Pubblico qualsiasi stronzata solo per il gusto di anticipare il mainstream

Ringrazio quei lettori che continuano a farmi complimenti per aver anticipato nell’ultimo periodo decine di notizie prima che comparissero sulla stampa mainstream italiana. In realtà si tratta di un “giochetto” che possono fare tutti: basta seguire i feed giusti, oltre a contare sul fatto che i nostri grandi giornali da sempre scopiazzano tutto ciò che proviene dall’anglosfera (senza naturalmente mai indicare la fonte).

È vero, negli ultimi tempi ci ho dato dentro con le stronzate, ma solo perché queste “stronzate” in fondo appaiono tali in base al pregiudizio che solo i “padroni della voce” siano immuni dalle fake news. Per esempio, se un blog come il mio riporta che in Inghilterra degli attivisti stanno bruciando le torri 5G perché credono siano responsabili della pandemia da coronavirus, qualche sbufalatore presume in automatico che io sia d’accordo con i loro propositi.

In Inghilterra assaltate le torri 5G “responsabili del coronavirus”


Invece, se giorni dopo la grande stampa riporta la stessa notizia, allora in tal caso si sta semplicemente… riportando una notizia.

Per far capire di cosa sto parlando, porto ad esempio un pezzo ultra-complottista di Benedetta Paravia contro il 5G pubblicato il 6 aprile da “La Stampa” (Il valore della salute e quello del profitto: il 5G): il fatto che sia stato rimosso alla chetichella dal sito pare sia dovuto più all’irritazione degli inserzionisti che a qualche reazione da parte del mondo del debunking italiano, il quale evidentemente preferisce prendere di mira qualche paginetta Facebook con due/tre iscritti piuttosto che scagliarsi contro un giornale con centinaia di migliaia di lettori.

Peraltro l’articolo in questione, che sostanzialmente riprendeva le ricerche dello studioso americano Martin Pall (senza alcun contraddittorio), ha suscitato  il giorno dopo un’ancora più surreale risposta da parte di un deputato Cinque Stelle: Coronavirus e 5G non hanno alcuna correlazione. Basta con atteggiamenti irrazionali. Sì, si tratta dello stesso Movimento che ora ha eletto a suo guru il patrono del “vaccinismo” italiano dopo esser giunto al potere grazie ai voti dei no-vax, e che vuole evidentemente ripetere il trucchetto con la tecnologia sulla quale fino a pochissimo tempo fa diceva peste (no pun intended) e corna. Tanto per ricordare, ecco qualche riga risalente ad agosto 2019 (peraltro sempre da “La Stampa”: Scoppia la rivolta contro il 5G: Rischi gravi, non siamo cavie):

«il dibattito su Internet ultraveloce sta creando imbarazzo all’interno del M5S, creando una spaccatura. Cataldo Curatella, presidente della commissione “Smart cities” nel Consiglio comunale di Torino e grillino della prima ora, ricorda le battaglie del Movimento delle origini per la tutela della salute: “Fa parte del nostro Dna. Da un anno proviamo a parlare con i nostri deputati ma ci hanno detto che sul 5G si è già deciso e non si torna indietro”. La deputata Mirella Liuzzi, da parte sua, liquida le polemiche: “L’implementazione del 5G è stata approvata dalla base su Rousseau”. Il video pubblicato da Liuzzi (Basta fake news: facciamo chiarezza sul 5G) è stato attaccato duramente dal neo portavoce grillino al Parlamento europeo, Piernicola Pedicini: “Se il M5S ha deciso di intraprendere la strada dell’innovazione senza capire che passa per la difesa della salute, allora il Movimento non ha la risposta ai problemi del Paese”. Nei mesi scorsi le deputate Veronica Giannone e Gloria Vizzini, che avevano chiesto a gran voce un’interrogazione sui rischi del 5G, sono state espulse dal Movimento. Il motivo ufficiale? “I voti in difformità di numerosi emendamenti contrari alla linea politica del Movimento”».

Risum teneatis amici? Adesso i grillini fanno le lezioncine illuminate. Posso capire la dinamica Bewegung/Partito, ma qui siamo ben oltre la farsa. E a chi vorrebbe farsi sfuggire il punto: il 5G può essere la cosa più benefica al mondo, ma se un Movimento sale al potere ventilando presunti danni alla salute provocati da esso, non si può semplicemente liquidare il tutto come una “presa d’atto” o roba del genere. Piuttosto che continuare la lotta tra bufalari e sbufalatori, sarebbe più utile migliorare la qualità del dibattito: da una parte, non prendendo per buona qualsiasi scempiaggine dal primo guru che capita; dall’altra, evitando di citare fonti in evidente conflitto d’interesse (i debunker italiani sembrano ignorare totalmente l’antico adagio “non chiedere all’oste se il vino è buono”).

Ad ogni modo, sulla questione fake news invito anche a leggere il post che segue, dove appunto si dimostra come una “bufala” è tale (in tal caso, la presunta creazione artificiale del coronavirus) solo finché non finisce sulla stampa: dopodiché, si trasforma in notizia e chi l’ha riportata acquisisce in tal modo un’aura di neutralità.

