Ora che l’India è ufficialmente superpotenza, è venuto il tempo di imparare l’hindi (ci sono anche motivi esoterici che mi spingono a farlo, ma al momento non posso dirvi nulla). Ho deciso di attaccare questa lingua da tutte le posizioni, cioè utilizzando un mix dei vari metodi che ho affinato nella mia demenziale corsa all’omniglottismo.
Al momento sto cercando di mandare a memoria il maggior numero di lemmi possibile. Una media di 500 al giorno sono già 15000 in un mese, e bastano praticamente per qualsiasi discussione. Non è una missione impossibile, anzi, si può portare a termine con la più blanda delle mnemotecniche. Per i poliglotti poi ogni a ogni lingua nuova diventa sempre più semplice, perché il lessico delle altre giunge in soccorso tra prestiti e idiomi della stessa famiglia.
Per esempio, aprendo a caso il dizionario (è un “esperimento” che faccio mentre scrivo) trovo बारूद (bārūd), che in una ventina di lingue significa “polvere da sparo”. 499. Poi, sempre aprendo a caso, vedo उत्तरी (uttarī), “settentrionale”: come non pensare all’Uttar Pradesh, la “Provincia del Nord”? 497 con प्रदेश (pradesh). Sfogliamo ancora: मित्र (mitr), “amico”. Questo è sanscrito puro, ma anche se non lo sapessi potrei immaginare il mio migliore amico con in mano un mitra dal quale si stacca un pezzo a forma di A. Mitra, Maitreya. 496. जंगल (giangal): sarà fortuna o che altro, aver beccato subito la giungla? Comunque 495. मूर्ति (mūrti): statua, idolo, icona. La trimurti (त्रिमूर्ति). 494. तोप (top), “cannone”. Anche qui, grazie all’Impero Ottomano è un’altra parola che ci ritroviamo in una ventina di lingue. 493. चाय (chai), il tè in quasi tutto il mondo si dice chai o tè (a parte i polacchi che lo chiamano herbata). 492. Si vince troppo facile, diamo una bella sfogliata. सताना (satānā): “tormentare”, “perseguitare”, “infastidire”, “molestare”, “tantalizzare”. Ok qui non c’è un etimo a cui posso riferirmi ma la parola suona esattamente come Satana dunque il gioco mnemonico è fin troppo semplice. 490. साबुन (sābun). Dal portoghese sabão, “sapone”. Giuro che non lo sto facendo apposta, a questo punto è culo. 489. आदमी (ādmī): “uomo”, da… Adamo. Trovo tuttavia accanto पुरुष (purush) che mi entra in testa subito perché deve avere a che fare con quelle sbrodolate filo-indù che ci si costringeva a imparare per essere veramente di “destra esoterica”. Comunque 487. Eccetera eccetera, era solo per far capire che ci si può “agganciare” a qualsiasi cosa: non per questo c’è bisogno di essere poliglotti a priori per imparare una nuova lingua, basta dotarsi di una buona mnemotecnica.
L’ingestione graduale dell’intero dizionario va accompagnata alle canzoncine più stupide (quelle che entrano proprio nel cervello) e a film e programmi tv i più triviali possibile (commedie, telegiornali, pellicole anni ’60, talent show). Solo aggirando totalmente libri e grammatiche si può a mio parere a combinare qualcosa in breve tempo: perlomeno, così è l’unico metodo che con me funziona. Vediamo qualche esempio: apro il sito della BBC in hindi e prendo il primo titolo che mi capita, नागरिकता क़ानून: सरकार की मंशा और क्यों ग़ुस्से में लोग (nāgrikata qānūn: sarkār kī mansha aur kyon gusse mẽ log): “Legge sulla cittadinanza: le ragioni del governo e i motivi per cui la gente è arrabbiata”.
La legge è il… canone (qānūn). 486. “Popolo” è una parola importante, ma siccome sono solo tre lettere, लोग (log), si può mandare a memoria pensando a una foresta di persone ridotte a “ciocchi” (purtroppo io la mnemotecnica l’ho imparata da fonti anglofone e mi viene ormai naturale rifarmi in primis a quella lingua). Peraltro, pur non sapendo un accidenti di induismo, l’immagine mi riporta alla mente un’altra nozioncina che ogni buon destrorso “sacro” deve impararsi, सुषुप्ति (sushupti), uno degli stati di coscienza, quel del “sonno profondo senza sogni” che mi pare ben si adatti generalmente alle masse. 485.
Vorrei trovare una frase che contenga sia “popolo” che “sonno profondo”, ma mi imbatto solo nel post di un “complottista” indiano (sarà un caso?) che si domanda Cosa accade dopo la morte?, cioè मौत के बाद क्या होता है (mot ke bād kya hota hè). Letteralmente morte (मौत) dopo (के बाद) cosa (क्या) succede (होता) è (है). E la frase in cui ricorrono le due parole è la seguente: गहरी सुषुप्ति में कुछ लोग अनंतकाल के लिए खो जाते हैं, तो कुछ इस अवस्था में ही किसी दूसरे गर्भ में जन्म ले लेते हैं। (gaharī sushupti mẽ kuchh log anantkāl ke lie kho jāte hè, to kuchh is avastha mẽ hī kisī dūsre garbh mẽ janm le lete hè), “Alcune persone si perdono in eternità nel sonno profondo (sushupti), mentre altre in questa fase rinascono in un altro grembo”.
Impossibile tradurre al momento senza Google Translator: noto però कुछ (kuch), “qualcosa”, “qualcuno”, “qualche persona” (कुछ लोग). Vediamo di analizzare l’ordine delle parole com’è nella struttura dell’hindi: profondo sushupti in qualche persona eternità per (के लिए) morire (खो जाते) è (है), poi qualcuno (कुछ) questo stadio in solo qualche altro grembo in nascita attraverso prendono è (है). Il segno । è solo il punto. È davvero utilissimo sentire la pronuncia attraverso Google Translator (anche delle cose più random e demenziali), perché ci si fa subito l’orecchio ai suoni e peraltro la si può imparare solo risentendola fino allo sfinimento. In effetti questa l’ho già mandata a memoria, anche se non credo sarà molto utile la prossima volta che ordinerò un थाली (thālī), cioè un “piatto” (sottinteso “unico”) al ristorante indiano.
Praticamente sei un Chad delle lingue.
Carissimo, è sempre bello vedere qualcuno tirare fuori un bel volume dell’editore Vallardi (per il vulgo, “Avallardi”) e lanciarsi a capofitto nello studio di qualche nuova lingua. Io stesso ho provato a cimentarmi col Sanscrito, per motivi probabilmente altrettanto esoterici, ma con scarso risultato. Pensi che questo tuo metodo possa essere usato anche per una lingua “morta”?
Non ci ho mai provato ma non è impossibile applicare questo metodo anche a una lingua morta, considerando la quantità di materiali interattivi proposti dal web
Penso che questo metodo possa essere molto utile per il vocabolario e la comprensione della sintassi, ma in hindi la prima competenza da allenare è l’uso pratico del parlato in una sintassi completamente estranea a noi.
In effetti sto preparando del materiale preso dalla televisione, da Youtube, l’uso pratico è fondamentale