Tecnologie Culturali Assortite

Mi ero ripromesso di degnare di una risposta i commenti dei lettori con una rubrica ad hoc, ma già dopo meno di un mese ho mollato il colpo. Riproviamoci, questa volta con aggiunta di meme a caso.

Scrive Professor Challegener sotto a una delle mie recensioni di Barbie:

«Quindi Ken è un distruttore di mondi (matriarcali) più di Oppenheimer… ora per rispettare la parità dei memi ti toccherà scrivere qualcosa anche su quest’ultimo».

Solo per questo ho recensito Oppenheimer, sul quale rimango del parere di un grande mastro mematore (segue meme rubato): «Una puntata non divertente di Un giorno in pretura».

Scrive Groppone da Figulle (link):

«Sono considerazioni che anch’io sto facendo negli ultimi anni: c’è un’accelerazione del declino, è evidente, ma allora ci sarà anche un’accelerazione della Rinascita. Ho scoperto che esiste una locuzione latina che descrive la cosa, motus in fine velocior: quando arrivi alla fine tutti i fenomeni accelerano. Nella mia vita ho visto un collasso generale paragonabile a quello che l’impero romano visse nell’arco di tre secoli, quando sono molto ottimista e penso che vedrò anche l’inizio della rinascita. E anche questa volta i semi saranno gettati da un nuovo monachesimo: piccole comunità che si staccano dal caos urbano, che difendono le vestigia del passato… Vedo i nuovi amanuensi che trascrivono i dialoghi dei film di Totò e i discorsi parlamentari di Bettino Craxi…».

A tal proposito mi sovviene un altro meme, questa volta di Sua Eccellenza Elon Musk:

La questione del cosiddetto “accelerazionismo” è molto sentita tra i miei lettori. Essa è davvero complessa perché include posizioni diversissime: c’è chi pensa che si possa “cavalcare la tigre” attraverso il trollaggio e i meme, c’è chi invece insegue utopie bucolico-agresti in una sorta di “cincinnatismo” (anche se il Nostro si ritirò nei campi dopo aver servito la Patria), e chi decide di stare nell’occhio del ciclone, cioè in un contesto “urbano”.

Personalmente comprendo tutte le opinioni, ma l’unico punto che mi sento davvero di contestare riguarda la presunta dicotomia città/campagna: nell’arco della mia vita ho potuto osservare in prima persona come la degenerazione del “centro” si rifletta in tempi sempre più stretti sulle “periferie”. La speranza di una obščina occidentale mi sembra quindi vanificata regolarmente proprio dalla “accelerazione”. Peraltro alla luce del motto latino scoperto dal lettore di cui sopra, si potrebbe coniare un neologismo tipo velociorismo (no, fa pena, chiedo scudo).

Ad ogni modo, per rappresentare la natura composita della questione, riporto un commento disperatamente pessimista (al fronte del “disperato ottimismo” degli accelerazionisti) di Luca T.:

