Angeli e allo sdegno social della Ferragni. E invece tutto questo non accadrà, perché il carnefice è un africano».

Qualche commento dai “professionisti dell’informazione” a cadavere ancora caldo.

“Questo paese [scil. Italia, non Ghana] odia le donne, odia i neri, odia le donne e i neri che non sono stereotipi”

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