L’anarco-tiranno Joe Biden accusa Xi Jinping di essere un tiranno comunista

La visita del presidente cinese Xi Jinping a San Francisco è riuscita  a convincere la maggioranza del popolo americano di essere ormai una nazione (nemmeno più una “superpotenza”) decadente e senza speranza: a demoralizzare l’opinione pubblica è stata in primo luogo la ripulitura immediata della “Mecca dei liberal, una città fino a un attimo prima letteralmente galleggiante nella merda e invasa da tendopoli di tossicodipendenti, resi tali peraltro dal fentanil, droga della quale Pechino è la prima esportatrice nonostante dal 2019 abbia promesso a Washington di interromperne la produzione, assicurazione rinnovata proprio ora nel momento in cui l’amministrazione Biden, a differenza di quella di Trump, ha deciso di chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani commesse dai dipartimenti anti-droga della polizia cinese.

Un’altra beffa di cui l’americano medio si sente vittima è la sospensione informale della famigerata Proposition 47, legge adottata dalla California nel 2014 che ha depenalizzato il taccheggio di beni di valore inferiore a 950 dollari (persino un fucile, per dire), causando una vera e propria “epidemia di furti” in città.

Credo che questa sia la rappresentazione plastica più netta di quella anarco-tirannia di cui tanto si discute oltreoceano: il concetto si riferisce alla convinzione che il governo abbia tutti gli strumenti per garantire in modo assolutamente “democratico” un minimo di decoro alle grandi (e ormai anche piccole) città, ma che semplicemente non gli convenga dalla prospettiva del sistema di controllo istituito per mantenere la popolazione in uno stato di sconforto, apatia e immobilismo.

Anarco-tirannia: il crimine come strumento di controllo sociale

Mi pare che Federico Rampini sul “Corriere della Sera” abbia individuato il nocciolo del problema:

«Tra le tante e variegate origini del fenomeno-homeless – povertà, malattie mentali, alcolismo, tossicodipendenza – da sempre vi è anche una quota di “sradicati per scelta di vita”, eredi di una romanticizzazione del nomadismo e della marginalità che proprio a San Francisco mise radici con il movimento hippy degli anni Settanta. Il fatto che San Francisco si vanti di rispettare queste scelte di vita con la massima tolleranza ne ha fatto un polo di attrazione per clochard dal resto degli Stati Uniti. E pazienza se la stessa San Francisco con questa sua ideologia radicale è di fatto molto intollerante verso quei cittadini che chiedono il rispetto dei propri diritti: il dilagare dei furti, le aggressioni, gli atti osceni o il defecare in pubblico incidono sulla sicurezza della maggioranza».

So che è di cattivo gusto rifarsi al mainstream per avvalorare le proprie tesi “anti-sistema”, ma si dà il caso che ho sottoposto il pezzo di Rampini che sto citando (San Francisco “allontana” i senzatetto: il miracolo di Xi Jinping, 15 novembre 2023) a un bot creato dai fact-checkers americani per capire se un articolo possa essere pubblicato senza timore di essere classificato tra le fake news.

Ebbene, l’intelligenza artificiale ha dato parere negativo, per i seguenti motivi: “mancanza di prove concrete, mancanza di approfondimento, sensazionalismo e mancanza di prospettive alternative” («L’articolo sembra cercare di attirare l’attenzione e suscitare reazioni emotive piuttosto che fornire una valutazione obiettiva della situazione. […] L’articolo potrebbe essere criticato per non considerare altre possibili spiegazioni o interpretazioni della riduzione dei senzatetto a San Francisco. Non viene menzionato se ci sono stati sforzi o politiche locali che potrebbero aver contribuito a tale cambiamento»).

Ecco perché mi trovo ora costretto a considerare Rampini una fonte affidabilissima. Specialmente nel momento in cui, rovistando tra i suoi “ricordi personali”, delinea un parallelo degno di nota:

«Facevo il corrispondente a Pechino quando ci furono le Olimpiadi del 2008. Quell’evento per il regime era una vetrina, l’occasione di consacrare il nuovo status del Paese come superpotenza globale. La capitale cinese fu sottoposta a una “pulizia” onnicomprensiva: dall’abbattimento delle case fatiscenti rimaste nel centro storico, all’arresto preliminare dei dissidenti o di chiunque potesse potenzialmente turbare i Giochi. Sparirono dalle strade anche certe tipologie di immigrati dalle campagne (soprattutto se tibetani o uiguri), gli ambulanti, i poveri. Non che ce ne fossero molti in giro: accattonaggio e vagabondaggio non sono mai stati tollerati dalle autorità cinesi, neanche in tempi normali. È singolare che 15 anni dopo un’operazione di pulizia un po’ simile avvenga in quella San Francisco che si considera la città d’America più progressista, libertaria, trasgressiva, attenta ai diritti umani».

Ironia della sorte, a conclusione della visita Joe Biden ha trovato modo di definire per l’ennesima volta Xi Jinping un “dittatore” (« È un dittatore nel senso che è una persona che governa un paese comunista basato su una forma di governo totalmente diversa dalla nostra»), suscitando nel suo Segretario di Stato Antony Blinken una reazione che rimarrà negli annali:

Il lato più tragicomico della situazione è che per quattro anni gli avversari di Biden lo hanno tacciato di essere al soldo dei cinesi, invocando una sua qualche dichiarazione controcorrente in tal senso: sfortunatamente essa giunge proprio nel momento in cui il mondo sembra alle soglie di un conflitto mondiale e quando persino i “falchi” più agguerriti vorrebbero sentire qualche parola di distensione.

Ad ogni modo, sembra che pochi americani siano ancora disposti a bersi la storiella della “più grande democrazia al mondo” contro la “dittatura pechinese”; semmai tanti, persino tra i più “insospettabili”, sentono di vivere sotto un diverso tipo di dittatura che per ragioni ideologiche, emotive o intellettuali non sono ancora in grado di nominare.

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One thought on “L’anarco-tiranno Joe Biden accusa Xi Jinping di essere un tiranno comunista

  1. “Anarco-tirannia” è una categoria utilissima per interpretare gli ultimi 10-15 anni in occidente. Ma non confligge con un altro concetto molto utile che è quello di “monopolio della forza”? Gli stati stanno volontariamente cedendo quote di violenza a soggetti diversi? Oppure anche gli stati nazionali sono ormai succursali di soggetti sovranazionali che spartiscono l’uso della forza tra fornitori diversi?
    E aggiungo un pensiero che faccio frequentemente: la Grande Rivalità dei nostri tempi (quella tra USA e Cina) è solo di facciata. Lo scontro è solo figurativo, sotto c’è un accordo sostanziale basato sul tecno-controllo delle rispettive parti di mondo. Era scritto già in 1984, le superpotenze in guerra ma solo per bruciare plusvalore e schiacciare i sudditi…
    Cosa ne pensi?

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