Washington Post: “Il coronavirus è stato creato in laboratorio”, e la stampa internazionale diventa complottista

Venendo alle news che ho fatto “bucare” al mainstream nostrano, non mi va di fare l’elenco perché sarebbe ridicolo, soprattutto alla luce del fatto che, come dico sempre, l’unica cosa per cui mi va di braggare è la figa che riesco a raccattare. Il resto non è che un passatempo in cui potrebbe cimentarsi l’ultimo degli idioti (piacere): anzi, in questo periodo di inedia di massa inviterei chiunque a provarci per passatempo. O comunque solo per la gloria: perché nel frattempo, sfortunatamente, gli incassi dalla sponsorizzazione sono crollati per l’ovvio calo degli investimenti pubblicitari.

Ecco, questa per esempio è uno degli argomenti che prima o poi anche il mainstream sarà costretto ad affrontare: io sono stato uno dei primi a parlarne (non solo in Italia), semplicemente perché in quanto “pesce piccolo” (che onta, per uno dotato come me!) sono tra colori che, a fronte di un aumento straordinario di visite, si sono visti tagliati i guadagni anche del 90%.

Crollano le entrate di Adsense (e nessuno dice nulla)

E ora, una parola dai nostri sponsor (sterminati dal coronavirus)

Per il resto, mi piace segnalare la mia “ricerchina” sulla bassa incidenza del coronavirus tra i fumatori: è rimasta una stupidaggine sesquipedale dal 14 aprile, giorno in cui l’ho riportata (tutta da fonti “originali”, spulciate su Twitter), fino al 22 aprile, quando ne ha parlato, per dire, persino “Repubblica”: La nicotina potrebbe proteggere dal coronavirus. L’ipotesi controversa di uno studio francese.

I fumatori hanno meno possibilità di morire di coronavirus?

Basta così, chi ha voglia può trovare altri esempi nella categoria “peste” del blog. Ripeto: nessuna volontà di auto-esaltazione, solo la constatazione che la grande stampa non ha alcun diritto di ergersi da garante della verità, né tanto meno cercare qualche alibi di fronte a un calo di popolarità che ha meno a che fare con i pdf girati su Whatsapp che con una sempre più crescente mancanza di professionalità e deontologia.

Concludo con un altro ringraziamento a tutti quei boomer che hanno trasformato i  gruppi Whatsapp in un 4chan all’amatriciana. La loro guerriglia informativa è stata così intensa che il noto servizio di messaggistica istantanea ha dovuto correre ai ripari, annunciando dal suo blog che d’ora in avanti non consentirà più ai suoi utenti di inoltrare i messaggi a più di una persona alla volta, dichiaratamente allo scopo di contrastare la diffusione di fake news:

“Abbiamo riscontrato un notevole incremento della quantità di messaggi inoltrati. Molti utenti ci hanno riferito di essere infastiditi da questi messaggi e di temere che possano contribuire alla diffusione di notizie false. Riteniamo pertanto che sia importante rallentare la propagazione di questi messaggi per mantenere WhatsApp un luogo dedicato alle conversazioni private”.

Ecco, questo è quello che definirei un attentato alle libertà costituzionale della generazione migliore di tutti i tempi. Invito quindi i coraggiosi appartenenti a questa categoria a rischio, colonna portante delle Big Views, a non smettere mai di riportare i miei articoli con le loro didascalie sgrammaticate e incazzate, con i loro riferimenti -talmente anacronistici da risultare esoterici- a Vultus 5 e Daitarn 3, con tutta la loro voglia di averla vinta sull’arrogante e frivola generazione Zoomer.

 

6 thoughts on “Pubblico qualsiasi stronzata solo per il gusto di anticipare il mainstream

  1. Vabbè, cazzo me frega di Whatsapp, tanto io le stronzate che scrivi le diffondo su Telegram.
    Pensa che qualche giorno fa si è iscritta una persona al canale: adesso siamo in due! Ok, è un uomo, ma di questo passo entro Natale forse si iscriverà anche qualche donna da zerbinare.
    Sta a vedere prima del 31 dicembre riesco a farmi la prima scopata free della mia vita.

  2. A scanso di equivoci, preciso che sto scherzando. Sono messo male, su questo non c’è dubbio, ma non così tanto da sperare di combinare qualcosa con una sconosciuta approcciandola con un’app di messaggistica. Invito chiunque legga questo commento e magari già utilizza Telegram ad iscriversi al canale perché mi sembra un ottimo strumento per rimanere aggiornati sulle pubblicazioni del blog. Senza contare che lì non si deve temere la censura o l’oscuramento come su Facebook o Twitter (e infatti lo usano anche quelli di Gog&Magog quando hanno problemi sugli altri social).

    1. Ma perché no, scusa? Se vuoi puoi anche creare un blog riscrivendo i miei articoli con stile tuo, tanto ormai tutto fa brodo!

      1. Perché parto dal presupposto che nessun donna potrà mai sentirsi sessualmente attratta dal sottoscritto. Ormai ho gettato la spugna, è finita (o meglio, non è mai cominciata).

  3. Ciao Roberto, scusa, preferisco cancellare il canale. Grazie per la disponibilità che mi hai dato finora ma, come ti ho già scritto più di una volta, la costanza non fa purtroppo parte del mio carattere.
    Anzi, se hai tempo e voglia cancella pure anche gli altri commenti.
    D’ora in poi mi limiterò a seguire il blog senza fare interventi inopportuni o pessime battute.

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