Questa Europa è una forma di auto-genocidio?

“Una famiglia felice ed europea” (Flickr)

La nuova Commissione di Ursula von der Leyen è finita subito nel mirino per la denominazione del portafoglio affidato al greco Margaritis Schinas, la cui carica ora è ufficialmente quella di Vicepresidente per la “protezione dello stile di vita europeo”.

Le polemiche erano prevedibili (essendo il ruolo legato all’immigrazione, anche se non cambia nulla rispetto alle deleghe precedenti), ma i toni utilizzati da eurocrati e boiardi sono stati eccessivi e pretestuosi.

Ha aperto le danze l’onnipresente Guy Verhofstadt, che su Twitter ha ammonito la Commissione di “tenersi lontana dalla retorica di Orban” e ha poi affermato che «il nostro “stile di vita europeo” NON implica che vogliamo un’Europa suprematista bianca. Questo è in realtà il peccato originale dell’Europa e dobbiamo combatterlo ogni giorno».

Il sobrio Jean-Claude Juncker ha dichiarato a Euronews: «Non mi piace l’idea che lo stile di vita europeo sia contrario alla migrazione. Accettare chi viene da lontano fa parte del modo di vivere europeo».

Il belga Philippe Lamberts, leader dei Verdi, ha parlato di “scandalo assoluto” e ha descritto la formula come una strizzata d’occhio alla «visione dell’estrema destra secondo la quale la questione della migrazione è innanzitutto una questione di protezione di un “cosiddetto stile di vita europeo”, che non ho idea di cosa sia».

In Italia, l’europarlamentare PD Pierfrancesco Majorino ha parlato di “tragico errore”, mentre il noto Enrico Letta ha avuto una reazione ai limiti dell’isterismo:

Sono giudizi esagerati e inaccettabili, che introducono nel discorso pubblico europeo la pericolosissima retorica (altro che quella di Orbán) del Selbsthass, l’odio di se stessi. Non esiste infatti nella denominazione alcun appiglio al quale tali grigi figuri possano attaccarsi: in essa non si parla di “razza” o “etnia”, né di “valori” o “etica”, ma solo di uno stile di vita caratterizzato dall’aggettivo europeo. Un’espressione più blanda era difficile trovarla: eppure ha suscitato ugualmente polemiche furiose. Del resto è risaputo (seppure si finga il contrario) che tra gli scopi reconditi di questa “Europa” vi sia la volontà di “espiare” tutti i peccati del passato, come auspicava Edgar Morin qualche lustro fa:

«L’Europa […] è responsabile dei totalitarismi che infestano tutto quanto il mondo. […] L’Europa ha cosparso il mondo delle peggiori pesti, delle peggiori epidemie, che derivano dal carattere unilaterale, dominatore e semplificatore dei suoi interventi, dall’esasperazione di tutte le sue tendenze e di tutte le sue realizzazioni storiche. Oggi abbiamo i mezzi per aiutare il mondo a disinfestarsi da queste pesti […]».

Edgar Morin e l’Europa come espiazione

Tuttavia, sarebbe meglio non eccedere in questo tipo di discorsi, a meno di non voler alimentare i sospetti sulla vera vocazione delle fatiche di Sisifo a cui l’Europa sottopone i suoi popoli, che potremmo sintetizzare nell’espressione “auto-genocidio”. Attualmente esiste ancora un vago ottimismo (ma sempre più scarso) che la furia iconoclasta e nichilistica con cui l’Unione si accanisce sulle nazioni sia solo il momento del solve in vista del coagula di un superstato con capitale Bruxelles. Un’ipotesi rassicurante, anche considerando lo scempio che la stessa von der Leyen ha fatto dell’esercito tedesco: sarà stato per consentire la nascita di una nuova potentissima armata continentale, pensa il buon cittadino europeo. E se invece fosse solo la distruzione, l’unico obiettivo del potere opaco che aleggia sul Vecchio Continente?

I dubbi si moltiplicano, fino alla paranoia: perché l’Unione regala soldi in giro per il mondo (dalla Turchia alla Groenlandia) ma lascia morire di fame i greci e non ha pietà per i suoi “ultimi” (mentre adora quelli degli altri continenti)? Mi tornano in mente le parole di Christine Lagarde, appena eletta alla presidenza della BCE (bravo!, come dicono i francesi) che ai tempi della crisi greca dichiarò la sua simpatia indiscussa per le sofferenze dei bambini subsahariani rispetto a quelli di Atene, i quali dovevano -ancora!- “espiare” le colpe dei loro padri.

Quindi, quando lei studia i bilanci greci e richiede misure che sa già comporteranno l’impossibilità da parte di una donna incinta di permettersi un’ostetrica e di ricevere farmaci salvavita da parte di pazienti malati per non dire degli anziani moriranno da soli per mancanza di cure, riesce a rimuovere tutto questo e pensare solo alle cifre?
“No, penso invece ai ragazzini di una scuola in un piccolo villaggio del Niger che possono andare a scuola solo due ore al giorno condividendo una sedia in tre, e desiderano ricevere un’istruzione a tutti i costi. Sono sempre nei miei pensieri. Perché penso che abbiano bisogno di molto più aiuto rispetto agli abitanti di Atene“. Si interrompe per una pausa drammatica, prima di continuare. “Sa qual è il problema? Quando penso ad Atene penso a tutte quelle persone che cercano sempre di evadere le tasse, tutti questi evasori greci che non vogliono pagare” (cfr. D. Aitkenhead, Christine Lagarde: can the head of the IMF save the euro?, “The Guardian”, 25 maggio 2012).

Più chiari di così si muore, proprio come quei settecento neonati greci morti a causa dell’austerità europea. Il fatto che qualsiasi misura presa da qualsiasi organo auto-denominatosi “europeo” risulti puntualmente inefficace accresce la diffidenza: a cominciare dalle ossessioni per il libero mercato e la stabilità fiscale (che mai si sono tradotte in uno “stringere la cinghia” in vista di periodi migliori), passando per l’altruismo patologico di cui sopra, fino all’immigrazionismo delirante di chi non vuole riconoscere che il limite di multietnicità e multiculturalismo in Europa si poteva benissimo raggiungere con i progressivi “allargamenti”.

Forse è il caso di non tirare in ballo il “suprematismo bianco” (manco fossimo a Charlottesville), perché poi c’è il rischio che i sospetti da vaghi diventino fin troppo evidenti. E se poi gli europei cominciano a votare male, invece della propaganda si dovrà ricorrere direttamente all’abolizione della democrazia, come -a volte il caso!- ha appena adombrato su Twitter il solito Letta

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2 thoughts on “Questa Europa è una forma di auto-genocidio?

  1. Forse non ci si è soffermato con attenzione sul fatto che accogliendo profughi irregolari di cui non sappiamo praticamente nulla, potrebbero essere delle brave persone o terroristi, spendiamo per ognuno di costoro tanto che con quella cifra potremmo sostenere tre nostre famiglie in difficoltà e sembra che di queste ce ne siano un bel numero. Più autolesionisti di così!

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