Venerdì sera (le 5 di pomeriggio secondo il fuso orario della costa orientale degli Stati Uniti) c’è stata la prima diretta dell’intellettuale cattolico E. Michael Jones su Cozy.tv, il network di Nick Fuentes. La trasmissione si è aperta con una frase-slogan del pensatore (America is now one big gay disco, “L’America ora è solo una immensa discoteca gay”) trasformata post-ironicamente in un motivetto da discoteca.
Jones ha iniziato commentando le elezioni di midterm (un “disaster“), nelle quali le istanze conservatrici sono state surclassate da quelle dei democratici: emblematico il caso della Pennsylvania, Stato in cui hanno trionfato un ebreo, Josh Shapiro (il dottor Jones non ha molte simpatie per gli ebrei) e un tizio appena reduce da un infarto che ha difficoltà a esprimersi in pubblico e privato (John Fetterman). A suo parere il motivo principale della debacle repubblicana è riconducibile all’incapacità di presentare un’alternativa in politica estera alla linea antirussa dei liberal.
Lo studioso ha anche analizzato il “caso” Ron De Santis, astro nascente della destra americana (apprezzato molto dai donatori cattolici conservatori): nonostante venga messo in contrapposizione con Donald, egli ritiene sia una sorta di “Trump 2.0”, esaltato e promosso al solo fine di tenerlo più facilmente sotto controllo. Peraltro questo De Santis non convince particolarmente Jones, che ha infatti ricordato come il governatore della Florida abbia imposto nel suo Stato una legge che, con l’alibi del contrasto all’antisemitismo, impedisce qualsiasi critica a Israele nelle scuole e nelle università.
Più in generale, secondo E. Michael Jones qualsiasi iniziativa volta a “contrastare l’antisemitismo” da parte dei cattolici, dei conservatori e di chi è di “destra”, è un modo per “incrementare il controllo ebraico sulla propria culture”. In realtà l’avversione per gli ebrei del professore sarebbe etichettabile come una forma di “giudeofobia”, in quanto seppur essa si esprima sempre contro bersagli definiti, sulla lunga distanza considera il vero obiettivo polemico la religione e la cultura degli ebrei, più che l’ebreo in sé da una prospettiva etnica o razziale.
Tornando alla trasmissione, nel corso di essa sono giunte varie domande dalla chat e da Telegram, alcune delle quali piuttosto trollanti: è stato chiesto a Jones di commentare il cosiddetto No Nut November (la scelta di non masturbarsi durante il mese di novembre), oppure di “sparare qualche redpill”, per esempio sui gesuiti (da lui definiti eroici prima della loro deriva “americanista” durante la Guerra fredda, che li ha fatti diventare una “quinta colonna” – degli ebrei naturalmente – nella Chiesa cattolica).
La domanda di uno spettatore sulla Polonia ha permesso a Jones di parlare di una nazione che apprezza molto ma che al contempo non può che stigmatizzare per la “russofobia”: ricordando i suoi numerosi viaggi, anche a scopo di promuovere la traduzione di Libido Dominandi (una delle sue opere fondamentali), lo studioso ha osservato come la questione ucraina e il conseguente odio antirusso abbiano completamente fatto dimenticare ai polacchi il problema dell’ideologia gender e della “discoteca gay”, cioè del ruolo della americanizzazione nella diffusione dell’omosessualità di massa nelle società un tempo cattoliche.
Sull’Ucraina, Jones ha aggiunto che la strategia di Zelenskij è stupida perché si limita a buttare soldati nel tritacarne: “L’ebreo al potere non risparmia una goccia di sangue ucraino”. Tutti popoli dell’Est Europa dopo la fine del comunismo, a suo parere, sono stati traditi dall’America (o per meglio dire “dagli ebrei che controllano l’America”), la quale ha portato gente come Jeffrey Sachs a saccheggiare le nazioni dell’ex blocco sovietico, e attraverso Presidenti come Bush Senior ha tradito la Russia con l’espansione della Nato.
Sull’affaire Kanye West, cioè il clamore mediatico sorto dalle dichiarazioni contro gli ebrei del rapper afroamericano, Jones ha osservato che il nuovo caso di “antisemitismo nero” riguardante il giocatore di basket Kyrie Irving, boicottato dai suoi sponsor e dalla stessa NBA (attualmente non può nemmeno giocare) per aver promosso un documentario del 2018 (Hebrews to Negroes, disponibile su Amazon) prodotto da una setta separatista, i Black Hebrew Israelite, è solo un diversivo per far dimenticare immediatamente all’opinione pubblica le allarmanti dichiarazioni di West sul controllo dello star system da parte degli ebrei, che a quanto pare minaccerebbero di drogare e far internare attori e cantanti che “sgarrano” (Jones ha evocato il rapporto tra Marylin Monroe e Ralph Greenson).
La risposta a tutto questo da parte delle grandi organizzazioni ebraiche come l’Anti-Defamation League, secondo Jones, rappresentano la pietra tombale della lunga relazione tra neri ed ebrei americani, nonché l’ennesima testimonianza della volontà dei Big Jews di sacrificare i Little Jews “per il dominio nel mondo”: in tal caso, fomentando l’odio antisemita nelle comunità afroamericane degli Stati Uniti, che si tradurrà in qualche aggressione in metropolitana di ebrei innocenti da parte di “lunatici neri”.
Secondo lo studioso, la confusione dei neri americani sulle tematiche religiose è dovuta alla loro ghettizzazione in una società intrinsecamente razzista: in questo Jones si differenzia dalla maggior parte dei protagonisti di Cozy.tv, che non disdegnano un qualche tocco di white pride. Per Jones invece il suprematismo bianco (ovviamente ispirato sempre dall’ebraismo) è il fondamento dell’American Religion: a suo dire dunque gli afroamericani non riuscirebbero a esprimere il proprio malessere in una società siffatta se non manipolando motivi culturali cristiani nell’ottica razzista che ha forgiato la loro mentalità. L’esempio è appunto quello degli “israeliti neri”, una delle tante reazioni alla riduzione a bestie da parte delle élite ebraiche degli afroamericani (“trasformati in paradigmi della liberazione sessuale”), i quali tuttavia non riescono ad avere un’idea chiara su cosa voglia dire essere veramente “figli di Mosè” (per Jones gli unici che possono dichiararsi tali sono comunque i cattolici), e non possono che ragionare solo attraverso categorie razziali (seppur a contrario).
E. Michael Jones conclude la sua oretta (non scarsa) di dialogo rispondendo a uno spettatore (il quale si firma come “Augmented Autist”…) che domanda quale sia il miglior argomento per redpillare qualcuno sul cattolicesimo, citando il discorso di Ulisse dal Troilo e Cressida di Shakespeare, nel quale il bardo parlando della Grecia Antica intende in realtà parlare dell’Inghilterra cattolica saccheggiata dai protestanti.
Per vedere il primo live su Cozy.tv di E. Michael Jones, cliccare qui.