L’università di Gent è finita nel mirino dei media internazionali perché nel dizionario fiammingo della lingua dei segni da essa ospitato (composta da oltre diecimila voci) la parola joods (“ebreo”) è rappresentata da una signora che fa il “gesto del naso”.
Il Woordenboek Vlaamse Gebarentaal è stato sviluppato da un team di linguisti alla fine degli anni ’90 per il Centro di Lingua dei Segni fiamminga (la lingua parlata nella regione settentrionale delle Fiandre) ed è online da ormai 15 anni. Nei video dimostrativi vengono rappresentanti tre modi per indicare la parola “ebreo”: accarezzarsi il mento, mimare i payot (i lunghi riccioli degli ortodossi) o, appunto, formare un uncino con le dita sul naso.
L’Università ha cercato di resistere per qualche giorno spiegando, per bocca della portavoce del progetto Lisa Rombouts, che il gesto era solo una “variante antica” e non doveva essere interpretato in alcun modo com antisemita, limitandosi solo ad aggiungere l’etichetta negatieve connotatie ai video: tuttavia, dopo aver ricevuto decine di proteste, tra le quali la scomunica del New York Times (che già che c’era ha condannato anche il colonialismo belga, la tradizione dello Zwarte Piet, ridotto al blackface, il divieto della macellazione rituale islamica ed ebraica e le caricature antisemite del carnevale di Aalst), una lettera di Menachem Margolin (Presidente dell’Associazione Ebraica Europea) e una del rabbino capo Pinchas Goldschmidt (Presidente della Conferenza dei Rabbini Europe), l’istituzione ha dovuto fare un passo indietro e rimuovere il video della signora, per sostituirlo con quelli di un giovanotto che si accarezza il mento e mima le trecce ortodosse. Ma in fondo questi gesti considerati accettabili dalla comunità ebraica internazionale, non sono anch’essi una rappresentazione di stereotipi?