«Invidio il suo ottimismo. Sinceramente mi do poche speranze che possa cambiare il flusso nefasto della storia.
Ormai siamo dei popoli – quelli occidentali – totalmente rincoglioniti, ebeti, sterili, che credono in qualunque idiozia propinata come passo “per un mondo più inclusivo”. Non parliamo poi degli attuali ventenni cresciuti col negrume, frociume ed ecoansia straripanti con cui essi sono convinti di essere dalla parte giusta della storia, cosa che li farà trasformare in dei Pol Pot in sedicesimo.
“Ai nostri tempi” caro Tota, visto che io e lei siamo coetanei (qualche anno di più), si potevano fare battute sui negri, sui gay, sui trans e sulle donne a cui oggi anche chi le pronuncerebbe gli verrebbe data la morte civile. D’altronde basta guardare film e trasmissioni dell’epoca. Lo dico non per rimpiangere i tempi andati – effettivamente a quel tempo ci si stava avviando verso la degenerazione – ma perché sinceramente ho solo visto le cose scivolare nel peggio.
Credo che gli sfogatoi dei social siano sopravvalutati, visto che alla fine si tratta di bolle popolate da narcisi, capipopolo mancati, nani da circo e rivoluzionari in ciabatte e altro baillame umano, destinate a sgonfiarsi rapidamente.
Sinceramente ha visto a livello mediatico-culturale-governativo affermare ciò che scrive nel suo blog? C’è qualcuno che denunci l’estinzione e il genocidio come Europei da parte delle masse afro-asiatiche che ci stanno invadendo, che i negri nella loro storia non hanno mai costruito una civiltà degna di questo nome, qualcuno afferma che l’omosessualità è un’anomalia biologica, che i transessuali e i “fluidi” siano una massa di decerebrati mentali, che il femminismo sia un’ideologia frutto solo di un’invidia malata da parte di arpie, troie, cessi umani, frigide nevrotiche?
Che in verità, tutto questo vuole puntare al genocidio dell’uomo bianco etero?
Invece vedo i “destrosi” accettare supinamente i discorsi di questi Pol Pot “umanisti”, a fare la parte degli scemi dei villaggi, tra sparate tracotanti (dopo una bevuta di Mojito) e poi successive rettifiche imbarazzanti come dei bambini dell’asilo.
Sì è contro l’immigrazione “illegale” ma poi ci si commuove per il negro con la medaglia d’oro esaltato come esempio di vera “italianità”. Sì è contro l’ideologia gender ma poi si dichiara che sì ha amici gay e che l’omofobia “è una malattia”.
Sì è contro il femminismo “radicale” ma poi si evocano l’inasprimento delle pene per i fumosi reati di “femminicidio” e stalking. E al contempo ci si abbassa allo zerbinaggio per avere un pò di pelo in più… (l’ho messa piano).
Non so come si possa invertire una degenerazione del genere, nutrire una qualsiasi speranza a meno che non capiti un grandguignol sanguinesco, così come andare a schiattarsi [come con] i fascismi nel ‘900.
Naturalmente mi auguro di sbagliare, caro Tota e spero che qualcosa potrà accadere».

(per la serie: meme tradotti con Google Lens)

Per cambiare argomento, rispondo a Rødpriest (grazie per i complimenti) che mi chiede delucidazioni sul concetto di “tecnologia culturale”: anche se secondo Wikipedia il padrino dell’espressione (문화기술, munhwagisul) risulterebbe un imprenditore sudcoreano, tale Lee Soo-man, per indicare i mezzi attraverso cui globalizzare la pop culture nazionale (piuttosto imbarazzante), e nonostante venga utilizzata nei diversi ambiti (filosofia, antropologia, sociologia) con un significato praticamente letterale, credo che il senso da me conferitale, per quel che ne sappia, possa addirittura essere inedito. Dunque, come al solito, la mia fonte è me stesso, cioè “sogni, suggestioni e ricordi di vite precedenti non vissute”.

Ripensandoci meglio, tuttavia, credo di poter individuare l’origine dell’espressione, cioè del modo in cui me ne servo, in alcuni messaggi di 4chan (altra mia fonte imprescindibile), dove in effetti il matrimonio viene definito una cultural technology.

Se incontri il Vico per la strada, uccidilo (4chan e la sapienza tradizionale)

Spero di aver diramato ogni dubbio, ovviamente sono sempre disponibile per ulteriori chiarimenti. Non di meno, invito ad approfondire il tema al di là delle mie stupidaggini, perché potrebbe, tra le altre cose, risolvere l’annoso dilemma riguardante l’economico o il culturale (facendoci giungere alla conclusione che il problema sia economico-culturale).

Colgo infine l’occasione per ringraziare AccelerationismEnjoyer, FZ, Andrea Romani e la Fondazione Elia Spallanzani per i loro commenti sempre più puntuali, e segnalare i blog di due lettori ormai storici: Normalità Distopiche & Cronache dal Deserto.

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