Non voglio dilungarmi troppo su Rush Limbaugh, giornalista conservatore statunitense che gli italiani non conoscono e che è venuto a mancare ieri. Quel che può interessare ai lettori italiani l’ho già già accennato in un post a parte. Qui posso solo aggiungere che seppur la sua figura negli ultimi anni fosse in declino, Limbaugh resta un’icona americana, l’alfiere di una intera generazione di politici conservatori. Dunque merita un paio di righe di ricordo, con le “sparate” che sicuramente pochi conoscono.
Negli anni ’90, attraverso la radio, conquistò il cuore dell’americano medio con le sue trasmissioni sul Nuovo Ordine Mondiale, la massoneria e il comunismo, fino a quando non accettò di istituzionalizzarsi dopo la vittoria di Bush, promuovendo le guerre neo-con in Medio Oriente come sequel delle Crociate.
In un’intervista del 1998 parlò dell’impossibilità di nominare “lobby ebraica” a New York senza rischiare il licenziamento.
Nel 2003 lavorò per qualche tempo come commentatore sportivo, ma venne subito cacciato oltre che per vari commenti razzisti (definendo le squadre a maggioranza nera come “gang”), anche per aver affermato che la NFL, l’associazione nazionale di football americano, assieme ai media, desiderasse che atleti e allenatori di colore apparissero meglio dei bianchi.