Il Parlamento sudafricano, nel bel mezzo della crisi politica ed economica che sta travolgendo il Paese, ha appena approvato una mozione per espropriare le terre dei coltivatori bianchi senza alcun indennizzo. L’iniziativa, proposta dal partito di opposizione di estrema sinistra Economic Freedom Fighters (al grido di “il tempo della riconciliazione è finito, è giunta l’ora della giustizia”), è stata accolta con entusiasmo dall’intramontabile African National Congress. L’unica voce controcorrente di un certo peso è stata quella del partito d’opposizione Democratic Alliance, preoccupato dalle conseguenze non solo sociali, ma soprattutto economiche, che comporterebbe il provvedimento (l’esempio dello Zimbabwe è sempre valido).
Una deriva del genere era tuttavia prevedibile, non solo perché il mito della “giustizia riparativa” aveva sin dal principio mostrato la sua inefficacia nell’impedire il dilagare di vendette e ritorsioni, ma anche perché il cosiddetto “genocidio dei boeri”, seppur confinato nell’ambito delle paranoie di estrema destra, dava da intendere che la mattanza di afrikaner non fosse un semplice fenomeno criminale, ma parte di un progetto politico che ora emerge senza più paraventi.
L’attuale presidente Ramaphosa, insediatosi meno di un mese fa, ha voluto fare dell’espropriazione delle terre dei boeri un pilastro del “nuovo corso” sudafricano, sfruttando il miraggio della “redistribuzione” per mascherare il classico incameramento a favore di accoliti e clientes: non sembra però del tutto ignaro dei rischi che il Paese può correre sia sul breve che sul lungo termine. Non a caso si è subito premurato di addolcire i toni, dichiaratamente all’unico scopo di “non spaventare gli investitori” (la questione dei diritti umani non lo tocca in alcun modo), ma a quanto pare l’anglosfera questa volta non è stata così indulgente come accaduto negli ultimi lustri.
In effetti, anche se in Italia non una sola riga è stata scritta sull’argomento, sui media di lingua inglese se n’è discusso molto più di quel che ci si sarebbe aspettato: in particolare, il presentatore Tucker Carlson (diventato re della prima serata di “Fox News” dopo la vittoria di Trump) ha posto il problema dei foreign aids che gli Stati Uniti destinano al Sudafrica, “milioni di dollari dei contribuenti americani per perseguitare una minoranza”?
Più in generale, nonostante il tema sia ancora un tabù per la maggior parte dei mass media, sta aumentando nell’informazione “alternativa” l’attenzione nei confronti della situazione miserabile nella quale vivono gli afrikaner, a discapito di tutti i pregiudizi e le leggende nere sul loro conto: