Sul suo pullman Berlusconi dovrebbe far salire anche la madre di Zelenskij

Quale vergogna per il nostro Paese le dichiarazioni del 21 febbraio 2023 dell’ex comico Zelenskij contro Silvio Berlusconi al cospetto di una Giorgia Meloni in un silenzio tanto ossequioso quanto osceno:

«Credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino, nessuno ha ammazzato i suoi parenti».

A parte che non si sa dove davvero si trovi questo signore, che comunque non sembra disdegnare l’utilizzo dello “schermo verde” per farsi immortalare con il centro di Kiev alle spalle (e il fatto che tutti i leader occidentali prima di andare a omaggiarlo debbano recarsi in Polonia dà adito a diverse supposizioni); ad ogni modo il povero Silvio non ha potuto nemmeno rispondergli direttamente, ma ha dovuto affidare un messaggio ai suoi collaboratori che hanno poi provveduto a passarlo alla stampa:

«Non è vero che non conosco la guerra da ragazzino sono stato sfollato anche io, gli orrori della guerra li ho vissuti».

Di fronte al mutismo delle nostre istituzioni, è intervenuta persino l’ormai nota portavoce di Lavrov Marija Zakharova, che su Telegram ha citato una precedente dichiarazione di Berlusconi («Non dimenticherò mai come gli Alleati bombardarono Milano nel 1943. Avevo sei anni e mezzo. Una volta una bomba cadde proprio sulla nostra via Volturno. Dopodiché, i miei genitori decisero di trasferirsi in un paesino a nord di Milano») per lanciare al nemico l’ennesima stoccata:

«È così che di fatto Zelenskij ha paragonato il suo regime a quello fascista e l’Operazione militare speciale [russa] con le azioni degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale. Gli è proprio scappato detto [Проговорился]».

Ora, è doveroso ricordare che nel 2015 Berlusconi venne dichiarato per tre anni persona non grata dal Ministero della Cultura e della Politica dell’Informazione ucraino, per aver brindato assieme a Putin con una bottiglia di sherry del 1765 del valore di circa 140mila euro, che Kiev considerava di sua proprietà (probabilmente le autorità del Paese sono ancora pronte a processarlo qualora mettesse piede sul sacro suolo). L’ex premier è peraltro in buona compagnia, se pensiamo che sulla “lista nera” ucraina nel corso di questi anni sono comparsi anche Pupo, Al Bano e Toto Cutugno (forse Zelenskij voleva venire a Sanremo per rimpiazzarli?).

Ci si domanda a questo punto perché qui in Italia si debba pendere dalle labbra dell’ennesimo Papa straniero (dalle quali per giunta promana una voce gracchiante e inascoltabile, che suscita altrettanti dubbi sulla sua carriera di uomo di spettacolo), il quale sa solo pretendere e insultare. Non che si voglia arrivare a definirlo, come Vittorio Feltri ha fatto, “un accattone che chiede armi a tutti”, tuttavia non si può pretendere un’ovazione ininterrotta dalla nostra opinione pubblica come se fossimo davvero “tutti ucraini”. E con ciò si intende dire non che gli ucraini siano compattamente schierati a favore di Zelenskij, ma che siccome costui ha soppresso i partiti di opposizione con la scusa del “collaborazionismo” non esiste più molta possibilità di ascoltare pareri discordanti in situ.

Sembra quasi che si voglia importare nel nostro Paese quel clima “semi-dittatoriale” instaurato in Ucraina dallo stesso Zelenskij (l’accusa proviene dalle residue opposizioni ancora “legali”). Perché, si capisce, ora c’è la guerra e tutto è giustificato, ma è da tempo che i rapporti tra il politico e i suoi elettori hanno smesso di essere idilliaci, in particolare proprio per il suo approccio alla questione bellica.

Se gli ucraini nel 2019 hanno scelto in massa un comico di origine ebraica era esattamente per uscire dall’impasse in cui il Paese si era cacciato: Zelenskij era stato chiamato a “voltare pagina” non solo in materia di corruzione e democrazia, ma anche di revanscismo, euro-atlantismo e russofobia, quasi come un’incarnazione di valori antitetici (o almeno alternativi) rispetto a quelli dell’Ucraina contemporanea.

La sua trasformazione in “gemello malvagio” ha creato smarrimento non solo nella maggior parte delle persone che avevano creduto in lui, ma anche in chi seguiva la politica interna ucraina nella speranza che finalmente si giungesse a una soluzione politica scevra di implicazioni identitarie, ideologiche, sovraniste, internazionali e chi più ne ha più ne metta. Non paia malizioso evocare qui la leggenda ebraica del dibbuk, lo spirito maligno che si impossessa degli uomini per portare a termine qualche compito nefasto (ipotesi se non altro meno impietosa di quella di un eventuale “arrostimento di cervella” tramite sostanze ricreative note ed ignote).

Voglio perciò in conclusione esprimere solidarietà al povero Silvio che non si merita tale trattamento per aver solo manifestato un pensiero non allineato (considerando anche che il suo partito ha sempre avallato, in Italia e in Unione Europea, l’invio di armi a Kiev) . E non in nome del putinismo o altre amenità inventate dalla stampa, ma solo per la necessità di proteggere le voci discordanti in un coro di slogan (etimologicamente “grido di guerra”) volti esclusivamente a portare il mondo sull’orlo dell’abisso.

PS: Può sembrare disdicevole che l’ultimo italiano a far notizia sui media internazionali sia proprio Berlusconi, ma la sua recente battuta sul “pullman di troie” che avrebbe mandato ai calciatori del Monza se avessero battuto il Milan o la Juve, ha fatto letteralmente il giro del mondo. Possiamo brevemente riportare l’espressione tradotta nelle varie lingue, partendo chiaramente dal russo автобус со шлюхами [avtobus so shljukhami] e dall’ucraino (автобус повій [avtobus povij]), per poi passare a spagnolo (autobús de prostitutas, autobús lleno de prostitutasautobús con prostitutas, autobús con putas), tedesco (Bus mit Prostituierten, einen Bus voller Prostituierten), turco (bir otobüs dolusu fahişe), inglese (bus of whores), fiammingo (bus vol met prostituees), portoghese (ônibus cheio de prostitutas), bulgaro (цял автобус с курветини [tsjal avtobus s kurvetini], автобус с проститутки [avtobus s prostitutki]), francese (un car de prostituées), croato (autobus pun prostitutki), arabo giordano (حافلة من العاهرات [hafilat min aleahirat]), arabo libanese (حافلة من عاملات الجنس [hafilatun min eamilat aljins]), greco (ένα πούλμαν με ιερόδουλες [éna poúlman me ieródoules], ένα λεωφορείο με πόρνες [éna leoforeío me pórnes]), danese (en bus fuld af prostituerede, en bus fyldt med ludere), ceco (autobus plný prostitutek), georgiano (ავტობუსი მეძავებით [avt’obusi medzavebit]), finlandese (bussilastillisen prostituoituja), estone (bussitäis hoorasid) ecc…

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