Respingere i migranti è un dovere morale

Sebastian Milbank, intellettuale conservatore, ha appena pubblicato un incredibile editoriale sul Telegraph nel quale attesta che la Gran Bretagna avrebbe un “dovere morale” di respingere i migranti, o addirittura i cosiddetti “rifugiati” (Britain has a moral duty to turn away refugees, 3 gennaio 2024).

L’anno scorso quasi 30.000 persone hanno attraversato illegalmente il canale della Manica a bordo di piccole imbarcazioni. Il calo di ingressi potrebbe essere dovuto in parte ai forti venti e nel 2024 si prevede che il numero degli arrivi aumenterà. Migliaia di migranti in Francia stanno già aspettando di tentare la pericolosa traversata.

Questa ininterrotta catastrofe umana e il fallimento nell’ambito della sicurezza sono stati ridotti a un problema di appartenenza politica; i conservatori inviano centinaia di milioni di sterline in Ruanda per accogliere deportati che non sono mai arrivati, mentre i laburisti promettono di risolvere il problema aumentando le “vie legali” e investendo maggiormente in aiuti umanitari.

La verità è, molto semplicemente, che entrambe queste posizioni sono la rappresentazione plastica di una classe politica persa in un mondo di fantasia e incapace di rispettare il dovere essenziale di uno Stato: mettere in sicurezza i confini e vigilare sui requisiti per ottenere la cittadinanza sono infatti i presupposti fondamentali per una nazione stabile e una democrazia efficiente.

È ovvio che troppi dei rifugiati che sbarcano non avrebbero il diritto di entrare, indipendentemente dalle classificazioni stabilite dal Ministero degli Interni. Dal momento che coloro che attraversano la Manica risiedono in Francia, non corrono un pericolo imminente di vita e chiaramente non sono dei “rifugiati” nel senso in cui si intende l’espressione, o secondo il semplice buon senso.

Circa 9 su 10 immigrati sono uomini, a quanto pare ben disposti ad  abbandonare fratelli, mogli, figli e genitori in Paesi che ritengono troppo pericolosi per loro. Si dice che alcuni di coloro che hanno chiesto asilo nel Regno Unito poi ritornino nei loro Paesi d’origine per le vacanze.

Eppure sappiamo già che a molti verrà concesso asilo, e che mentre aspetteranno di ottenerlo, godranno di vitto e alloggio pagati con i nostri soldi. È difficile biasimarli: perché chi sa che potrà avere una vita migliore non dovrebbe venire nel Regno Unito, se potesse farlo? E perché dovrebbero preoccuparsi per un sistema di migrazione legale che probabilmente li respingerebbe, quando possono ottenere vitto e alloggio gratuiti e una possibilità del 90% di restare entrando illegalmente e presentando ricorso?

Esiste un concetto nel diritto civile chiamato attractive nuisance [in italiano tradotto con “responsabilità oggettiva” ma il riferimento nel diritto e nella cultura britannica più ampio, ndt]. In sostanza, se qualcuno lascia incustodito un qualche elemento che potrebbe mettere in pericolo un bambino, costui potrebbe essere ritenuto responsabile di lesioni, anche se il bambino avesse violato la sua proprietà.

Qualcosa di simile si potrebbe dire della politica britannica nei confronti degli attraversamenti illegali del canale, nel momento in cui persone disperate che sognano una vita migliore vengono messe in pericolo e lasciate nelle mani dei trafficanti di esseri umani grazie alle ricompense che lo Stato elargisce a coloro che intraprendono il viaggio.

Finché continueremo ad adottare tali politiche, sempre più persone cercheranno di attraversare il canale. Alcuni di loro moriranno nel tentativo. Miliardi saranno spesi per dargli vitto e alloggio. La fiducia nel governo e nei tribunali svanirà irrimediabilmente. Nessuna di queste cose è un problema “piccolo”, tanto meno per coloro le cui esistenze vengono sconvolte o distrutte nel mentre.

Sebbene si rendano necessari un pattugliamento più efficace delle nostre acque e un supporto maggiore da parte della Francia, nessuna di queste misure può sostituire l’esigenza di rimuovere la perversa struttura di incentivi creata dalle nostre attuali politiche. Coloro che entrano illegalmente nel Paese non devono avere diritto allo status di rifugiato e dovrebbero essere deportati automaticamente, non nel centro dell’Africa, ma nei loro Paesi di origine.

I percorsi sicuri e legali per i rifugiati non possono risultare credibili ne momento in cui il sistema premia gli opportunisti. Invece, come nel caso della Siria, di Hong Kong e dell’Ucraina, lo status di rifugiato dovrebbe essere concesso a coloro ritenuti più bisognosi, e con un dibattito, un accordo e una pianificazione adeguati da parte del Parlamento. In questi casi, i rifugiati erano principalmente persone vulnerabili – come bambini, donne e anziani – e non migranti economici che hanno iniziato una nuova vita nel Regno Unito infrangendo le nostre leggi.

È facile per i politici scegliere la via più facile, per timore di sembrare egoisti, senza cuore o crudeli. Ma non c’è niente di altruistico nel fingere che limiti, confini e frontiere non siano indispensabili. Lasciare che le persone muoiano nella Manica per “sentirci bene con noi stessi” non è un atto di eroismo morale. Imparare a dire di no potrebbe invece diventarlo.

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