Il Museo della Battaglia di Vittorio Veneto a Ceneda (dal 1866 parte del comune di Vittorio Veneto), nasce dalla donazione, nel 1938, da parte dell’ex combattente Luigi Marson (1899-1952) della propria collezione di reperti e documenti, che aveva già iniziato a raccogliere ancor prima della fatidica data del 30 ottobre 1918.
Nel 2012 il Museo è stato restaurato all’insegna della multimedialità e della cosiddetta “sensorialità”, in modo da far immergere il visitatore nel turbine della Grande Guerra attraverso filmati, effetti scenografici, esperienze interattive e “tattilità” (si possono addirittura aprire cassetti e sportelli a ribalta).
L’esposizione è divisa in tre parti: al piano terra si trovano le sezioni “La vita in trincea” e “La vita durante l’occupazione”, mentre al piano secondo la sezione “Dalla battaglia al mito”.
Il complesso monumentale è costituito da quattro edifici distinti e il corpo principale è rappresentato dall’antico Palazzo della Comunità di Ceneda (prima metà del XVI secolo, attribuito storicamente al Sansovino). Gli affreschi della Loggia sono opera di Pomponio Amalteo (1505–1588) e raffigurano allegorie del buon governo.
La prima area, appunto dedicata alla vita in trincea, è caratterizzata da effetti cinematografici (sulle pareti e sul soffitto vengono proiettati filmati di combattimenti e bombardamenti aerei) e un allestimento tetro e drammatico, dove il percorso buio e tenebroso è illuminato solo da teche contenenti granate, fucili, maschere a gas, bastoni, pugnali e mazze ferrate, oltre che manufatti artigianali, riviste e manifesti di propaganda.
La seconda parte, “La vita durante l’occupazione”, raccoglie testimonianze di un anno di guerra (tra il 1917 e il 1918) nelle forme tradizionali della wunderkammer, che culminano nella “armeria di casa Marson”, la quale ricrea in maniera stilizzata il contesto espositivo del primo nucleo museale ospitato inizialmente nella stessa abitazione del fondatore.
Il secondo piano, “Dalla battaglia al mito”, ispirato anch’esso all’impianto originario del museo ma arricchito di altre esperienze interattive (botole e stipetti con all’interno piccoli schermi che trasmettono ininterrottamente brevi documentari sugli eventi storici) è prettamente dedicato all’ultimo scontro tra l’Italia e l’Impero austro-ungarico, il quale ha reso la città simbolo dell’unità nazionale.
All’uscita è presente il Memoriale dei Cavalieri di Vittorio Veneto, nell’ex chiesa di San Paolo al Piano annessa al Museo e riallestita in modo consono all’ambiente.
STUPENDO.
C’erano però (almeno in un primissimo tempo) I sostenitori dell’intervento a fianco degli Alleati germanofoni.
Fedrzoni e Evola.